I calligrammes di Claudia Giraudo- l’unione di Segno e Messaggio –

Maria Stella Rossi

Per cercare nelle opere di Claudia Giraudo i segni stilistici ed espressivi chiarificatori della sua poetica è necessario porre l’attenzione su alcuni elementi tratti dal quotidiano con chiari rimandi a un mondo parallelo dove dominano l’interpretazione dei simboli e la dimensione surreale.
Dalla realtà ci arrivano animali, fili e cerchi, e ancora copricapo scenografici che vengono utilizzati dalla pittrice con attenta consapevolezza e con raffinate ed efficaci capacità tecniche.
Si entra nel suo mondo interiore muniti di chiavi di lettura, di riferimenti culturali e di capacità interpretative.
Solo in questo modo si scopre il variegato accumulo di conoscenze e di pensieri filosofici, psicologici e letterari che arricchiscono e connotano il percorso creativo della Giraudo.
Allora due sono i piani di lettura che ci offrono i suoi quadri, il primo più immediato fatto di emozioni e di intrecci sensoriali, il secondo più impegnativo e profondo perché coinvolge il pensiero speculativo e la ricerca dei messaggi che la pittrice elargisce e dissemina nelle sue opere in attesa di chi li coglierà e li svelerà.
Alla domanda che la Giraudo si pone sul senso della pittura ai nostri tempi, quando tutto sembra già esplorato e detto, rispondono le sue stesse opere che cercano e realizzano una necessità atavica di esprimere l’insondabile e chiarire l’urgenza interiore di lasciare segni che colgano anche l’atto di sintesi soggettiva.
Ecco, per Claudia Giraudo l’artista ha un ruolo ben delineato: è un precursore, un visionario che indica una possibile strada di conoscenza.
Ai personaggi delle sue tele affida messaggi, pensieri e sogni che mettono in contatto il mondo interiore con quello esterno; sono essi i portavoce delle continue interferenze fra i dualismi, anima/corpo, realtà/sogno, che segnano e determinano l’esistenza umana.
Ancora una dualità viene indicata già nel titolo che dà il nome alla mostra;
nel termine Calligrammes, tratto dalla raccolta poetica di un letterato cubista qual è stato Guillaume Apollinaire, la pittrice trova la metafora di cui servirsi per delineare una immediata collocazione culturale delle opere.
Ebbene, i calligrammi rappresentano una figura riconoscibile ma anche una poesia, Claudia Giraudo senza usare le parole unisce in maniera imprescindibile segno e messaggi.
E così gli animali, che nelle precedenti produzioni erano dipinti come elementi decorativi, diventano gli interpreti eletti alla pari dei personaggi umani. Essi sono i daimon ovvero animali rivelatori delle qualità nascoste dell’anima che accompagnano e interagiscono con la vita dell’uomo, trait d’union fra ciò che è reale e ciò che è visione o sogno, compagni armonici e silenziosi in perfetta sintonia con le figure adolescenziali ricorrenti e scelte dalla Giraudo per significare la sua ricerca di purezza, di freschezza dell’anima e del corpo. Gli adolescenti ritratti sono presenze innocenti e nello stesso tempo creature dallo sguardo a volte capriccioso, altre volte sognante e velatamente malinconico tutte protese verso il possibile e non verso ciò che è irrimediabilmente accaduto.
E’ un indagare e soffermarsi quasi ai limiti dell’ossessione su queste figure in evoluzione, nell’attimo prima delle scelte, ancor prima della stessa probabile corruzione che potrà toccare quei volti e quegli sguardi.
Ma la presenza dei daimon-animali, sempre in stretta rispondenza con i personaggi umani ritratti, possono diventare numi tutelari, guide sagge che indirizzino l’animo verso la propria specifica vocazione, per realizzare il proprio progetto di vita in questo mondo e in questo unico viaggio concessoci.
I riferimenti alla psicologia detta archetipica, il cui maestro è James Hillman, sono chiari rivelatori di un pensiero che scandaglia l’anima e ne cerca l’essenza. Allora il daimon lo potremmo chiamare anche vocazione, carattere, destino che ogni essere umano è chiamato a realizzare pienamente.
Il quadro chiave dell’intera esposizione, come un perno intorno al quale girano tutti gli altri, è Musica per Iguane, opera che sintetizza la maturità stilistica della Giraudo per la notevole costruzione tecnica e la riuscita espressività. Queste doti si materializzano sulla tela per il tramite dello sguardo di un’adolescente androgina, che ostenta un magnifico copricapo a punta e di un’iguana meraviglioso daimon dagli occhi suadenti al pari di quelli della fanciulla.
