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Qualche giorno fa Kakà ha rinunciato ad una barca di soldi pur di rimanere al Milan…

falsa ideologia o astuta propaganda?

Non lo sò nè mi interessa più di tanto… sò solo che questo non c’entra niente con l’arte contemporanea, nè con Ernesto Saquella nè con il Molise.

Ma quando scopro che una moltitudine di persone va a Parigi solo per guardare estasiata una minuscola “Gioconda”, blindata in una cella con spessi vetri di protezione e custodi che urlano di non fotografare o non fare immagini perchè possono danneggiare l’opera, scopro che l’arte ha molto in comune con la vicenda di Kakà…

Ho una ripresa con me, dove passo ore a toccare, fotografare e studiare una maestosa “Madonna delle rocce”, protetta da un minuscolo vetro da quattro soldi talmente sporco da non permettere una buona lettura dell’opera, sempre conservata al Louvre, in una stanza adiacente a quella della Gioconda, dove tutti possono fotografare o fare riprese e toccare senza essere controllati…

Dove è l’arte in tutto ciò?

Spiegamelo tu che sei un addetto ai lavori e vedi tutto dall’alto della montagna, indicando i sentieri…

Io, come ti dissi una volta “sono solo un pellegrino sulla terra” ed amo essere molisano perchè questa è una terra dove è ancora possibile andare a Pietrabbondante e vederci tutto o niente, ma per lo meno sei ancora libero di scegliere; L’orinatoio di Duchamp invece non puoi sceglierlo, lo subisci. Così come la merda in scatola di Manzoni. Chissà se fra tutti gli estimatori dell’orinatoio, qualcuno sa il nome di chi l’ha inventato e se Duchamp all’epoca abbia avuto la premura di riconoscergli i meriti  e versato almeno i diritti d’autore…

La vicenda di Kakà commercialmente non è poi così differente dall’orinatoio, ma spesso mi sono chiesto se gli artisti Duchamp o Manzoni avessero avuto il sentore di essere ricordati solo per un orinatoio ed una scatola di merda, l’avrebbero ugualmente fatti?

Domanda inutile, così come è inutile tutto quello che oggi ruota intorna all’arte contemporanea, sempre più vittima dell’originalità, delle provocazioni e delle proprie ambizioni.
Ieri sera alla presentazione del libro di Saquella ho scoperto che Ernesto se ne è andato lasciandoci come ultimo testamento un libro privo di immagini. Un testo dove le parole sostituiscono il segno e l’arte trova nella parola una nuova linfa vitale. Strano per un artista di arti visive, abbassarsi al livello di un critico d’arte. Scrivere per raccontare, lui che raccontava con il segno, chiarire la sua funzione d’artista con le parole…

Perchè?

Perchè ciò che Ernesto ci lascia come testamento è che i linguaggi artistici non hanno limiti. Sono a tutto tondo (come l’immagine in copertina) e non serve realizzare opere da commercializzare e divinizzare rinchiudendole in un museo, ma un artista è tale solo quando ha qualcosa da raccontare sia se sceglie di usare uno strumento, il computer (hai visto il mio canale su you yube?), un pennello o una penna, perchè non basta essere un pittore che dipinge o uno scrittore che scrive o un musicista che suona, per comprendere il fine dell’arte, ma scoprire e diffondere dentro di se l’amore per l’arte e la poesia della conoscenza.

http://www.toutfait.com/issues/volume2/issue_4/articles/giunti/giunti13_it.html

http://it.wikipedia.org/wiki/Bottiglia_di_Klein

http://nonciclopedia.wikia.com/wiki/Orinatoio