Giugno 2012


F.to Paola Castagna
L’intelligenza o uno ce l’ha di suo o non ce l’ha. Intelligenti non lo si diventa anche se vai a scuola 71 anni su 75 che campi. La percentuale di chi nato intelligente (come poi artista, se vogliamo fare un altro esempio) è bassissima. L’intelligenza dipende da tutta una serie di fattori genetici (ancora sconosciuti a livello scientifico) che nulla hanno a che fare con l’ambiente esterno, la famiglia, l’habitat, il grado, appunto, di istruzione etc., al limite, tali componenti, potranno favorire lo sviluppo ulteriore dell’intelligenza in chi intelligente, ma non renderanno intelligente chi non lo è di nascita. Non bisogna confondere l’intelligenza con la scaltrezza, la furbizia, l’esperienza di vita etc., anche Riina e Provenzano sapevano muoversi, ma, come da perizie psichiatriche, sono considerati elementi con grado intellettivo molto basso. Così come poi un intelligente può essere, nella vita di tutti i giorni, un inetto – molti sono stati e sono gli esempi anche di questo tipo. Sono anche favorevole nel dire che: la sensibilità è una forma di intelligenza, anche se privata di strumenti espressivi al fine di renderla evidente all’esterno (cioè anche qualora sia privata di strumenti culturali per mostrarsi essa è forma, innegabile, di intelligenza). Quindi sono giunto a credere fermamente che esistano due specie di individui (su tutto il pianeta – non sto perciò facendo una questione di colori, nazionalità e via così – e lo sottolineo, perché qui necessita essere precisissimi, altrimenti inizia la rumba): chi baciato dall’intelligenza e chi no. Adesso necessita vedere in quale categoria io mi ponga e voi vi poniate in base a un attentissimo esame logico che di sé si fa. Ovvio che chi non intelligente non potrà mai fare un analisi logica di chi è, quindi già da questo egli stesso o chi per lui (direi più: chi per lui) può comprendere il suo grado di ignoranza per non dire di imbecillità (termine più calzante). A seguito di questo, chi intelligente naturalmente può parlare (in generale), chi non intelligente deve stare solo zitto e dedicarsi umilmente e unicamente alla ricerca del cibo quotidiano, al defecare, all’urinare, al dormire, come tutti i restanti esseri viventi di specie animale non considerati intelligenti. Si consiglierebbe, ai non intelligenti, di non figliare, seppure, come ho scritto sopra, le alchimie che rendono un individuo intelligente dalla nascita siano ancora tutte da scoprire… ma, a scanso di equivoci, meglio che non figlino, così che chi intelligente (veramente intelligente) non debba faticare più di tanto a dover spiegare l’ovvio a chi l’ovvio neppure comprende. Spero che non si ricada più in selezioni di tipo naturale (perché trionferebbero ancora i più forti) ma di tipo intellettivo (in modo che un mingherlino intelligente possa stendere un guappo alto due metri dal cervello come una noce… magari con l’ausilio di una fionda, come fece Davide con Golia). Croce sopra e amen… (a 55 anni essere arrivati a comprendere, o, meglio, a dire pubblicamente questo non è da poco… infatti che esistesse tale differenza l’avevo già inteso sui 16-18 anni, ma certi retaggi ideologici riguardanti il ribadire che si è tutti uguali mi hanno frenato per decenni dall’affermare quel che ho affermato sopra – ora, finalmente, lo sancisco, non più schiavo di certe dinamiche scientiste/positiviste figlie della Rivoluzione Francese e di una distorta visione “democratica” del giudicare l’umanità, anche frutto di speculazioni marxiste-leniniste… sempre se nel vero Marx e Lenin, intelligenti, considerassero coloro che hanno infinocchiato col loro dire individui intelligenti, oppure unicamente bestie da manipolare, erudendoli a idee indotte e non dedotte – le mie sono dedotte, nessuno me le ha indotte… e questo a scanso di ulteriori equivoci). Secondo amen…
http://gianruggeromanzoni.wordpress.com/


magnifica foto d’arte, tra i migliori scatti in complicità tra illusione ottica e eccellente prospettiva pittorica.


Questa immagine è potente. Raccoglie l’attimo fuggente di tutta la mitologia classica. La foto è ottima, anche se personalmente preferisco tagli diversi ,meno documentativi e più scatenanti la passione “renale”senza l’interpretazione logica e ragionata della percezione . Si comprende che l’immagine, dal punto di vista dei partecipanti alla gara, proprio perché momento off della propria passione agonistica, scateni esattamente, non per arte, ma per visioine documentata, questa passione renale che tanto desidero assorbire dalla forza, dalla “ferita”, fotografica. È la passione che asfissia il tifoso di calcio quando subisce il gool dalla squadra avversaria. per capirlo bisogna essere carne dello stesso corpo passionale, sangue della stessa tifoseria. Ma l’immagine fotografica è comunque potente perchè rende pittura quieta la dinamicità dell’azione. Il bue disteso sull’asfalto non ha segni di sconfitta, l’altro bue non porta smarrimento né pietà come se un destino sacrificale avesse voluto l’immortamento della scena che comunque sebra essere ieraticamente osservata dall’immagine della santa inchiodata al centro del carro. Una scena fotografica di arte classica ai confini con l’india nei bassorilievi dei templi. Un arco di costantino che rende i perdenti vittoriosi nell’opera artistica, l’espressione amata della bellezza dei loro animali sacri, immortalati nello sguardo quieto di chi ha vinto senza mai raggiungere il traguardo. Non ce n’era bisogno perché quell’attimo fermato dalla sapienza dell’arte fotografica li ha resi immortali nella passione, nella fratellanza, li incarna nella passione degli eroi. Una metafora Forse… un gool subito, ma un volo del portiere che fa vedere quanta grazia c’è nell’avvicinare gli angeli. Questa è arte. Grazie a tutti per avercela offerta…popolo, carristi e fotografi…

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