Dicembre 2011


La pittura italiana dal 1900 ad oggi

FRANCESCO GUADAGNUOLO

NELLA DIMENSIONE STORICA DELL’ARTE ITALIANA

VINICIO SAVIANTONI

Per comprendere meglio l’arte di Francesco Guadagnuolo è utile esaminare (anche se in maniera molto succinta) la storia della pittura italiana dal 1900 ad oggi, tramite correnti e stili che hanno vissuto lo sviluppo culturale, con le più svariate conoscenze tecniche e i molteplici modi di espressione, così da permetterci di analizzare e valutare come l’arte di Guadagnuolo si sia formata collocandosi all’interno dei fenomeni artistico-culturali degli ultimi decenni.

Nella prima decade del ’900, quando Michetti, Bistolfi, Sartorio, erano ritenuti fra i migliori artisti italiani, si manifesta in maniera travolgente il movimento Futurista nato nel 1909 con un articolo di Filippo Tommaso Marinetti pubblicato su “Le Figaro”. Il giovane critico Roberto Longhi considera la pittura Futurista come l’unica valida avanguardia italiana nell’arte del XX secolo. Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini, Carlo Carrà, Luigi Russolo ed Antonio Sant’Elia contribuiscono a creare l’importanza del movimento.

L’avanguardia Futurista, dopo la prima guerra mondiale appare dissociata soprattutto per la prematura scomparsa di Boccioni e Sant’Elia. Il Secondo Futurismo, sempre con alla guida un Marinetti abbastanza rivoluzionario, ha origine a Torino ed esce ben presto dall’ambito regionale con artisti di grande spessore quali Fortunato Depero, Luigi Fillia, Enrico Prampolini Gerardo Dottori, Bruno Mu nari, Tullio Crali, Osvaldo Peruzzi, Tato e Marasco, ma non avrà più quella forza propria che contraddistingue le grandi avanguardie.

Nel frattempo l’influenza del simbolista svizzero Arnold Böeklin viene assorbita da un giovane pittore, il quale rivela un’immaginazione malinconica e tormentata insistentemente dal mistero della realtà urbana e delle piazze disabitate. Egli è Giorgio de Chirico, che ha dato inizio all’arte Metafi sica, la quale si svilupperà fra il 1910 ed il 1920 a cui aderirono altri artisti come Carlo Carrà, Alberto Savinio e Giorgio Morandi.

Con il critico Mario Broglio, nasce poi nel 1918 il movimento Valori plastici, ‘ritorno all’ordine’ dell’arte e ad una ricerca più stilistica sulla tradizione italiana del passato: Giotto, Masaccio, Piero della Francesca.

Nel 1922 a Milano, nasce pure Novecento. Nella Galleria di Lino Pesaro s’incontrano Anselmo Bucci, Achille Funi, Emilio Malerba, Ubaldo Oppi, Leonardo Dudreville, Piero Marussig, Giorgio Morandi, Massimo Campigli, Felice Casorati e Mario Sironi.

A Torino circa nel 1929 ha vita il gruppo cosiddetto dei Sei Pittori, con Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci, promosso dai critici Lionello Venturi ed Edoardo Persico. Ricordiamo anche l’arte innovativa e altamente poetica di Luigi Spazzapan.

Il gruppo dei Chiaristi si forma a Milano nel 1930 con il critico Persico; il più rappresentativo è Umberto Lilloni. A Venezia lavora Pio Semenghini. In Toscana, Ottone Rosai. A Roma operarono Arturo Tosi, Carlo Socrate, Amerigo Bartoli, Francesco Trombadori e Fausto Pirandello.

Intorno alla rivista Il Selvaggio di Mino Maccari, sorta nel 1929 ma che conosce sia un periodo fiorentino sia uno romano, si muovono artisti come Carrà, Soffi ci, De Pisis, Morandi, Spazzapan, ed i giovani Domenico Purificato, Renato Guttuso, Orfeo Tamburi, Toti Scialoja, nonché l’incisore Luigi Bartolini.

