Pilo(091).jpgPilo(090).jpgtonina16.jpgtonina2.jpgtonina14.jpgtonina15.jpgtonina7.jpgtonina3.jpg La storia di un artista è un pezzo unico, un racconto solitario diverso da ogni altro. La storia di Tonina Cianca possiede qualcosa in più. Perché Tonina è nata, cresciuta, vissuta in uno stesso paese, Cesenatico; dentro ad una sola, grande casa dai due volti: focolare di famiglia in inverno, residenza per turisti d’estate. Con impressa davanti una stessa immagine: il mare. Un mare inevitabile, con il quale Tonina ha dovuto misurarsi. Lo ha fatto con felicità, ma non poteva eluderlo. Lo ha sempre guardato dall’alto in basso, il mare, dall’ultimo piano di quella grande casa, così immersa nella luce penetrante da grandi finestre di grandi stanze. Un mare di acqua e di luce che doveva trascinarla per forza verso altri orizzonti dello sguardo: la pittura, il pennello, i colori, i disegni, le incisioni. Se ne rese conto Tono Zancanaro, suo “talent scout”, suo maestro, suo cliente. Davanti a quel panorama esclamò: “Adesso capisco perché lei fa la linea del mare così alta. Perché solo stando in alto, si può fare un orizzonte alto. E, onestamente, devo riconoscere che dei due ha più diritto lei di me di fare la linea del mare”. Già, Tono. Fu lui ad imporle la sua prima mostra. Lei fino a quel momento aveva dipinto solo da sé. “Avevo sempre fatto delle cose. Non avendo la costanza di cercare galleristi o critici, una professionista non lo sono diventata mai. Ma nell’ inverno del ‘ 70- ‘ 71, ali ‘ Accademia di Ravenna si teneva un corso d’incisione; il maestro era Zancanaro. Lo frequentai. Alla fine, Tono m’impose la mia prima Personale, alla Loggetta Lombardesca di Ravenna. “Cara signora, mi disse, mi dispiace: lei è un’artista. Adesso sono fatti suoi”. E la passione diventò necessità. “Non bisogna credere agli artisti che dicono che si di- vertono; non c’è un segno, non c’è una macchia di colore, che uno non dia con l’intento di fare meglio che può. Dipingere è un tramite, ecco perché si può parlare di passione. Ecco perché si può dire, forse: ho fatto così perché non potevo non farlo”. Una Personale non qualunque, quella prima volta. “Alla fine, soddisfatto. Tono aggiunse: “Se anche lei non dovesse fare nient’altro nella vita, questo lavoro giustifica una vita artistica”. Una nuova frontiera per Tonina, le incisioni, ma sempre con la pittura nell’animo.- T.C.- [Tonina Cianca va delineando i contorni del proprio spazio d’impresa. Non dismette certo l’iniziale linguaggio figurativo, con la sua personalissima impronta lirica ed intimista, caratterizzato da un uso discreto del colore essenzialmente in chiarogrigio e, nondimeno, da una pregnante umorosità della materia, densa, piena, compatta (con qualche analogia, detto per inciso, con certe opere di esponenti del vicino cenacolo cesenate, dai sintomi prevalenti di delicato, indefinito esistenzialismo). Semmai Tonina Cianca ora prova ad affidare alla pittura (ma ancor più esprime per tramite del disegno) un’insorgente vena narrativa, un’inferiore richiamo alla trama scenica. Accade che sulla vaga e trepida fantasia dell’artista finiscano per depositarsi contorni sempre definiti d’una memoria viva e ricca di intrecci in chiave autobiografica. E che da una tale contingenza prendano a generarsi mirabili racconti figurati, suggestive icone d’una realtà evocata; e che il colore (colore che fluttua, si sfrangia, si condensa), ora acceso per sua intima virtù, renda come “metafìsica” l’immagine. E’ pur vero che, in questi stessi anni, l’artista di Cesenatico sembra prediligere, anche nell’atto di esporsi al pubblico, la parte di lavoro che attiene al segno (da questo momento la pittura è destinata a rimanere confinata in uno spazio proprio dell’intimità, che può dirsi allestito come vera e propria quadreria domestica).[Orlando Piraccini]