ho letto il libro con grande curiosità. Mi è piaciuta l’inventiva e il tenace lavoro di cucitura degli eventi di fantapolitica. Meno la presentazione di stampo troppo egocentrico e autoreferenziale. Peccato perché la letteratura di questo tipo, che in parte ricorda La Grande Giò, del 1986 di Alberto Bevilacqua avrebbe necessità di essere discussa con la più semplice maniera possibile, senza tanti fronzoli che ne scarnificano la genuinità. Sembra Pastorini sia passato dai racconti del camino redatti dalla memoria dei cicli temporali alle previsioni cosmiche del tempo digitale senza passare dall’osmosi storica che definisce le informazioni contenute nel testo con le consistenze linguistiche della vita collettiva. Si ritrovano incatenamenti espressi con il contenimento della rabbia intellettuale, ma sfogati poi nella presentazione con volumi e toni che a volte riflettono lo stile dei comizi politici. Personalmente consiglio una comparazione efficiente con Lo storico Angelo Del Boca (1925), ex partigiano, narratore e saggista esperto di colonialismo italiano che pubblica “Italiani, brava gente?”. Qui si esamina la storia d’Italia, dalla guerra al brigantaggio alla Seconda Guerra Mondiale; scopo del gioco è demolire il falso mito della bontà degli italiani, nato all’epoca delle prime guerre coloniali (1885), mostrando quanto brutali siano stati i nostri compatrioti in diversi frangenti della nostra storia. L’impostazione dell’ingegnere Pastorini sembra invece voler dare una misura contraria dell’italianità considerata come produttrice di geni che nessuno conosce o riconosce se non per comodità di potere politico incarnato dai Becchini e combattuto dai Miliziani che alla fine, come per la battaglia di Salamina, grazie ad un escamotage dovuto alla bramosia materialistica dei politici, vincono e riscattano l’Italia. Interessante il certosino lavoro di costruzione letteraria, meno la presentazione.