Il 19 ottobre 2014 la beatificazione del Pontefice

Domenica 19 ottobre 2014 Paolo VI sarà Beatificato da Papa Francesco alle ore 10.30 durante la Messa a Piazza San Pietro che concluderà il Sinodo straordinario della famiglia a circa sei mesi dalla doppia canonizzazione del 27 aprile, dei Papa Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. A questi due Santi Papi il pittore Francesco Guadagnuolo ha dedicato due mostre inaugurate in occasione della loro Canonizzazione.

Francesco Guadagnuolo presenta sabato 18 ottobre 2014 alle ore 17,00, una grande mostra per celebrare Papa Paolo VI, in occasione della Beatificazione, promossa e organizzata dalla Libreria Leoniana, di Via dei Corridori, 28 adiacente al Vaticano, accanto al Braccio destro del colonnato berniniano e rimarrà aperta fino al 30 novembre 2014 (tutti i giorni feriali dalle ore 8,00 alle ore 18,30, tranne il giovedì: dalle ore 8,00 alle ore 13,00 e dalle 15,00 alle ore 18,30).

 

La Mostra

L’esposizione, è dedicata a Papa Paolo VI dal titolo: «Paolo VI: dieci parole ai giovani» un decalogo per i giovani del Terzo Millennio tratto dall’insegnamento di Paolo VI scelti dall’allora Mons. Pasquale Macchi che Guadagnuolo ha avuto modo di conoscere personalmente. Nelle opere pittoriche con dieci pensieri e ritratti del Pontefice, l’artista ha scoperto un modo originale nello sviluppare il legame tra parola e

immagine, creando novità nell’espressione artistica, per la realizzazione del ritratto papale. Nella mostra di Guadagnuolo, nuova ed esclusiva, non certo facile nell’affrontarla, ne è uscita un’immagine di Paolo VI sorridente e pieno di umanità. Un Papa che sino alla fine ha avuto bisogno di dare, come ha sempre fatto, a quell’umanità che ha amato profondamente. Il Maestro così è riuscito a cogliere la vera anima del Papa, spesso incompreso davanti ad un mondo tormentato come sono stati gli anni del Suo Pontificato. Guadagnuolo ha rivelato con la serie di ritratti l’aspetto meno visibile e più riservato del Papa, coniugando la parola all’immagine nei principi artistici di bellezza e verità. «La capacità artistica di Francesco Guadagnuolo – aveva scritto Giulio Andreotti – in questi ritratti è straordinaria». Mons. Sante Montanaro nella presentazione aveva scritto: «Parole e immagini, amalgamate insieme in un affettuoso abbraccio, hanno dato vita ad un unico, suggestivo e magico affresco donde è emersa l’opera d’arte vera?del Maestro Francesco Guadagnuolo, che ha reso giovani e uomini maturi partecipi di quello che è stato il sublime Magistero e il grande insegnamento di un indimenticabile Papa del XX secolo».

Giovanni Battista Montini succede a Papa Giovanni XXIII prendendo il nome di Paolo, che è già indicativo per il Suo Pontificato, perché come l’Apostolo Paolo, desiderava ricollocare la Chiesa nel cuore del mondo?e far arrivare la Parola del Vangelo in qualunque posto, così anche Paolo VI fu il primo Papa che incominciò a viaggiare alla scoperta di uomini e momenti nel segno della pace e del bene. Scrive Mons. Elio Venier «Ci resta ora di assolvere ad un doveroso compito. Quindici anni di Vescovo di Roma hanno consacrato Papa Montini tra i grandi Pontefici d’ogni tempo e tra i più generosi benefattori della nostra città di Roma.?La storia avrà molto da dire su Giovanni Battista Montini, il nuovo San Paolo della chiesa attuale, come lo aveva definito il Patriarca Atenagora».

[…] Viene poi ad affermarsi l’Arte Concettuale, secondo cui l’opera d’arte è ritenuta visione di un’idea, anziché dell’oggetto in sé. Giulio Paolini si attesta sulla ricerca dell’atto creativo, in base alla percezione fondante dell’arte.

Nel frattempo a Torino il critico Germano Celant dà il nome di Arte Povera a un gruppo di artisti, che trovano nei materiali di scarto la materia e l’anima per le loro opere: Mario e Marisa Merz, Giovanni Anselmo, Luciano Fabro, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, Pier Paolo Calzolari e Alighiero Boetti.

Bruno Munari si dedica all’Arte Cinetica; Salvatore Emblema e Giorgio Griffa all’Astrazione Analitica. Altri artisti di analoga ma varia tendenza furono: Claudio Verna, Niele Toroni, Marco Gastini, Elio Marchigiani e Claudio Olivieri.

Negli anni Novanta la pittura assorbì tutte le conoscenze figurative ed astratte, attraverso metodi multimediali, che manifestano una realtà contraddittoria, non di rado e sempre più violenta. Uno degli artisti che attua queste commistioni è Francesco Guadagnuolo, ritenuto il rappresentante italiano del Transrealismo internazionale. Egli lo fa uniformando nelle sue opere poesia, prosa, musica, scienza, teatro, cinema, fotografia, ottenendo una fusione di linguaggi e di arti. L’artista siciliano propone una fenomenologia culturale complessa, tale da investire l’arte, la letteratura e la musica, il pensiero filosofico. Insomma, un sincretismo sorretto da un instancabile spirito di ricerca. L’obiettivo principale resta tuttavia quello di valorizzare e aggiornare l’urgenza realista. Da ciò scaturisce un segno capace di rappresentare le realtà umane con tutte le loro antinomie, attraverso modularità astratto-informali, concettuali o “povere” che siano. L’intuizione di fondere pittura e poesia si concretizza sin dal 1991, con le opere “Luoghi del Tempo”, tramite l’innesto di poesie autografe dei più illustri poeti internazionali. Questa collezione-museo, inoltre, ha permesso a studiosi, critici e letterati di rapportarsi alla pittura e alla poesia con significati e considerazioni nuovi. Da uomo del suo tempo, Guadagnuolo ha captato la valenza dei simboli rappresentati dal mondo computerizzato, attraverso ogni varietà di telecomunicazioni e delle nuove tecnologie, ed ha ravvisato la loro finalità sintomatica, in parte ormai inerente agli avvenimenti storici, pronto a tratteggiare il corpo sociale contemporaneo così come viene mostrato in tutto il suo carattere drammatico e spesso purtroppo anche crudele. Da quest’indagine nasce la mostra “New York – New York 11.9.2001: Before and Afterwards” di Guadagnuolo, una vicenda che ha scalfito la storia di inizio del nuovo millennio. L’opera così intesa e compresa, viene assorbita dallo spazio urbano, esplodendo in una forza contraddistinta dal segno e dal colore, che concorre a smembrare gli aspetti formali, siano essi figurativi che non figurativi. Disporre la rappresentazione secondo un tale criterio, che esalti i contrasti, rende infine l’artista consapevole di mettersi a confronto con un mondo e una realtà scientifica e tecnologica, sempre più ampia e multiforme (“Il Nuovo Grande Vetro”, 1993; “Segno Suono Luce”, 1996/’97; “Gli iperspazi e l’energia del segno”, 1997/’98; “Cosmografie”, 1998, e l’istallazione a n stadi ‘in progress’ “Metamorfosi immaginifiche della condizione umana”, 2001).

 

Vinicio Saviantoni, allievo di Lionello Venturi, ha collaborato come critico d’arte militante e storico dell’arte