 

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A Roma nel 1927 ha inizio la Scuola Romana; ne fanno parte Scipione (Luigi Bonichi), Mario Mafai, Antonietta Raphaël, e lo scultore Marino Mazzacurati. Vi si aggiungeranno in seguito Roberto Melli, Corrado Cagli, Giuseppe Capogrossi, Guglielmo Janni e Alberto Ziveri. In quegli anni il gruppo aveva conquistato una propria identità tutta italiana, e Roberto Longhi la soprannomina Scuola di via Cavour, che era l’indirizzo della casa-studio di Mario Mafai e Antonietta Raphaël, luogo di riunione e di accese discussioni fra artisti e letterati, tra cui Giuseppe Ungaretti, Libero De Libero, Leonardo Sinisgalli.

Negli artisti della Scuola Romana si evidenzia un carattere espressionista e l’interesse al Tonalismo, che fanno maturare le basi di un certo ‘realismo’ specialmente in artisti come Fausto Pirandello, Alberto Ziveri, Renato Guttuso e Domenico Purificato. Questi ultimi si mostrano interessati alla pittura di Mafai. Più ideologico ed espressionista a sfondo sociale è Guttuso, che da lì a poco movimenterà la vita artistico-culturale tra Roma e Milano, mentre più classico e di impronta manierista appare Purificato. L’interesse di Purificato è di rivisitare le varie forme assunte dalla tradizione figurativa, ponendo al centro della sua ricerca la tematica umana.

Nel frattempo si forma a Milano Corrente, in contrasto con l’ufficialità dell’arte neo-classicheggiante, con a capo Birolli, assieme a Cassinari, Sassu, Migneco, Treccani e lo stesso Guttuso. Nello stesso periodo numerosi artisti, con lo scopo di celebrare operai e contadini e gli eventi della lotta di classe, diedero vita al realismo sociale che verrà denominato Neorealismo. Fra gli anni Trenta e Quaranta, emerge davvero l’artista forse più considerevole del ’900 Italiano: Renato Guttuso. Egli diviene l’esponente principale del Neorealismo nel periodo del Fronte Nuovo delle Arti, cui aderirono Emilio Vedova, Renato Birolli, Ennio Morlotti, Bruno Cassinari, Leoncillo, Armando Pizzinato, Giuseppe Santomaso e Alberto Viani. In campo letterario vi hanno fra gli altri contribuito Carlo Levi, Moravia, Pasolini e Pavese.

Renzo Vespignani, all’epoca dell’occupazione nazista a Roma, usava la grafica per narrare le atrocità e i bombardamenti. Nel 1963 nasce Il Pro e Contro con lo stesso Vespignani, Attardi, Calabria, Guccione, Ferroni, Guerreschi, Farulli, Gianquinto. Intorno a questo movimento gravitano i critici Antonio Del Guercio, Dario Micacchi e Duilio Morosini. Esso inoltre diventò un punto di riferimento per lo sviluppo della Nuova Figurazione. Da ricordare sono anche molti artisti che affrontano la realtà con spirito nuovo, quali Virgilio Guzzi, Alberto Sughi, Valerio Adami, Mimmo Rotella; quest’ultimo, con i suoi décollages, mostrava una caratteristica ispirata ai manifesti pubblicitari della realtà urbana circostante.

In particolare Purificato e Guttuso hanno fortemente creduto al carattere e alla tradizione del realismo, in quanto connessa con le nostre radici culturali. Scomparso Guttuso nel 1987, ci si chiese chi potesse farsi carico della ricerca rivitalizzata del realismo italiano sul fi nire del ’900. Non sono pochi gli artisti contemporanei, che si riconoscono nell’identità storica dell’arte italiana; tanto per fare qualche nome, pensiamo a Renzo Vespignani, Ugo Attardi, Alberto Sughi, Piero Guccione, Mario Schifano, Giuseppe Zigaina e ad alcuni più giovani artisti emersi negli anni ’80.

 

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All’inizio del 1980, in quanto successore dialettico che si colloca tra Purificato e Guttuso, potremmo classifi care il giovane artista Francesco Guadagnuolo, emerso in un momento di disputa fra Ipermanierismo e Transavanguardia. Abile disegnatore, specialista nell’incisione, con un evidente talento pittorico, egli ha cercato di definire e impersonare la continuità della tradizione figurativa italiana.

