Agosto 2007


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— Giuseppe Siano ha scritto: A: Boris Brollo
> Caro Boris
> stamattina ho letto il tuo blog, trovo difficoltà ad
> iscrivermi ma  ho letto le tue due parti sul Cyborg
> e ti allego la mia risposta alla presente, che puoi
> anche pubblicare sul tuo blog, perché, credo, che
> ciò > che penso non appena sia uscito da me è già
> pubblico;  infatti nel momento in cui scrivo qualcosa, lo
> faccio  per comunicare con qualcuno e quel qualcuno, sebbene
> sia prima un altro me stesso, è, comunque … già un
> pubblico.
> Filosoficamente (per Walter Bortolossi, e senza
> alcuna > polemica, si può aggiungere ? poiché in questo mondo
> nessuno è infallibile, si può sempre cambiare
> opinione > e guardare dopo cinque minuti le cose da un altro
> punto di vista e dire le cose in modo opposto perché
> la verità nel mondo delle opinioni (o meglio, dei
> punti di vista) è relativamente assoluta ?)
> Geppino
> — Boris Brollomarco cardini.jpg ha scritto:
> > Caro Geppino
> > controlla il mio Blog su Splinder (entra e
> > regoistrati) c’è un a serie di interventi sul
> Cyborg  a cui tu potresti dare un contributo.
> > Ti aspetto. Un abbraccio
> > Boris
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Caro Boris
non ho letto l’articolo di Gian Marco Montesano, e, come ben sai, né a me può interessare una Nuova Accademia di Pittura se non fosse di pittura elettronica i cui programmi siano forniti da programmi come ad esempio quello elaborato dal computerART Lab del C.N.R. di Pisa in collaborazione con l’artista Marco Cardini o dal Centro ricerche MIT di Boston con l’ambiente sonoro computerizzato creato nel 1986 da David Rokeby e presentato anche alla Biennale di Venezia di quell’anno o dal centro ricerche della Caltex, Università Californiana con Norman White, o dalla Università di Washington dove lavora Shawn Brixey DXARTS (Digital and Exsperimental Arts) su strutture biologiche e fosfemi per nuove forme del racconto che narrano di ambienti percettivi e costruiscono almeno delle configurazioni estetiche.
Dopo aver pubblicato nel novembre scorso la mia raccolta di saggi “Sul “sentire” nelle macchine”, e aver presentato Lucio Afeltra a Giffoni e ad Amalfi, un artista che usa il supporto di plexiglass trasparente su cui convivono sia foto elaborate al computer sia suoi interventi con scritture e segni adoperando colori tipografici o graffiti, e Marco Cardini a Venezia, a Pietrasanta, a Paestum e ora il 25 agosto insieme a lui sarò a Laigueglia, questo artista che, sebbene nel passato abbia proposto ancora il passaggio tra un’arte prodotta da grafemi che si sovrappone a tracce in sovrimpressione che richiamano i vecchi circuiti d’informazione canalizzati per programmi computerizzati. Egli mostra che vi è un’interazione nuova tra le forme, perché il racconti oggi riflettono sulle strutture attraverso l’internalismo del linguaggio (e si sono persi così finalmente tutti i discorsi metafisici del linguaggio, o quelli generici, ormai retrò della stessa psicoanalisi,) predisponendo a comprendere le finalità operative della struttura. Ogni oggetto linguistico di un racconto nello stesso momento mostra la forma con la sua struttura logica ed operativa. Le relazioni, che s’instaurano nell’ambiente tra un oggetto con se stesso o con altre presenze, vanno oltre l’analisi delle comuni strutture formali e modulari della geometria euclidea, o di un evento che accade in uno spazio e in un tempo divisi. Per Marco Cardini, ad esempio, è meno importante mostrare allo spettatore a cosa è finalizzata l’informazione di segni e di grafemi, mentre viene rilevata la sua funzione operativa in un campo di algoritmi [procedure]; questo campo, infatti, è costruito sulla informazione cibernetica che va ben oltre la rappresentazione della computer art, perché in esso è già diventato struttura il calcolo bit e il passaggio della sua informazione, compenetrando piani logici strutturali e modulari, del linguaggio e della visione.
per analizzare e comprendere questa nuova forma artistica va tenuto conto, da una parte, dei nuovi orizzonti nello studio del linguaggio della mente, con nuove istruzioni sui sistemi di esecuzione, con una nuova grammatica generativa che si lega a studiare la rivoluzione cognitiva del comportamento e dei suoi prodotti. Dall’altro, vi è il passaggio dal rappresentare al configurare e calcolare un ambiente in modo tridimensionale.
Gli effetti di queste frequenze induce l’uomo ad esplorare un uso infinito dei mezzi finiti; questi calcoli li stiamo affidando sempre più alla nostra macchina tecnologica, il computer.
