In Italia c’erano i cartelloni dei cantastorie, e quello dell’ “opra” dei pupi siciliani. L’adozione del fumetto rientra nel quadro dell’adozione delle mode e dei modi della borghesia internazionale da parte dei ceti privilegiati italiani. Fa parte della “modernizzazione” in atto. Il fumetto in Italia trova il suo pubblico soprattutto nel mondo dei ragazzi. E due riviste principali: L’Illustrazione dei Piccoli, edito a Torino da Picco e Toselli, che fa conoscere soprattutto il fumetto francese. E il Corriere dei Piccoli che fa conoscere i cartoonist statunitensi.Il primo numero del Corriere dei Piccoli viene pubblicato il 27 dicembre 1908. Ne è direttore e fondatore Silvio Spaventa Filippi, giornalista e scrittore – erano sue le traduzioni allora correnti di Charles Dickens. Il Corriere dei Piccoli ebbe questa particolarità: i balloons sono sostituiti da didascalie in ottonari, a piè di ogni vignetta. Altra caratteristica, i nomi dei personaggi originari vengono sistematicamente italianizzati, e adattati a quello che si ritiene essere il mondo (un po’ lezioso) dei bambini cui ci si rivolge: così Buster Brown, la sorelina e il cane diventano Mimmo, Mammola e Medoro. Happy Hooligan diventa Fortunello, zio Si diventa Ciccio, la mula Maud diventa Checca. Jiggs e Maggie diverranno Arcibaldo e Petronilla. Fin dal primo numero il “corrierino” (come verrà ben presto chiamato), invita pittori e illustratori italiani a cimentarsi nel nuovo racconto disegnato. E in quel primo numero appare il primo personaggio italiano “a fumetti”, il negretto Bilbolbul di Attilio Mussino. Hanno la possibilità di debuttare in questo modo i primi cartoonist italiani: Attilio Mussino, l’unico a produrre delle tavole a puntate con racconto completo (“Il collegio La Delizia”). Forse il maggiore di questo primo periodo è Antonio Rubino, pittore scrittore e poeta, creatore dei personaggi di Pino e Pina (1909), e di Quadratino (1909).Fumetto5_McCloud3.jpg