Se Guttuso ha vissuto il periodo drammatico della seconda guerra mondiale, (pensiamo a una delle opere più note, la Crocifissione, dichiarata denuncia dei disastri causati dal regime), Guadagnuolo respira gli avvenimenti disastrosi del terrorismo, l’era dell’automatizzazione e dei computer, i rilevanti risultati scientifici e tecnologici che preludono al 2000.

La pittura di Guadagnuolo può essere ben considerata una sintesi di tutte le avanguardie del Novecento, sia figurative sia astratte, nel quadro complesso della contemporaneità; una Weltanschauung cari ca di afflizione ma, insieme, di redenzione. Il filosofo Rosario Assunto ha affermato che l’impulso vitale “è in lui il segno di un’identifi cazione assoluta della vita e dell’arte”.

All’età di trent’anni l’artista realizza una sua “Crocifissione”, presentata a Roma nel 1988, in una mostra curata dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana “G. Treccani”. L’opera è stata avvertita come una rinnovata realtà artistica del dopo Guttuso. La “Crocifissione” di Guadagnuolo è concetto trascendentale rispetto all’arco vitale e storico. I mali e i beni della società moderna vi sono identifi cati nel martirio di Cristo, con riflessi inquietanti e apocalittici. Essa ha rappresentato, per alcuni critici, un’opportunità di analisi e riflessione.

Alla fine degli anni Settanta, nasce la Transavanguardia per opera del critico d’arte Achille Bonito Oliva, con artisti quali Francesco Clemente, Sandro Chia, Mimmo Paladino, Enzo Cucchi e Nicola De Maria. Poco più tardi, vale a dire negli anni Ottanta, nascono Anacronismo, ovvero Ipermanierismo, con Carlo Maria Mariani e Omar Galliani, e col sostegno critico di Maurizio Calvesi; con l’appoggio teorico del critico Renato Barilli, sorgono invece i Nuovi-nuovi: artisti pronti a recuperare il passato attraverso la citazione.

Negli anni Novanta, con i fenomeni della globalizzazione e di Internet, tutto è in veloce movimento e si proietta anche in architettura. Insieme ad altri connessi, quegli stessi fattori promuovono lo sviluppo del Postmoderno, ma si avverte nello stesso tempo un decadimento socio-culturale della vita civile e urbana, spogliata di ideali.

Artisti della qualità di Francesco Guadagnuolo impiegano, oltre alle più svariate tecniche pittoriche, effetti dati dall’immagine fotografica e dall’uso del collage, compendiando la capacità di capire il modo di vivere nelle grandi metropoli. Si tratta di una pittura veloce e ricca di energia; di un’arte fatta di contenuto, la quale valuta, sia pure criticamente, i mutamenti di una società che ha consentito la circolazione culturale a dimensione mondiale.

Assistiamo al rapporto tra rappresentazione e astrazione, fra realtà e trascendenza, tra concettualismo e recupero della scrittura manuale in funzione artistica. Così, Guadagnuolo riesce a suggerire un rinnovato sentimento degli ideali sociali e intellettuali. Di lui, qui citiamo alcuni cicli di opere: “Luoghi del Tempo”, 1991/’97; “I Luoghi del Corpo”, 1993; “Incantesimo dei Luoghi e dei Simboli in memoria di Federico Fellini”, 1993/’94; “Luoghi e Simboli Americani: dialogo con Basquiat”, 1997.

 

 

La pittura italiana non figurativa dal dopoguerra ad oggi

Con la fine della seconda guerra mondiale, gli artisti italiani guardavano a ll’Europa; era attivo a Milano un gruppo di artisti interessati all’evolversi dell’arte astratta, quali Alberto Magnelli, Atanasio Soldati, Fausto Melotti, Lucio Fontana, Osvaldo Licini, Luigi Veronesi, Mario Radice, Mauro Reggiani, Manlio Rho. Da qui nascerà il Movimento per l’Arte Concreta, con Atanasio Soldati, Gillo Dorfl es, Bruno Munari, Gianni Monnet.

