ANTONIO CIMINO

SEGNI / TRACCE /RIELABORAZIONI NELLA SOSPENSIONE  TEMPORALE PENSATA

 

Dai segni che tacciano linee e dettagli, che molteplici e silenziosi decidono forme e confini, arriva l’input che dà il via alla realizzazione pensata, progettata e rielaborata delle opere di Antonio Cimino.

Quando la traccia cattura l’attenzione ed entra in colloquio  con l’artista e con il suo sguardo interiore/mentale comincia l’atto creativo che lo impegna in modo esclusivo e totale tanto che il segno deve necessariamente essere reiterato, ripetuto come  a chiarire a se stesso il perché di quella malia e di quella necessità di esprimere e interpretare la realtà sia naturale sia artificiale tramite il messaggio dei segni minimi, a volte impercettibili, altre volte più evidenti.

Antonio Cimino si porta questa esigenza di reiterare/ ripetere ciò che lo colpisce e interessa fortemente, da tempo, anche quando da ragazzo ascoltava per ore e giorni lo stesso pezzo musicale “…la coazione a ripetere è un fatto mio”, questo mi comunica Cimino che restio a parlare di sé mi accompagna ad osservare i suoi quadri per scoprire il messaggio nascosto nelle tele.

Sono esse il tramite esperienziale della realtà visiva/ intima/ espressiva.

Allora l’inizio parte da un’ idea e dal suo mondo fatto di linee, segni e tratti estrapolati e messi a decantare nella propria memoria estetica/ creativa, solo quando essi diverranno  maturi potranno trasformarsi a loro volta in tracce segnate e concrete che Cimino evidenzia e ingrandisce in una personale sofisticazione di una realtà parallela.

Questo è anche lo stile tecnico/ stilistico del pittore perché la tela, anche quando diventa palcoscenico dei suoi segni ripetuti, deve decantare, viene messa da parte e poi ripresa.

Può passare un mese o anche un anno perché l’atto creativo dura nel tempo e se è ancora convincente “…e soprattutto non mi ha stancato”-così si esprime l’artista- viene continuata e completata anche se nel frattempo lo stato d’animo è mutato e altre opere hanno avuto inizio.

A confermare questo suo specifico approccio con i suoi quadri, Cimino mi riferisce di come a volte rivedendo una sua opera chiede, a chi l’ha acquistata e già posizionata nella propria casa – anche da vario tempo-, di averla indietro per continuare l’idea creatrice con altri segni “..perchè la storia continua, è un gioco mentale per cui è difficile per me dire che un’opera è finita”.

L’atto creativo inizia già dalla preparazione della tela a cui lavora con cura,  è il campo su cui inizia la sua sfida- curiosità nei confronti del mondo dei segni che gli derivano dal tessuto naturale ma anche da un muro che nasconde impercettibili tracce o da un pavimento particolarmente attrattivo.

Essi fanno parte di quel mondo che si impone allo sguardo volontario dell’artista perché rappresentano qualcosa che va oltre la concreta apparenza reale.

Cimino usa la fotografia come supporto integrante del suo lavoro pittorico, la foto gli permette di fermare il segno che poi la creativa mano dell’artista “apparecchia” come dice Cimino stesso, i segni a volte possono essere gli stessi ma quello che li rende oggetto d’arte è la capacità di rinnovarli, di comporli, di elaborarli, di esasperali diventando personali regole espressive.

Dai toni giocati con i bianchi, i neri e i grigi, volutamente chiamati al plurale, proprio perché l’attenzione del pittore si concentra sulla composizione di questi colori usati – amati per il loro stile elegante e puro- riusati con costanza e gusto personale che cerca la sfumatura giusta ottenuta spesso con la sovrapposizione di pennellate e con velatura finale in grigio.

“ Non ho fretta di finire un lavoro e il più delle volte non ho fretta di vedere subito il risultato, inizio facendo delle considerazioni con un lavoro mentale di scarto o di inclusione…poi la composizione prende forma  perché il piacere espressivo è frutto di una storia interiore” ed è così, perché alla parte primordiale dell’ideazione e della progettazione l’artista affida la sua attenzione totale che si concretizza con interventi plurimi e con l’ uso di materiale diverso anche carta di recupero, carta intelata, collage e quindi  procedendo in più tempi.

Un lavoro di particolare elaborazione, anche tecnica-esecutiva, campeggia nelle opere che vedono la presenza privilegiata di fasce laminate come strisce lumeggianti che danno riflessi metallici al quadro sempre giocato sui temi del bianco- nero- grigio.

Ed ecco lamine ramate, verde metallico e ancora fasce con macchie di colore giocate tra l’azzurro polveroso, il giallo terroso e il rosa cipriato si amalgamano nel lavoro di reiterazione di segni con definizione di spaziature,  affidate al nero, e ad effetti ottici anche stordenti, risultato di una mediazione di spazio e astrazione, concetti che assorbono e totalizzano l’attenzione e l’esecuzione.

Anche nei quadri dove la geometria delle linee è più evidente Antonio Cimino vi giunge con un processo rielaborato e complesso di epurazione dalle esigenze scientifiche, aggiungendo necessità spirituali / spaziali  di segni e di tempo che, come una categoria filosofica, scandisce il lavoro di Cimino il quale proprio sull’uso del tempo ha una sua personale filosofia “…fermo il tempo e poi riparto dal punto in cui l’ho lasciato… così io guadagno tempo…”.

Nella sua casa dipinta in rosso velluto e circondata da piante e arbusti si trova il suo studio – laboratorio, con un tavolo da lavoro esso stesso oggetto d’arte- sul quale abbiamo modo anche di sfogliare alcune foto scattate in vari momenti espositivi nazionali e esteri, dove tra i sorrisi dei presenti, anche attori e artisti di fama, notiamo la compostezza concentrata e quasi arrabbiata di Cimino.

Glielo faccio notare e lui mi risponde “ …ma io sono sempre assorbito e preso dai miei pensieri …”.

Una scalinata piastrellata in azzurro con ceramiche austriache  conduce in un salone che accoglie alcune sue opere che ritrovo pure in altri ambienti della dimora la quale traspira e vive dei pensieri artistici di Antonio Cimino.

Enfatizzare il minimo dettaglio, che prende corpo e piena scena, cercare e osservare con occhio affinato a cogliere sfumature e armonie di segni, lavorare per sovrapposizione e velature, assorbimento totale nell’idea progettuale e vaglio concettuale  dell’opera potrebbero essere le chiavi di lettura per entrare nell’universo creativo di un pittore schivo e profondamente coinvolto nel suo elettivo/ selettivo reportage di espressività e di pensieri di scavo e di riproposizione come continua analisi/ ricerca estetica ed espressiva pensata.

Maria Stella Rossi