L’accostamento fra le due creature, quella animale e quella umana, è calibrato e armonico. Vi ritroviamo i temi cari alla pittrice e nello stesso tempo un loro ulteriore approfondimento.
Senza usare alcun segno rivelatore di tempo e di luoghi, tutto è sospeso, decontestualizzato, un immaginario fumo di seppia confonde le idee di chi guarda e tutto è voluto dalla mano e dal pensiero dell’artista che desidera portarci in un mondo fuori dal tempo.
I copricapo, accessori preziosi e insoliti calzati dai personaggi dipinti, sono parte di un rituale adoperato per chi viene insignito di un incarico. Quando si diventa messaggeri scelti e interpreti di suggestioni oniriche tutto può diventare metaforico ed ecco allora le atmosfere circensi dare il loro tocco fatato e ludico.
Personaggi e simboli quali l’hula hoop- o cerchio che si voglia- interpretano
il gioco della vita per analogie e assonanze. Trampoli, elefanti e pesci addobbati
da Arlecchini che si mostrano dalla tela solo in parte, come se emergessero da mondi invisibili, e ancora i travestimenti, che sono la divisa inoffensiva scelta dai personaggi del circo, ci portano in un mondo immaginifico e nello stesso tempo vero in una commistione che fa incontrare anime e mondi lontani.
Sono stralci di lettere, che decorano alcuni quadri, i segnali usati per avvicinare il tempo del passato al presente e confermare quella sua ciclicità che scorre fluida. E allora il cerchio è la simbologia scelta per significare ciò che non ha inizio né fine, una sorta di partenza atavica del tutto, mentre i fili sorretti da mani o da becchi e zampe di uccelli o che sostengono tartarughe o altri animali sono il chiaro riferimento al legame che lega le situazioni, le storie, gli esseri umani e il mondo degli animali tutti interconnessi e chiamati a interpretare la danza della vita.
La pittura diviene espressione di input sublimali quando è proprio l’emozione a toccare l’anima e a farla vibrare e in questo processo in cui si conferma la frase che “le risposte estetiche sono risposte morali” si pone il ruolo dell’artista che con il suo lavoro non innesca un’emozione fine a se stessa ma un processo di riflessione che sprigiona un’energia fiduciosa come motore contrario e opposto alle situazioni spesso contraddittorie e nichiliste di oggi.
Come non emozionarsi e non soffermarsi a cercare significati reconditi di fronte al quadro “Domatrice di Camaleonti”! C’è amabile sintonia tra la fanciulla e il rettile, considerato sempre poco aggraziato, la pittrice, invece, lo ritrae in un atteggiamento di grazia leggera mentre pone la zampa sulla spalla della figura femminile con cappello ad elmetto, azzurro e alato.
Improbabili elefanti, pesci e poi fenicotteri che rimandano a simmetrie e a intese interiori, occhi che bucano la scena ritratta -e non sai quali sono più espressivi quelli umani o quelli dell’animale -, cura dei dettagli, come nell’opera “La lingua Sconosciuta” dove ogni minima pennellata è stata studiata a cominciare dal tendaggio che ci fa pensare ai drappeggi amati da Jan Vermeer, e ancora la rappresentazione della luce che accende di vita volti e fondali costituiscono un mix che anima un universo alla ricerca dell’equilibrio che come un filo sottile divide ciò che è da ciò che potrebbe essere o accadere.
Questo soffermarsi sulla produzione attuale della Giraudo si conclude con l’analisi di un’opera che elegge a personaggio un procione. L’armonia della costruzione di linee curve e di masse di colore, l’espressività dell’animale, ritratto con la piccola zampa che poggia teneramente sulla fronte di un ragazzo biondo, donano all’opera “Specchi Puri” un’atmosfera di attesa, di stupore,di scoperta che cattura e innesca i pensieri.
E così l’arte di Claudia Giraudo trova il suo canale espressivo e fruibile in un rapporto vicendevole tra chi dipinge e chi osserva.
Il quadro diviene veramente tale nell’attimo stesso in cui riceve il battesimo dello sguardo come un libro che si completa pienamente solo con la lettura.
E sono ancora gli sguardi, rappresentati in maniera così attrattiva e comunicativa, a indicarci la scia di possibili traiettorie e scelte.


titolo: La lingua sconosciuta
tecnica: olio su tela
misura: 93×80 cm
anno: 2011

CGA-11-18
titolo: Musica per iguane
tecnica: olio su tela
misura: 70×50 cm
anno: 2011

CGA-11-20
titolo: Specchi puri
tecnica: olio su tela
misura: 50×45 cm
anno: 2011