Lucio Fontana, nel suo Manifiesto blanco del 1946, sosteneva: “La ragione non crea. Nella creazione delle forme la sua funzione è subordinata a quella del subcosciente”. Alla Biennale di Venezia del 1947, esponeva il gruppo Fronte Nuovo delle Arti; pochi anni dopo questi autori si divisero in due gruppi, tra loro in posizione: Astrattisti e Neorealisti. Afro Basaldella nel 1948 inaugura il suo periodo astratto, nel quale egli richiama una forma di tonalismo romano, fino ad approdare a un’espressione astratto concreta non priva di  suggestioni naturalistiche.

Emilio Vedova, con una pittura gestuale, crea effetti di cromie dinamiche che mostrano le realtà emozionali, interpretando anche temi civili e sociali. Egli crea i suoi Plurimi, e così li commenta: “Nati come armi dinamiche, di un segno aggressivo che non poteva più rimanere nella dimensione statica, precostituita del quadro […]; non sculture da girarci attorno, ma personaggi moventi che invitano al dialogo, che provocano […] più partecipazioni attive”.

Emilio Scanavino esordisce nell’ambito dell’informale europeo. Alberto Burri fa uso di materiali grezzi come tela di sacco, catrami e muffe; l’artista dispone la materia in modo arbitrario perché la materia lacerata, bruciata, contiene in sé una drammaticità che bene esprime l’afflizione umana. Giulio Turcato prova nuove tecniche e materiali come gommapiuma, perline catarifrangenti e colori cangianti fluorescenti. Lucio Fontana interviene sulla tela con tagli e buchi, dando vita allo  Spazialismo, cui aderirono Tancredi, Roberto Crippa e Gianni Dova. Giuseppe Capogrossi partecipa a Origine e al “Manifesto spazialista”; dipinge, inoltre, una serie di opere chiamate Superficie.

 

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Alla Pop Art e alla Op Art, movimenti internazionali, contribuiscono anche artisti italiani con il Gruppo T di Milano, formato da Anceschi, Boriani, Colombo, De Vecchi, Varisco; con il Gruppo N di Padova, formato da Biasi, Chiggio, Costa, Landi, Massironi, e con Forma Uno di Roma formato da Accardi, Consagra, Perilli, Attardi, Dorazio, Guerrini, Sanfi lippo e Turcato. Essi differenziarono l’astratto con il concreto, interessati alla ricerca di forme pure, primordiali, che, partendo dalla realtà oggettiva, permisero loro di arrivare al linguaggio astratto inteso come simbolo di libertà.

Piero Dorazio creava textures variopinte; Piero Manzoni ha posto le basi della sua arte nell’ironia, nel paradosso; rinomate sono le scatole contenenti “merda d’artista” del 1961, oppure quelle contenenti “fiato d’artista”. Toti Scialoja ricercava una pittura gestuale, astratto-spressionistica, di origine americana; Umberto Mastroianni faceva defl agrare la materia, rappresentando tutta la sua energia nello spazio.

A Roma, un notevole apporto alla Pop Art italiana si ha con Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, che reinterpretano la realtà seppure in forme differenti da quelle americane. Sono altresì significative le ricerche degli artisti Francesco Lo Savio e Pino Pascali.

Una ricerca astratta derivata dalla geometria viene condivisa da Agostino Bonalumi, con tele estroflesse e al loro interno sagome di legno, così da creare particolari effetti di luce, e da Enrico Castellani, con tele modulate per mezzo di chiodi collocati in spazi ritmati. Joannis Kounellis introduce nelle sue opere elementi normalmente utilizzati nella realtà circostante; Michelangelo Pistoletto adopera specchi e superfi ci d’acciaio, con immagini incollate.

Viene poi ad affermarsi l’Arte Concettuale, secondo cui l’opera d’arte è ritenuta visione di un’idea, anziché dell’oggetto in sé. Giulio Paolini si attesta sulla ricerca dell’atto creativo, in base alla percezione fondante dell’arte. Nel frattempo a Torino il critico Germano Celant dà il nome di Arte Povera a un gruppo di artisti, che trovano nei materiali di scarto la materia e l’anima per le loro opere: Mario e Marisa Merz, Giovanni Anselmo, Luciano Fabro, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, Pier Paolo Calzolari e Alighiero Boetti.

