Comune di Frascati

Da Guttuso a Guadagnuolo, e il Transrealismo in Italia

Abbiamo il piacere di invitare la S. V.

alla presentazione della Monografia

“Metamorfosi dell’iconografia nell’arte
di Francesco Guadagnuolo”

con le poesie di Andrzej Jawien (Karol Wojty?a)
(Edizioni Angelus Novus – Tra 8&9)

Sinestesie e metamorfosi dei linguaggi fra Arte, Letteratura, Musica, Cinema e Scienza,
di Francesco Guadagnuolo

Interverranno

EMILIO BACCARINI (filosofo): “L’arte come trasformazione del reale”
FULVIO BONGIORNO (scienziato): “Sta nel cuore della scienza il futuro dell’arte?”
PINO BLASONE (critico e scrittore): “Transavanguardia e Transrealismo”

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Giovedì 22 marzo 2012
Ore 17,00

Biblioteca Comunale, Sala degli Specchi
Piazza Marconi
FRASCATI


Da Guttuso a Guadagnuolo, e il Transrealismo in Italia

«Prendere coscienza che l’arte, al di fuori di ogni interesse o partito preso, debba stare vicino alle popolazioni e alla vita stessa, partecipando ai cambiamenti, all’evoluzione, all’educazione, e alla creazione del nostro patrimonio culturale. L’arte, quando si distacca dalla realtà, dalla popolazione e dalle tematiche dell’esistenza, diventa priva di contenuto e quindi non più idonea a comunicare. Mancando di quella forza che da sempre l’ha contraddistinta, essa non può più arrivare alle coscienze degli uomini». (Sante Montanaro, già Segretario della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Metamorfosi dell’Iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo, pag. 414 Ed. Angelus Novus e Tra 8 & 9, 2011).
In un articolo di Luca Beatrice “Guttuso, grande pittore reazionario” pubblicato su Il Giornale del 12 settembre 2010, si domanda se Renato Guttuso avesse dei discendenti «La verità è che Guttuso è un maestro senza allievi. Non c’è in Italia un altro pittore realista del suo livello e quindi, nonostante il ruolo pubblico di “artista della corte rossa”, non si può non leggerlo come un grande isolato». Infatti, Guttuso non ha allievi, perché il suo neorealismo ha fatto la sua stagione, ma non per questo l’arte realista non può avere un seguito. Dopo la morte di Guttuso si sente in Italia un vuoto, perché nonostante tutto, egli era considerato il caposcuola del realismo italiano. Per questo ci fa capire quanto il realismo è tenuto da conto e di certo importante poiché rappresenta la nostra tradizione e l’identità dell’arte italiana.
«Purificato e Guttuso hanno fortemente creduto al carattere e alla tradizione del realismo, in quanto connessa con le nostre radici culturali. Scomparso Guttuso nel 1987, ci si chiese chi potesse farsi carico della ricerca rivitalizzata del realismo italiano sul finire del ’900. […] All’inizio del 1980, in quanto successore dialettico che si colloca tra Purificato e Guttuso, potremmo classificare il giovane artista Francesco Guadagnuolo, emerso in un momento di disputa fra Ipermanierismo e Transavanguardia. Abile disegnatore, specialista nell’incisione, con un evidente talento pittorico, egli ha cercato di definire e impersonare la continuità della tradizione figurativa italiana. Se Guttuso ha vissuto il periodo drammatico della seconda guerra mondiale, (pensiamo a una delle opere più note, la Crocifissione, dichiarata denuncia dei disastri causati dal regime), Guadagnuolo respira gli avvenimenti disastrosi del terrorismo, l’era dell’automatizzazione e dei computer, i rilevanti risultati scientifici e tecnologici che preludono al 2000. La pittura di Guadagnuolo può essere ben considerata una sintesi di tutte le avanguardie del Novecento, sia figurative sia astratte, nel quadro complesso della contemporaneità; una Weltanschauung carica di afflizione ma, insieme, di redenzione. Il filosofo Rosario Assunto ha affermato che l’impulso vitale “è in lui il segno di un’identificazione assoluta della vita e dell’arte”. All’età di trent’anni l’artista realizza una sua “Crocifissione”, presentata a Roma nel 1988, in una mostra curata dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana “G. Treccani”. L’opera è stata avvertita come una rinnovata realtà artistica del dopo Guttuso. La “Crocifissione” di Guadagnuolo è concetto trascendentale rispetto all’arco vitale e storico. I mali e i beni della società moderna vi sono identificati nel martirio di Cristo, con riflessi inquietanti e apocalittici. Essa ha rappresentato, per alcuni critici, un’opportunità di analisi e riflessione». Lo scrive lo storico dell’arte Vinicio Saviantoni in Metamorfosi dell’Iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo, pag. 37-39 Ed. Angelus Novus e Tra 8 & 9, 2011.
Questo vuoto in Italia lasciato da Renato Guttuso è stato colmato, certamente in modo diverso nel concepire il realismo, da Francesco Guadagnuolo. Infatti, egli non si è limitato ad un realismo fuori del nostro tempo, ma ad un realismo che potesse assimilare e dialogare con le neo-avanguardie e l’arte degli ultimi anni. Per Guadagnuolo è fondamentale la contemporaneità, una contemporaneità che faccia i conti attraverso il suo realismo o meglio alla sua Transrealtà così come ha avuto conferma negli USA, in Italia e in Europa con un’arte quella di Guadagnuolo che trascina tutto, ovvero l’intero scibile umano. Dunque vediamo con piacere nelle sue opere una capacità di erudire e di assorbire teologia, politica, scienza, filosofia letteratura, musica, cinema, teatro, fotografia.
«Si tratta di saper osservare la realtà e di riuscire a intenderla e a trasfigurarla. È quello che è interessato a fare Francesco Guadagnuolo nella sua ricerca, offrendo nuovi contributi all’arte: attenersi ai principi forti, riconosciuti, avere fiducia e credere alla “centralità dell’arte”. Ne sono un esempio quelle che ho chiamato in Guadagnuolo “sinestesie del visionario transrealistico”, trovando un insolito rapporto della pittura con il testo autografo: poetico, musicale, scientifico, storico che sia, con una rappresentazione della realtà attraverso elementi originali derivati anche dall’astrazione: il tangibile e l’intangibile arrivano ad accordarsi, pur partendo da molto lontano. I segni grafici, assieme alla scrittura, ci permettono di intendere e di interpretare meglio ogni realtà artistico-letteraria, come nella collezione-museo “Luoghi del Tempo” – in memoria di Giulio Carlo Argan di Francesco Guadagnuolo». (Sante Montanaro in Metamorfosi dell’Iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo, pag. 414 Ed. Angelus Novus e Tra 8 & 9, 2011).

