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Campo Valentino – “L’arte di scavare pozzi”

LietoColle – Collana Aretusa

  La «generazione degli anni Dieci», quegli autori che hanno pubblicato i libri significativi in questo scorcio del nuovo millennio, è una generazio­ne particolarmente sfortunata.[…] si assiste ad una presa di distanza, ad una estraneità nei confronti di una riforma che intendeva in­trodurre surrettiziamente un genere di «scrittura» poetica paradigmatica. Quello che viene abbandonato e disconosciuto è il concetto feticizzato del «quotidiano» e l’adozione del linguaggio piccolo-borghese.

Capita così che in un autore significativo della nuova generazione come Valentino Campo si rinvenga il contrario di un linguaggio piccolo-borghe­se, un quotidiano de-quotidianizzato e de-poeticizzato, un contesto am­bientale straniato e irriconoscibile, un «quadro» vulnerato e incidentato, con una versificazione che slitta a sintagmi e a spezzoni, sulla misura del frammento o del microframmento, come se la zattera significazionista fosse stata crivellata dai colpi delle scritture desultorie appoggiate su ciò che nel novecento veniva indicato come significante di un significato sfuggente ed elusivo.[…] Così, a Valentino Campo non resta altro che ripartire dalla «Quarta guerra sannitica» (quella che non è stata mai combattuta, la strenua resistenza opposta dai sanniti alla omologazio­ne culturale ed ideologica dei «romani»); oppure dalle «Epifanie», (quel­le epifanie che si aprono come lacerazioni nel tessuto del «quotidiano» decontestualizzandolo); attraverso una severa scrittura che procede per straniamento e dis-locamento del discorso poetico in una procedura che obbliga il poeta a transitare in un sentiero altamente problematico e sti­listicamente «instabile». Un cammino olistico e un solipsismo stilistico tipico della globalizzazione e della sopraggiunta stagnazione, quasi che nell’epoca del digitale terrestre, degli aviogetti invisibili e dei treni su­perveloci non fosse possibile, per i poeti, che procedere con le stampelle e i lapsus di un linguaggio deturpato e denaturato, conservato in frigorife­ro, e sbrinato improvvisamente per una interruzione di energia elettrica.

  dalla prefazione di Giorgio Linguaglossa

 

sezione prima

IL NERO DELLA TERRA

 

Epifanie

 

Domenica delle Palme

 

Vidi, lo vidi

il nero della seppia

nel nero che recide

l’ombra dal suo doppio.

Persi la rotta nel timpano

                       del fiume,

gettai alla riva

all’ansa la mia voce,

al luccio chiesi

l’aria dei suoi bronchi

il filamento nel pantano;

all’onda resi

il sale dei miei anni.

 

 

Lunedì Santo

 

Ti so, ti sento,

ombra, mia presenza,

nel cavo dell’iride che sgrossa

il dalmata a nuoto nel trifoglio,

palla e fanciulla saldi al chiostro

stillano il miele dell’astro.

E tu ti celi nel cono

dei suoi dardi, nel midollo

delle cose, la schiena devo darti

se voglio il tuo perdono.

 

 

 

seconda sezione

DI LUCE IN LUCE

 

Angelica

 

*

La trinità si mosse

in un cono

di luce,

            sazia di luce

si guardò intorno

in un’aria di mosche.

Dal basso

risaliva la corrente

di sterpi lavati

con l’acqua dei cani.

Ora che tutto stava

           per compiersi

sentiva la scure

invocare il legno,

un ronzio d’incenso

benedire i suoi passi.

 

******

Angelica non parla,

dà la saliva

al nido delle tarme,

poi arriva al masso

dove il ramarro

                   dorme,

lo scuote, gli dà il cambio,

                     sale

per vedere il mare.

 

METEMPSICOSI

Primo movimento

 

Arginnide

 

Angelica, questo è il mio nome,

ombra che disponi l’ordito

e non ti fai vedere,

filo su filo

per placarti poi nel grido

delle mie ali.

…………………………

…………………………

Ma tu sai il mio nome,

                          lo tiene

l’occhio del ramarro,

sul dorso lo sento,

scaglia che beve

e raspa il pigmento.

E torno lì dove

non ero mai stata

                         sull’ara

da dove non mi sono

                    mai mossa.

 

ANABASI

Secondo movimento

 

 

Di luce in luce

fin dove traduce

             la luce,

di cielo in cielo

m’involo;

sono e non sono

altro non fui

altro che Lui.

 

 

Non piangere la sventura – dice la poesia – poiché essa sarà cantata. Canta la sventura – dice il poeta – poiché essa fu pianto. Così Angelica è morte e il poeta forma della morte. E la poesia circonferenza attorno al centro-vuoto. Questo centro-vuoto è l’ara-masso. Dove il ramarro prega. Il ramarro è il poeta e il poeta è rettile come cervello rettile, sepolto e custodito dalla pia mater. Qui giunge Angelica a scuotere il dormiente e dargli il cambio. La poesia dice – o Angelica o poeta. Dice il poeta – io sono Angelica.

Stefano Calzi

 


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In copertina: Ascensione di Mario Serra

 Giorgio Linguaglossa

La Nuova Poesia Modernista Italiana

(Roma, EdiLet, 2010 pp. 262 € 13,00)

Dopo molti anni di lavoro da parte dell’autore, finalmente è uscito il libro di critica della poesia italiana che mancava e che riempie un vuoto di trenta anni. Uno studio analitico e in rapida sintesi della poesia italiana dagli anni Ottanta agli anni Dieci del Duemila.

