Marguy Deboberg

Due o tre analogie bambinesche tra Mark Zuckerberg a Guy Debord  senza nessuna pretesa, senza nessuna pretesa se non quella di divertirsi con un mondo a rotoli…..

« Una generazione va, una generazione viene

ma la terra resta sempre la stessa.

Il sole sorge e il sole tramonta,

si affretta verso il luogo da dove risorgerà.

Il vento soffia a mezzogiorno, poi gira a tramontana;

gira e rigira e sopra i suoi giri il vento ritorna. »

« Il Creatore del mondo e di tutte le anime sa quello che accadde tra gli individui nelle vite precedenti »

(Zohar)

Nell’ambito della filosofia occidentale, Pitagora e la sua scuola sembrano essere stati fra i primi a sostenere la dottrina della reincarnazione o metempsicosi seppure sulla base di culti orfici preesistenti.

Aristotele[5] cita la metempsicosi come un “mito” della scuola pitagorica mentre Platone, il più noto per la sua dottrina della trasmigrazione delle anime[6] non nomina mai Pitagora ma piuttosto indica Filolao, membro della scuola pitagorica.

Alcuni versi di Senofane, riportati da Diogene Laerzio[8] alludono alla metempsicosi riferendola a un aneddoto con protagonista Pitagora:

« Si dice che un giorno, passando vicino a qualcuno che maltrattava un cane, [Pitagora], colmo di compassione, pronunciò queste parole: “Smettila di colpirlo! La sua anima la sento, è quella di un amico che ho riconosciuto dal timbro della voce.” »

Oltre a questo riferimento lo stesso Diogene Laerzio scrive:

« Si narra che Pitagora sia stato il primo presso i greci ad insegnare che l’anima deve passare per il cerchio delle necessità e che veniva legata in vari tempi a diversi corpi viventi…[9] »

 

Nell’orfismo e nella scuola pitagorica la metempsicosi era collegata alla loro cosmologia poiché essi sostenevano che questa avvenisse ciclicamente al compimento di un corso astronomico dell’universo.

L’uomo secondo i pitagorici è precipitato sulla terra a causa di una colpa originaria, per via della quale è costretto a trasmigrare da un corpo a un altro, non solo di umani ma anche di piante e animali. Per liberarsi da questa catena di morti e rinascite occorre ritornare allo stadio di purezza originaria dedicandosi alla contemplazione disinteressata della verità, praticando dei rituali esoterici di iniziazione e di catarsi, di purificazione. I pitagorici ritenevano che la vita del matematico fosse quella che più si avvicinasse alla condizione libera e divina in cui l’anima si trovava prima della sua caduta.

Empedocle

Empedocle nelle sue Purificazioni riprenderà la dottrina orfico-pitagorica della metempsicosi, sostenendo sulla scia di Parmenide che nulla si crea e nulla si distrugge, aggiungendo però che tutto si trasforma sulla base di due forze soprannaturali, Amore e Odio, le quali determinano l’aggregazione o la disgregazione dei quattro elementi. L’anima dunque è immortale, e la sua nascita e la sua morte sono solo aspetti passeggeri dovuti all’intervento di quelle due forze. L’uscita dal ciclo dipende per ognuno dal comportamento tenuto in vita.

Platone

Riappropriandosi della tradizione orfica e pitagorica, Platone fece della reincarnazione, trattata soprattutto nel Mito di Er il perno della sua dottrina della conoscenza, basata sul concetto di reminiscenza o anamnesi. L’esistenza della reincarnazione, secondo Platone, è testimoniata dal fatto che le nostre conoscenze del mondo sensibile si basano su forme e modelli matematici che non trovano riscontro in esso, ma sembrano provenire da un luogo iperuranio dove il nostro intelletto doveva averli contemplati prima di nascere. Nel mito del carro e dell’auriga, da lui esposto nel Fedro, egli immagina che l’anima, in seguito alla morte, sia simile a una biga che cerca il più possibile di risalire al cielo iperuranio, dimora delle Idee, per assorbirne la sapienza.

A causa della propria concupiscenza però, simboleggiata da un cavallo nero, l’anima è facilmente soggetta a precipitare nuovamente verso il basso, cioè a reincarnarsi. Chi è precipitato subito rinascerà come una persona ignorante o comunque lontana dalla saggezza filosofica, mentre coloro che sono riusciti a contemplare l’Iperuranio per un tempo più lungo rinasceranno come saggi e come filosofi. La reincarnazione consente secondo Platone di spiegare anche l’innatismo della conoscenza, concezione secondo la quale l’apprendimento consiste propriamente nel ridestarsi di un sapere già presente in forma latente nella nostra anima, ma che era stato dimenticato al momento della nascita ed era perciò inconscio: conoscere significa dunque ricordare.

Dopo Platone, la dottrina della reincarnazione o metempsicosi passerà nei neoplatonici e in varie correnti gnostiche, esoteriche ed ermetiche, proprie del tardo ellenismo. Filone di Alessandria fu tra i primi a conciliare la religione ebraica con la reincarnazione platonica.Plotino, Giamblico e Proclo, ripresero sostanzialmente da Platone la concezione che l’anima si reincarni e ritorni sulla terra a causa di una colpa originaria, per espiare la quale occorre compiere un lungo cammino di ascesi, liberandosi dagli affetti terreni che altrimenti potrebbero indurre l’anima a restare vincolata alla materia.

La reincarnazione fu accolta solo presso ambienti cristiani poi ritenuti eterodossi. Origene sembrava accettare la possibilità di una preesistenza dell’anima anteriore alla nascita, ma contestava che lo spirito umano potesse reincarnarsi nel corpo di animali. In seguito la reincarnazione fu ribadita dal filosofo Scoto Eriugena. Secondo i sostenitori della reincarnazione nel Cristianesimo, alcuni passi del Vangelo farebbero indurre questa possibilità, ad esempio:   Quando Gesù chiede agli apostoli: «Chi credete che io sia?», essi rispondono: «Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia ed altri Geremia o uno dei Profeti».Ciò testimonierebbe l’accettazione della possibilità che un profeta del passato potesse reincarnarsi nel Cristo.L’episodio della trasfigurazione sul monte Tabor: «“Ma io vi dico che Elia è già venuto e non lo hanno riconosciuto”, allora i discepoli compresero che aveva parlato di Giovanni il Battista».«“Tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni e, se volete accettarlo, egli è quell’Elia che doveva venire”».Quando i farisei interrogano il cieco che annuncia la guarigione: «“Tu sei venuto al mondo ricoperto di peccati e vuoi farci da maestro”».Quando i farisei interrogano il Battista su chi egli sia e con quale autorità compia il suo ministero, gli prospettano tre personaggi di cui uno sicuramente morto ovvero Elia, il Messia o il Profeta. Nell’incontro con Nicodemo Gesù sembrerebbe suggerire una rinascita immediata ovvero una conversione dell’anima all’ipotesi di reincarnazione.

Anche in un testo gnostico denominato Pistis Sophia verrebbe prospettata la possibilità della reincarnazione, sempre però in vista di un suo superamento finale. Va però precisato che tra i tanti testi gnostici ed apocrifi la quasi totalità di questi, riprende l’idea della rinascita in questa vita e non in un’altra.