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Ho visitato la manifestazione. Non c’è dubbio che l’idea e la costruzione dell’evento siano contenitore di un altissimo sapere messo a disposizione del territorio. Le manifestazioni d’arte hanno il compito di aprire coscienze collettive attraverso una sorta di percorso che mette in campo, come in questo caso, anche la comparazione tra i vari linguaggi, non solo delle arti, ma del pensiero che una cultura, le culture, delle aree costeggianti l’Adriatico, hanno in sostanziale differenza o in sensibile accordo. In questo modo l’umanità della costa ha possibilità di confrontarsi, scambiarsi le differenze ed aprire consapevoli scambi di rispetto e di unione che di solito sono precognitiva formazione silenziosa prominente ai meccanismi sottesi delle percezioni. Si crea così l’apparato sintomatico per la creazione di quelle che, poi storicamente, diventeranno prima avanguardie poi strutturalismi e canonicità museali. Insomma, per dirla in forma più settoriale, è ciò che Wolfflin, con il “Kunstgeschichtliche”, cerca di individuare nelle leggi che muovono e regolano lo svolgimento dei mutamenti dello stile, schematizzate nelle famose cinque coppie di principi formali. È chiaro che detto altrimenti e con mena specificità del linguaggio estetico, si potrebbe addirittura risalire alla magnifica apertura di Melville nel migliore testo letterario donato all’umanità, ovvero Moby Dick: “Ma, ecco! Che giungono altri gruppi, che van diritti all’acqua e con l’intenzione, pare, di fare un tuffo. Strano! Nulla li soddisfa, se non il limite estremo della terraferma […] Ed eccoli là fermi, per miglia e miglia, per leghe. Gente dell’interno, tutti, vengono da viottoli e da vicoli, da vie e da corsi, dal nord, dall’est, dal sud e dall’ovest. E pure qui si uniscono tutti. Ditemi, forse il potere magnetico degli aghi delle bussole di tutte quelle navi li attira qua?”. Dunque l’idea di Ciarla, professionista che stimo anche con grande affetto, travalica le aspettative del vedere in quanto premette a ciò che in arte, e non solo, diventa evento storico e didattico per la formazione delle società che hanno capacità e volontà per farsi governare dalla qualità del benessere mentale e della vita. Dunque peccato che la manifestazione nel suo principio pur avendo tale portata nella costruzione pratica manca di elementi fondamentali affinché la qualità e la storia possano successivamente servirsene. Manca la professionalità dell’organizzazione dell’entità degli artisti, manca il catalogo che in arte è l’unico elemento indiscutibile che costruisce il senso degli eventi, manca la critica e soprattutto manca un criterio di scelta che se basato solo sul gusto personale del geniale organizzatore, lascia morire tutti gli elementi che ho scritto in premessa vitalizzano solo il desiderio dell’ideatore (ripeto, ideatore di grande prestigio professionale) “manieritizzando” più un rituale mass mediologo che supportando la cultura e la forza dell’arte che nelle manifestazione e nelle mostre trova il suo cuore palpante. Nell’incontrarmi, Ciarla, ha avuto momenti di difesa; si vede che i critici in qualche modo esistono ancora anche se la condizione e il limite delle amministrazioni tentano in tutti i modi di sostituirli con le delibere che hanno più carattere di provvigione magazzinale che coscienza e gnosi culturale atta all’evoluzione della società che governano, ma Ciarla rivendica che l’impatto diretto dello spettatore possa essere salubre all’intensità percettiva senza avere un filtro che ne diriga il senso e l’identità. Gli ho riferito che ammiravo la sua giovanile forza di fede, ma ho dovuto anche deluderlo con una mera spiegazione didattica: le manifestazioni d’arte sono diverse dalle manifestazioni dello spettacolo, sia esso teatro, musica o danza. L’arte, soprattutto l’arte contemporanea si realizza nel testo critico e nel catalogo che “quando” più è di qualità tanto più rende qualificata la manifestazione e la storia. Purtroppo di questo sapere la regione intera, tranne qualche geniale punto affidato a personaggi che hanno cultura internazionale, manca, e a differenza delle altre regioni italiane e europee, non si preoccupa minimamente di apprenderla gestendo su modello di allevamento agricolo, la sua funzione culturale. Ma Ciarla non ha colpa. Diversamente la colpa l’attribuisco totalmente agli artisti i quali pur provvisti di tutte queste conoscenze assunte per cultura di accademie e di Beaux-Arts, o del Liceo Artistico visto che in Molise manca uno sviluppo universitario e accademico, nella loro vanesia maniera di apparire dilettantistico, non hanno consigliato a nessuno i minimi provvedimenti da adottare per rendere una manifestazione con un così fortunato potenziale, un evento capace di aiutarci a vivere bene e a sperare nel futuro. Come dicevo in una lettera a loro inviata: “[…]ma che gli artisti, che hanno cultura di accademie e di Beaux-Arts si facciano utilizzare come barattoli di tomate da mettere nei supermercati, questo proprio non sta bene…Se le vostre opere sono contenitori di ricerca e di anima, che in questo caso devono anche dare identità ai popoli che rappresentate, e la vostra coscienza non vi indica un minimo sintomo di alterazione elettrica, allora come credete di poter pensare che qualcuno lo faccia in vece vostra?. Pensate forse che i testi critici che vi rappresentano siano i bigliettini dei baci perugina a cui le vostre morose vi hanno abituato? Credete che i vostri linguaggi possano essere sostegno alla qualità delle città, del pensiero che muove le entità profonde della storia e del destino umano? Se siete barattoli da supermercato non siate pop art, siete merce che ha bisogno prima o poi di essere smaltita…”. Ecco, spero non se ne abbia a male nessuno, era mio dovere professionale intervenire, come dovere professionale è quella del medico di fronte al richiamo del malato. Soprattutto spero non se ne abbia a male Luca Ciarla a cui porto da sempre alta stima e, forse, amicizia.

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A. P.