Bruno Munari si dedica all’Arte Cinetica; Salvatore Emblema e Giorgio Griffa all’Astrazione Analitica. Altri artisti di analoga ma varia tendenza furono: Claudio Verna, Niele Toroni, Marco Gastini, Elio Marchigiani e Claudio Olivieri.

 

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Negli anni Novanta la pittura assorbì tutte le conoscenze figurative ed astratte, attraverso metodi multimediali, che manifestano una realtà contraddittoria, non di rado e sempre più violenta. Uno degli artisti che attua queste commistioni è Francesco Guadagnuolo. Egli lo fa uniformando nelle sue opere poesia, prosa, musica, scienza, teatro, cinema, fotografi a, ottenendo una fusione di linguaggi e di arti.

L’artista siciliano propone una fenomenologia culturale complessa, tale da investire l’arte, la letteratura e la musica, il pensiero filosofico. Insomma, un sincretismo sorretto da un instancabile spirito di ricerca. L’obiettivo principale resta tuttavia quello di valorizzare e aggiornare l’urgenza realista. Da ciò scaturisce un segno capace di rappresentare le realtà umane con tutte le loro antinomie, attraverso modularità astratto-informali, concettuali o “povere” che siano.

L’intuizione di fondere pittura e poesia si concretizza sin dal 1991, con le opere “Luoghi del Tempo”, tramite l’innesto di poesie autografe dei più illustri poeti internazionali. Questa collezione-museo, inoltre, ha permesso a studiosi, critici e letterati di rapportarsi alla pittura e alla poesia con signifi cati e considerazioni nuovi.

Da uomo del suo tempo, Guadagnuolo ha captato la valenza dei simboli rappresentati dal mondo computerizzato, attraverso ogni varietà di telecomunicazioni

e delle nuove tecnologie, ed ha ravvisato la loro finalità sintomatica, in parte ormai inerente agli avvenimenti storici, pronto a tratteggiare il corpo sociale contemporaneo così come viene mostrato in tutto il suo carattere drammatico e spesso purtroppo anche crudele.

Da quest’indagine nasce la mostra “New York-New York 11.9.2001: Before and Afterwards” di Guadagnuolo, una vicenda che ha scalfito la storia di inizio del nuovo millennio. L’opera così intesa e compresa, viene assorbita dallo spazio urbano, esplodendo in una forza contraddistinta dal segno e dal colore, che concorre a smembrare gli aspetti formali, siano essi figurativi che non figurativi.

Disporre la rappresentazione secondo un tale criterio, che esalti i contrasti, rende infine l’artista consapevole di mettersi a confronto con un mondo e una realtà scientifica e tecnologica, sempre più ampia e multiforme (“Il Nuovo Grande Vetro, 1993; “Segno Suono Luce, 1996/’97; “Gli iperspazi e l’energia del segno”, 1997/’98; “Cosmografi e”, 1998, e l’istallazione a n stadi ‘in progress’ “Metamorfosi immaginifiche della condizione umana”, 2001).

 

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Nota dell’Autore:

Ci scusiamo con i lettori di eventuali omissioni poiché, in poche pagine, non si è potuto dare una visione ampia o completa dell’arte del ’900. Si è inteso indicare solo artisti e sviluppi di alcune correnti e stili dell’arte italiana, nello

stesso periodo.


http://www.laquila99.tv/2011/12/16/lepopea-aquilana-del-popolo-delle-carriole/
Carissime (i), tra una nuotata e l’altra Il Naufrago ha provato a scrivere qulacosa sull’acqua. Nel link segnalato troverete alcune pagine di “L’epopea aquilana del Popolo delle carriole. All’avanguardia dell’indignazione hesseliana”. Innanzitutto la presentazione del libro di mercoledi’ scorso avvenuta a L’Aquila nel tendone di Piazza Duomo. Della prima parte (atti seminariali dedicati all’Indignez-vous! di Hessel) ho proposto due miei testi dedicati all’indignazione: Dell’intermezzo (alcuni dei 20 fotoracconti in omaggio a Guy Debord). Dei cinque racconti su Mr. T, una mia stralunata missiva, seguita da una autoironica opera d’arte sull’avviso di garanzia pervenutomi quest’estate. Ancora. Dello splendido DVD allegato “Mi fa male” del giovane regista aquilano Luca Cococcetta, interpretato da Manuele Morgese, il link di un trailer ed il testo critico scritto ad hoc (sempre nel libro) dal clic-penna magistrale del Reporter sans frontières Pino Bertelli. Che tipo di auguri farvi? Laici e “di buona salute”. Cin Cin, Il Naufrago