«Guadagnuolo artista di non facile definizione, che essenzialmente ricerca l’immagine, benché aperto e sensibile, all’astrattismo e all’informale. Una ricerca visuale, la sua, mediata da canoni che adotta di volta in volta, a seconda dell’argomento e dell’ispirazione, il suo stile può essere definito di un “realismo aleatorio”, (ben lontano dal realismo rappresentativo), che consente di scoprire quel segreto interiore dell’uomo e delle cose e percepirne la verità e il puro valore, soprattutto di quella umana, sostenendola con la base di un pensiero filosofico ed etico e con uno spirito sempre costante di innovazione». Lo scrive Mons. Pietro Garlato, già Delegato Presidente della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra in Metamorfosi dell’Iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo, pag. 169 Ed. Angelus Novus e Tra 8 & 9, 2011.
Mentre lo scrittore saggista e critico Pino Blasone fa un’analisi ben approfondita sul Transrealismo: «“Transreali”: è la suggestiva definizione che è stata evocata e trascritta, con riferimento alle opere e mostre di Francesco Guadagnuolo, dal critico d’arte Antonio Gasbarrini (nell’introduzione a L’idea di “visionario”. Dalla 3D alla RV, Angelus Novus, L’Aquila 1995: dove la sigla 3D allude alla visione tridimensionale, mentre RV sta intuibilmente per Realtà Virtuale). Come per tutte le tendenze culturali, si dirà che ciò era inevitabile. Ma c’è una logica a carattere creativo, almeno in questo tipo di fatalità. Auspicabilmente, si tratta di una logica destinata a lasciare un segno positivo nelle nostre sensibilità. Nato in America – prevedibilmente, negli U.S.A. – nella fertile mente dello scrittore Rudy Rucker, il nuovo “ismo” sta genericamente a indicare il nuovo immaginario o visionario, sia nella letteratura sia nell’arte. In parole povere, rispetto a un punto di vista tradizionale, cambia l’atteggiamento nei confronti della realtà. Ciò, nel momento in cui quest’ultima – grazie alla tecnologia o per colpa di un sociale degrado, secondo i punti di vista – sta mutando al punto che il concetto stesso di realtà, così come finora si presentava alle nostre coscienze, va rivisitato e modificato. Per essere meglio compresa, una tale realtà va trasfigurata. Di conseguenza gli stessi termini “fantastico”, “immaginario” o “visionario”, assumono una diversa connotazione; i fenomeni connessi, una funzione differente. Lungi dall’essere semplici mezzi di evasione come spesso in passato, paradossalmente essi diventano strumenti possibili di analisi della realtà, là dove il realismo convenzionale risulta ormai un approccio insufficiente o riduttivo e perfino sfalsante. Ben oltre il realismo quindi, ma nient’affatto fuori della realtà – effettiva o “virtuale” che essa sia –, il Transrealismo si accompagna di solito a un interrogativo critico sulla natura della realtà attuale. Ne è, anzi, compenetrato in maniera inscindibile. Nonostante o piuttosto grazie al loro peculiare carattere visionario, da un lato non si può negare una cura costante nelle opere pittoriche di Guadagnuolo: quella di cercare una chiave di interpretazione e di lettura della realtà circostante, ovviamente filtrata da quella interna dell’artista. D’altro canto, abbiamo un rapporto quasi di simbiosi fra l’arte di Guadagnuolo e la produzione letteraria soprattutto contemporanea, e sovente di collaborazione con gli autori, con particolare riguardo ai poeti. Da non trascurare specialmente al giorno d’oggi, la terza componente è un’attenzione non limitata alla lezione delle avanguardie estetiche, bensì estesa all’influenza delle nuove tecniche – ad esempio, quelle informatiche – sempre più sensibile anche nei campi della pratica artistica o dell’immaginario cinematografico. Guadagnuolo ha intuito una nuova realtà trasfigurata dai media nell’era globalizzata, un’arte che si attesti nel sociale e nelle dinamiche psicologiche, che sostenga criticamente il progresso. Il ruolo dell’artista, secondo Guadagnuolo, è quello di abbracciare con il suo impegno creativo e civile i valori della solidarietà e della pace (anche per questo, al pittore è stato riconosciuto un ruolo attivo in qualità di artista nell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo, al Senato della Repubblica Italiana). Dipingere un’umanità precaria, dolente e fragile, ricostruendo un universo umano nella ricerca di un’unità di senso attraverso l’incisività del segno, l’energia del colore, l’illimitato uso del collage, nonché l’impiego della fotografia: questo è il procedimento tramite il quale Guadagnuolo indaga una realtà stratificata, diversa rispetto a quella che percepiamo giorno per giorno. Simboli e metafore visive, in cui il frutto della fantasia si fonde col fatto reale in una molteplice compagine di segnali concettuali, relazionati con le diverse discipline: letteratura, filosofia, scienza, diventano per l’artista un teatro di screening. Anche gli spazi infiniti del macrocosmo e del microcosmo, le dimensioni plurime ipotizzate dalla matematica e dalla fisica assumono valore nelle opere di Francesco Guadagnuolo. Nella mostra “Gli iperspazi e l’energia del segno”, l’artista rende concreti concetti che partono da formule di fisica quantistica, relativistica, di astrofisica e di cosmologia, a principi scientifico-matematici che vanno dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande, fino a trasformare gli elementi della realtà in forme e visioni pressoché aniconiche e incorporee. Per tali obiettivi il realismo convenzionale sarebbe risultato evidentemente inidoneo. Il Transrealismo, all’opposto, ne rappresenta il registro linguistico naturale. “Oggi Guadagnuolo è l’unico esponente italiano transrealista, che io sappia”; è l’autorevole critico Antonio Gasbarrini a introdurre così i lavori di Guadagnuolo esposti in più mostre: “transreali” è la definizione più attinente alle opere di quest’artista autenticamente innovativo. E sarebbe sufficiente indicare la mostra installazione del 1994, intitolata “I luoghi del Corpo” – viaggio nelle patologie della creatività per averne conferma. In quelle tele, la nostra realtà antropica veniva radiografata, alla luce però di un sentimento di umanità e compassione. Uno screening verso il mistero e la comprensione della vita, accompagnata dai versi manoscritti interpretativi del “corpo-organico” da parte di poeti contemporanei italiani e stranieri, inseriti nelle composizioni». (Metamorfosi dell’Iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo, pag. 420-421 Ed. Angelus Novus e Tra 8 & 9, 2011).
Abbiamo ritenuto opportuno ascoltare queste voci, pubblicate nella recente Monografia di Guadagnuolo, presentata alla Camera dei Deputati, per l’interesse che sta raccogliendo la sua arte e per la corrente di pensiero riconosciuta all’artista. Potremmo asserire per questo che Guadagnuolo si è meritato un giusto posto nella storia dell’arte per aver dato una nuova scuola al realismo appartenente all’identità iconografica italiana, riconosciuto da sempre nella nostra storia secolare.