Bisogna iniziare a comprendere che il campo percettivo organizzato dalla scienza e dalla filosofia cibernetica e dall’arte cibernetica non è un luogo piano, esso è ruvido, fatto di anfratti, insomma più vicino alla geometria frattale, e non si basa sulla rappresentazione ma su operazioni di segni che procedono verso un sistema formale di informazioni che si ottiene per sovrapposizione o, meglio, è il prodotto di compenetrazione di vari piani modulari di più strutture formali. Ad esempio, di Marco Cardini, artista visivo, sono importanti le sue performance sonoro-visive proposte in Italia come in Europa e negli Stati Uniti. Egli oltre a disegnare attraverso gesti ripresi da una telecamera e tradotte in segni in movimento sul computer, usa sonorità di sintesi. Egli, così, può proporre le sue perfomance video e sonore insieme ad orchestre e a musicisti di fama nazionale ed internazionale. Mostra, invece, pitture elaborate al computer attraverso l’arte generativa nel suo ultimo dvd “77 million Paintings” il famoso musicista Brian Eno, con un programma studiato apposta per lui. Qui un musicista che propone pitture visive, lì un pittore visivo che propone sonorità di sintesi elaborate al computer. Il futuro potrebbe essere costruito da ambienti psicotronici sonoro-visivi (Shawn Brixey), che potrebbero coinvolgere anche altri sensi.
Penso che l’arte presto prenderà una svolta tecnotronica e, col suo racconto procederà in ben altra direzione, cioè più consono ad esplorare e a far riflettere su nuove forme estetiche.
Arte generativa, computer art (con net, blog, web, ecc., art) , arte cibernetica (questa si intende oggi di strutture comunicative elaborate dalle macchine, dagli uomini e dagli animali attraverso sistemi di calcolo computerizzato) è il prossimo futuro, ma non certo un’iperbolica arte cyborg (ma solo per il fatto che non ci sono ancora esperienze estetiche raccontate da umanoidi assemblati per commistioni di sistemi, di circuiti elettrici derivanti da macchine di calcolo e di strutture biologiche, queste sia che fossero geneticamente manipolate o che non lo fossero). Non siamo ancora in grado di costruire uomini con strutture macchiniche che sentono, percepiscono e raccontano di un nuovo mondo.
Mi preme sottolineare, ad esempio, che il modo di raccontare e comunicare di Marco Cardini è stato chiamato cibernetico, che è diversa da cyborg. Chiamare con questo ultimo termine le nuove forme espressive che vengono dai computer è oggi fuorviante. Sicuramente questa sarà una forma di racconto artistico nel prossimo futuro, ma è un capitolo ancora a venire, perché, ripeto, non abbiamo ancora percezioni cyborg e, pertanto, non abbiamo attrezzature linguistico-strutturali che ci permettano un racconto cyborg, come ha già precisato sul tuo blog Claudio da Napoli.
La pittura – lasciami dire la mia anche su di essa – esiste ed esisterà fino a quando ci saranno persone che frequentano una grammatica e una logica del racconto che coinvolge la rappresentazione della vita e degli oggetti e li analizzerà attraverso la visione delle strutture formali e delle strutture modulari, così come proposte dalla geometria euclidea (oggi siamo passati alal geometria frattale).
Dobbiamo, poi, distinguere bene: da una parte mettiamo l’analisi economica del marxista “classico” e dall’altra la critica alla società delle multinazionali e dei consumi.
Noi da che parte ci schieriamo? Il Papa è contro, per ragioni spirituali, come lo è la religione laica del marxismo che vuole dividere tra tutti i proventi della terra, come esseri umani.
Se ci mettiamo, però, dalla parte dello sfruttamento, facciamo parte della visione conservatore o, tutt’al più, di quella visione ancor più subdola, perché si traveste con panni doppiamente ingannevoli, perché oggi i suoi rappresentanti si “spacciano” come democraticamente progressisti. La verità è un’altra, le banche e le multinazionali stanno strozzando e gabbando il ceto medio con la complicità della maggioranza dei nostri parlamentari lasciando o rimandando leggi restrittive contro le grandi truffe ai beni patrimoniali pubblici e privati, in Italia come nel resto del mondo. Questo ceto medio si aggiungerà presto agli altri già derelitti, e farà parte di quella schiera di uomini lasciati alla deriva per l’interesse di (quasi – forse con quasi voglio ancora avere l’illusione e qualche remora nel credere o nello sperare che ci sia qualche mosca bianca che potrebbe circolare nel Parlamento? -) tutti i suoi stessi rappresentanti.
Tanto sappiamo che una volta  mandato in bancarotta un popolo, poi, quello che rimane di un apparato statale, verrà investito di nuovo di un intervento per far in modo che si renda garante del debito assunto dai suoi rappresentanti e ancora di più diventa credibile che bisogna cancellare il debito per risollevare una nazione. Nel frattempo si schiavizza un popolo e questo diventa sfruttabile nei suoi singoli abitanti, non può avanzare alcuna pretesa perché la materia prima del proprio patrimonio è già delle multinazionali.
Non mi sembra che avremo un futuro roseo, la politica sarà diventata finalmente un piano di trattative per vendere la propria opera di mediazione o il proprio voto, e quelli del clan a cui si appartiene, al miglior offerente. Se consideriamo ancora importante il lavoro e la informazione, contenuti in quella ventura società dei consumi, per quel periodo l’arte cyborg forse inizierà a svilupparsi meglio perché l’uomo sarà facilitato ad acquistare da rivenditori, da coloro, cioè, che per debiti non potranno che vendere se stessi e i propri sistemi d’informazione. Possiamo per ora parlare solo di un’estetica o di un’arte fantascientifica, se qualcuno non rispolvera i malesseri psicologici attribuibili alle turbe mentali o qualche altro rimanda al gioco onnipresente del fantastico, presente nella personalità del narratore artistico, di questo però oggi non desideriamo essere più partecipi.
Giuseppe Siano
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