Davanti ad un qualificato pubblico e di addetti all’arte contemporanea è stata presentata il 9 dicembre 2011 a Roma alla Camera dei Deputati la monografia “Metamorfosi dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo” con le poesie di Karol Wojty?a (Edizioni: Angelus Novus – Tra 8 & 9 Anno 2011). Il pregevole volume ripercorre il Pontificato di Giovanni Paolo II, da cui l’artista aveva meritato particolare stima personale e di cui si è fatto “cantore” sia delle opere letterarie sia del suo drammatico percorso di sofferenze e di universale esemplarità negli ultimi anni. Hanno presentato la monografia Antonio Gasbarrini, critico d’arte, Renato Mammucari, storico dell’arte; il poeta Plinio Perilli ha letto alcune liriche del Papa incluse nel volume.
La Camera dei Deputati ha organizzato un evento di grande spessore artistico e culturale che ha voluto anche essere un vero e proprio atto di devozione nei riguardi del Papa Beato. Guadagnuolo che ha seguito con la sua arte il Pontificato di Giovanni Paolo II, sin dalla sua elezione nel 1978, anno che segna l’amicizia e l’inizio di un percorso artistico-culturale con l’Arcivescovo Giovanni Fallani Presidente della Pontificia Commissione Centrale per l’Arte Sacra e di Mons. Ennio Francia fondatore della Messa degli Artisti viene oggi considerato uno dei maggiori autori, del rinnovamento dell’iconografia cristiana non soltanto del nostro Paese.
L’artista di Caltanissetta, partendo dal sentimento della sua terra d’origine, la Sicilia, è riuscito a penetrare e conquistare i misteri dell’universo e trasformare il tutto, in arte di pace e di salvezza dell’uomo dimostrandolo attraverso le sue opere, ne sono di esempio alcune pubblicate nel volume: le illustrazioni de “La Bottega dell’Orefice” di Karol Wojty?a (Giovanni Paolo II), l’ “Humanitas”, la “Pace valore senza confini” (in occasione dell’incontro ad Assisi di tutte le religioni del Mondo indetto da Giovanni Paolo II), il “Debito Estero” (opera che si trova all’ONU), la “Pietà del XXI° secolo”, il “Buon Samaritano del Terzo Millennio”, l’opera “Redemptio”, la grande tela “Pace in Terra Santa”, per nominarne solo alcune. Con la sua capacità espressiva, interpreta, i contrasti, le ansie, i timori del secolo appena trascorso e quello che si è appena aperto che ha portato una delle crisi economiche mondiali dagli aspetti veramente drammatici.
La pubblicazione, non è solo una monografia d’arte, oltre a ripercorrere trent’anni di carriera artistica di Guadagnuolo, ripercorre il Pontificato del Beato Giovanni Paolo II e un arco di vita culturale-storica-politica-letteraria travagliata e vissuta anche da innumerevoli tragedie dell’umanità raccontata in circa mille tavole e fotografie che ci porta a visitare un’arte che libera emozioni nella ricerca del vero, ed esprime aspirazioni di salvezza in una nuova iconografia moderna.