Dice l’autore: “Vista l’assenza di lavori critici sistematici credo che, forzosamente, occorrerà far riferimento a questo studio per comprendere che cosa è successo nella poesia italiana degli ultimi decenni.

È una riflessione che dovrà essere continuata nel prossimo futuro, e non è da escludere che io stesso o altri possa  (debba) continuare con una appendice il lavoro così avviato.”

Il libro è in vendita presso le principali librerie ma può essere richiesto anche all’editore via mail info@edilet.it  e-mail: info@edilazio.com che riserverà offerte speciali per acquisti pari o superiori alle 3 copie .

Indice

Introduzione di Carmine Chiodo

LA «NUOVA POESIA» MODERNISTA ITALIANA

per una critica della costruzione poetica

per una fenomenologia del poetico

LA« RAPPRESENTAZIONE» COME VIA INDIRETTA ALL’OGGETTO

 

la via indiretta all’oggetto:  sperimentalismo, ex Linea lombarda, informale

Andrea Zanzotto, Giovanni Raboni, Camillo Pennati

la generazione degli anni novanta

il «nullismo» come frontiera del post-moderno

Roberto Bertoldo

il punto di non-ritorno delle poetiche novecentesche

LE LINEE LATERALI DEL SECONDO NOVECENTO

la poesia lirica dopo il mitomodernismo

Giuseppe Conte

dal post-ermetismo alle poetiche del realismo

Alfredo de Palchi, Luciano Luisi, Alberto Bevilacqua

LA «NUOVA POESIA» MODERNISTA

la questione del realismo integrale nella «nuova poesia» modernista

Dante Maffìa

l’interrogazione dell’assenza nella poesia di Dante Maffìa

l’irrealismo onirico-surreale della poesia post-lirica

Giuseppe Pedota

la regalità funebre e apollinea della «nuova  poesia» post-simbolistica

Roberto Bertoldo

la poesia civile,  il tema amoroso, lo stile metaironico

Fabio Scotto, Mirko Servetti, Salvatore Martino, Francesco De Girolamo

il discorso degli «spazi interiori» e la linea incendiario-umoristica

Vincenzo Anaìa, Leopoldo Attolico

la poesia deterritorializzata, l’anti-carnevalizzazione e il «discorso sulla menzogna»

Luca Benassi, Faraòn Meteosès (pseudonimo di Stefano Amorose), Daniele Santoro

LA «NUOVA POESIA» MODERNISTA FEMMINILE

la retro-rivoluzione del linguaggio poetico

Helle Busacca

la koiné espressionistica della posizione monadologica

Maria Rosaria Madonna, Maria Marchesi

l’illuminismo stilistico e la poesia tra prosaicizzazione e  stile alto-numinoso

Giorgia Stecher, Chiara Moimas

la poesia tra disumanizzazione e sublimazione

Lidia Are Caverni, Laura Canciani, Maria Rita Bozzetti

il canto monodico della monadicità dell’io

Maria Consolo, Maria Benedetta Cerro, Anna Ventura

la poesia neo-pagana e l’espressionismo «significazionista»

Rosita Copioli, Isabella Vincentini, Gabriella Sica, Giovanna Sicari

la procedura stilistica simbolico-allegorica

Daniela Marcheschi, Maria Teresa Ciammaruconi

il «dialogo» come autorappresentazione dell’io e il reale neo-iposurreale

Lidia Gargiulo, Giuseppina Amodei, Serena Maffìa, Elena Ribet, Daniela Bellodi

 

IL VERSANTE LIRICO DELLA «NUOVA POESIA» MODERNISTA

la linea metafisico-escatologica

Fornaretto Vieri, Mauro Germani

la stanchezza del tempo e la sensiblerie del Tramonto

Francesco Giuntini, Tiziano Salari

il modello  del «nuovo realismo» e il neocrepuscolarismo post-moderno

Valentino Campo, Fabrizio Dall’Aglio

LA «NUOVA POESIA» VERSO LA SOLUZIONE NARRATIVA: LA POST-POESIA

                       

dallo sperimentalismo alla narratività dello sguardo «interno»

Cesare Viviani, Fabio Troncarelli

post-simbolismo, esistenzialismo, carnevalizzazione

Sandro Montalto, Alfredo Rienzi, Adam Vaccaro

dal post-discorsivo alla post-poesia

Davide Rondoni, Roberto Pazzi, Luciano Troisio, Giancarlo Baroni

lo sguardo prospettico e la lingua poetica del «falegname»

Davide Puccini, Nello Rosolino Rosolini

la «fine» della civiltà del modernismo verso la post-poesia

Mauro Ferrari, Massimo Giannotta, Plinio Perilli, Andrea Di Consoli

LA VERSIONE ANTIMODERNA DELLA «NUOVA POESIA» MODERNISTA

la parola «remota»  e la figuralità «arcaica»

Luigi Manzi, Giancarlo Pontiggia, Luigi Celi

la poesia lirica dopo l’età della lirica

Pietro Civitareale, Marco Onofrio

LA  LINEA  MERIDIONALE  DELLA «NUOVA POESIA» MODERNISTA

Giovanni Occhipinti

Carlo Cipparrone

Pino Corbo

Rocco Taliano Grasso

Eugenio Nastasi

Angelo Lippo

Antonio Spagnuolo

Franco Riccio

Nicolino Longo

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