DIDASCALIE:

1- Guadagnuolo: “Luoghi del Tempo” (con poemetto autografo ‘Patria’ di Tommaso Ottonieri), 1994, collage, calendario, acrilico e tecnica mista su acetato 100×70 cm

2- Guadagnuolo :“I Luoghi del Corpo” – viaggio nelle patologie della creatività (con poesia autografa ‘Se verrà’ di Leonardo Sinisgalli), radiografia,collage e tecnica mista 80×60 cm

3- Guadagnuolo : “Incantesimo dei Luoghi e dei Simboli” – in memoria di Federico Fellini, Roma (con citazione d’àpres ‘disegnino’ di F. Fellini), 1994, collage, acrilico e tecnica mista su calendario 70×50 cm

4- Guadagnuolo :New York dopo l’11.09.2001 “Obama, le origini”, 2008, tecnica mista su stoffa da parati 50×70 cm

5- Guadagnuolo :New York dopo l’11.09.2001 “Come favorire la ripresa”, 2008, collage, acrilico e tecnica
mista su calendario 80×60 cm

6- Guadagnuolo : “Segno-Suono-Luce” (con spartito autografo ‘Links’ di Mauro Bortolotti) (part.), 1997, plexiglas e tecnica mista 70×50 cm

7- Guadagnuolo : “Gli iperspazi e l’energia del segno” – Le equazioni di Maxwell, 1998, tecnica mista 70×50 cm