Il volume attraversa le opere, la storia personale, la documentazione degli eventi e le conoscenze di personaggi che hanno caratterizzato il cammino dell’artista giunto a un vivo contatto con la cultura, con l’arte e la storia europea e d’oltreoceano raccontate in undici capitoli. La proiezione e il commento da parte dei critici d’arte e storici dell’arte di oltre 100 opere di Guadagnuolo alla Camera dei Deputati e la lettura dei versi di Giovanni Paolo II hanno suscitato nel pubblico non poche emozioni e suggestioni.
Scrive nella prefazione il Cardinale Fiorenzo Angelini: «Senza soffermarmi su tematiche particolari, vorrei sottolineare tra i meriti di Francesco Guadagnuolo quello di aver compreso e tradotto in produzione artistica il concetto di arte sacra, che il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Sacra Liturgia, considera il “vertice” sia delle arti liberali sia dell’arte religiosa (Sacrosanctum Concilium, 122). Senza dubbio, ogni epoca della storia cristiana, ha una sua arte sacra. Francesco Guadagnuolo ha intuito e illustrato lo stretto rapporto tra la religiosità del nostro tempo e un’arte che ne interpreti istanze, inquietudini, problematiche e attese, modernizzando la tradizione classica: così pure un’arte che risponda alle esigenze del nuovo clima culturale e massmediale nel difficile evolversi dei tempi. Mi riferisco alle originali intuizioni della sua ricerca sull’interdisciplinarietà artistica e sui rapporti dell’arte con la letteratura, la musica, il cinema, la scienza e la matematica, discipline tutte che in vario modo interagiscono e possono sembrare complesse, ma vengono risolte da Guadagnuolo con semplicità: l’artista indaga in tal modo la grande armonia di fondo del mondo.
Egli, adotta per così dire procedure realistiche-astratto-informali e potrebbe dare l’impressione di una divaricazione poetica nel momento in cui accentua la componente figurativa nelle sue opere: i moventi stilistici, al contrario, si mostrano connessi senza alcuna contraddizione per la ragione che operano cogliendo i tempi di una realtà trascesa, che l’artista fa interagire nella dimensione spazio-temporale pittorica con variazioni segniche ricche di energie e di cromatismi personali.
E bene ha fatto, in questa pubblicazione, non ad affidarsi ad autopresentazioni, bensì a lasciare la parola ad esperti conoscitori dell’arte, primi tra tutti al compianto Mons. Giovanni Fallani e al filosofo Rosario Assunto, che gli hanno dedicato amicizia e lusinghieri saggi.
Ogni capitolo di questo volume è arricchito da una poesia di Papa Giovanni Paolo II (Karol Wojty?a sotto lo pseudonimo di Andrzej Jawie?). Siamo in presenza di un cammino profondo che esalta l’esistenza umana. Tra l’estetica e gli stati emozionali Guadagnuolo incorpora le immagini e le tematiche, perfettamente sintonizzate con la poesia del grande Pontefice, per poterne meglio cogliere l’infinito mistero e per farci sentire l’amore e la speranza di una vita ricca di valori».
I numerosi riconoscimenti ottenuti e le innumerevoli mostre itineranti di Francesco Guadagnuolo, lo hanno portato in giro per il mondo permettendogli di entrare in contatto con le più importanti personalità della cultura contemporanea.


