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Il Movimento MADI’ (da MAterialismo DIalettico) venne fondato a Buenos Aires nel 1946 da Carmelo Arden Quin e da altri artisti aniconici, che già avevano collaborato alla rivista Arturo nel 1944, in pieno periodo peronista, spinti dal desiderio di modificare la tradizionale concezione del quadro, sia accorpando diverse superfici dipinte sia abolendo la cornice, che per secoli ha imprigionato i dipinti. MADI’ rappresenta il traguardo avanzato raggiunto dall’arte aniconica, dopo il Concretismo e il Costruttivismo che ha coinvolto inizialmente molti artisti latino-americani e poi di altri paesi, facendo proseliti dalla metà degli anni Ottanta e soprattutto dall’inizio dei Novanta in Italia, tanto che oggi il Gruppo Madì Italiano conta ben 20 artisti distribuiti geograficamente dal Nord al Sud de paese. Il volume Arte Madì in Italia 1991-2002 accompagna l’omonima mostra presentata (dal 26 maggio al 21 luglio 2002) al Museo d’Arte delle Generazioni Italiane del ‘900 “G. Bargellini” di Pieve di Cento (Bologna), a cura di Anna Canali, presidente dell’Associazione Culturale Arte Struktura e segretaria del Movimento Madì Italia, e realizzata in collaborazione con il Contemporary Art Center Gianfranco Bonomi di Brescia. Esso offre “un momento di riflessione sulle prospettive della creatività moderna” – come puntualizza Giorgio Di Genova nella sua introduzione – “ma anche sulle possibilità del linguaggio dell’arte fine a se stessa e che su se stessa riflette, poggiando e basandosi esclusivamente sugli strumenti del suo specifico linguaggio, non piegati alla schiavitù della mimesi della natura o della realtà, ma utilizzati in quanto rappresentativi di se stessi per un puro gusto estetico, nel quale tanta parte ha la componente ludica, importante pilastro, più di quanto non si creda, del creare artistico”.
Attraverso le opere di Angelo G. Bertolio, Saverio Cecere, Elena Fia Fozzer, Mirella Forlivesi, Reale F. Frangi, Aldo Fulchignoni, Franco Giuli, Gino Luggi, Vincenzo Mascia, Renato Milo, Giuseppe Minoretti, Gianfranco Nicolato, Antonio Perrottelli, Marta Pilone, Gaetano Pinna, Salvador Presta, Hilda Reich Duse, Giuseppe Rosa, Rino Sernaglia e Piergiorgio Zangara, viene proposto un viaggio all’interno delle creazione degli artisti Madì italiani che con le loro opere danno una attuale ed originale testimonianza di come il Madì continui ad essere pensiero, sperimentazione, invenzione, una condizione di coscienza e conoscenza, rielaborazione di tecniche tradizionali e ricerca stimolante di forme e materiali nuovi, in rapporto con gli sviluppi della società contemporanea.