COMUNICATO STAMPA

Campobasso, 13 dicembre 2011

A TUTTI GLI ORGANI DI STAMPA
E RADIOTELEVISIONE

LORO SEDI

Si comunica che domani mercoledì 14 dicembre, alle ore 18.30, presso la Sala A x A di Palladino Company, in c.da Colle delle Api n. 170 – Campobasso, si terrà la conferenza stampa di presentazione e il vernissage della mostra ideata e realizzata da Flavio Brunetti e Antonio D’Attellis dal titolo L’Essere che non è. Nel corso della conferenza sarà illustrato ai Sigg. Giornalisti il programma dettagliato dell’evento di comunicazione artistica di pari eponimo.

L’Essere che non è raccoglie ed espone in mostra alcune delle opere fotografiche di Flavio Brunetti e delle opere pittoriche di Antonio D’Attellis, unite da un profondo legame di affinità estetica e “politica”, fino a configurare una sorta di continuità subliminale (e “sublimativa”) del segno fotografico in quello pittorico. O, ancora di più, realizzando un taumaturgico travaso di senso del segno pittorico in quello fotografico.

Il programma di L’Essere che non è, in contemporanea con la mostra, si scandirà in tre appuntamenti successivi al vernissage, nei quali Antonio D’Attellis e Flavio Brunetti incontreranno il pubblico per provare a comunicare la dimensione interdisciplinare e “contaminata” dell’evento artistico, sperimentando e parlando di arte visiva, fotografia, pittura, videografia, letteratura, poesia, musica, canzone d’autore, insieme agli ospiti Antonio Picariello – critico d’arte Unesco, Luigi Fabio Mastropietro – scrittore e direttore editoriale di AltroVerso e Valentino Campo – poeta e direttore responsabile di AltroVerso.

Il calendario dei suddetti incontri con gli autori si aprirà mercoledì 21 dicembre 2011 alle ore 19.30 con l’eponimo Contaminazione delle arti, proseguirà mercoledì 28 dicembre 2011 alle ore 19.30 con Accettazione delle arti e si concluderà mercoledì 4 gennaio 2012 con l’evento live Non aprire che all’oscuro – Una storia di 100 anni fa, presentato in anteprima nazionale da Flavio Brunetti.

Considerato il rilievo nazionale della mostra e della manifestazione artistica collegata, si prega di dare massima diffusione alla notizia e di assicurare la presenza di un inviato alla conferenza stampa di domani mercoledì 14 dicembre.

Cordiali saluti e ringraziamenti.

Mari Correa
Ufficio Stampa A x A Palladino Company

Segreteria organizzativa Via Colle delle Api, 170 86100 Campobasso
tel. 0874484004 – 3801828029 – info@palladino-company.com – arcadenterprise@gmail.com

Io non lo porto l’orologio. Ho paura del buio e non mi va per niente di sapere quando sta arrivando. Mi preoccupa e non ci sta proprio che mi distragga da questo problema che si ripete tutti i giorni.
Io, ve lo dico proprio subito, non voglio lavorare e non ne voglio neppure sapere del tempo strutturato della fabbrica. Comunque, anche se non mi crederete io ci tengo all’idea un poco romantica del collettivo. Ci credo proprio che ci possiamo entrare nel tempo dell’aiuto e della condivisione che non sia culturame, ma futuro anteriore. Interruzione del tempo ordinario, del banale. Però ci sono orologi ovunque, una cosa deve sostituirne un’altra. Immediatamente.
Pertanto, l’aspirazione di rifondare un tempo discontinuo, diverso, fragrante direi, quello dell’utopia, fedele al dubbio e alla rottura prodotta da un evento, magari come quello che ha cambiato la mia e la vita di molti altri, si è stemperato. Il mio evento, al quale mi lega una fedeltà ciclica, nel senso che quel sentimento si ripete e provoca quasi le stesse sensazioni, è una morte. Un lutto che mi ha preceduto. Questa cosa degli spazi ? occupati, devastati, fragili, violenti, impossibili, contestatori, spaesanti ? non la so decifrare bene: un poco sono comuni perché per generazioni, con le tasse, con un senso anche indiretto del bene pubblico, li abbiamo ereditati e sostenuti e poi… poi non basta più e qualcuno li vende, addirittura lo stesso che li compra o li dirigerà in una forma nuova e molto datata. E li sfolla quei luoghi miei e tuoi: ce li ridà con un biglietto d’ingresso riservato. Mi scoppia la testa a pensare che dovrei prendere posizione, sapere molto di più, studiare la legislazione, i trucchi dei giuristi e dei politicanti. Ma se qualcuno fra di loro, quelli che ci credono, ma anche quelli che lottano per mestiere, mi offre quel Sapere, di “sapere”, lo trovo più giusto, più conforme alla mia idea di libertà. Certo chiedere a un artista di sentirsi parte in virtù del bene comune, come è successo qualche tempo fa in uno dei luoghi occupati, è pura illusione. Lui, l’artista, opera nella sfera della resistenza, facendo crescere l’ego, ancora di più con la disciplina; non puoi reclamare la sua rinuncia a se stesso. Offrigli un abbandono, l’esercizio dell’abbandono coperto dalle tue braccia, dal tuo teatro, dalle tue gerarchie ammorbidite. Un precipitare e un precipizio: solitario. Sempre e comunque. Poi, per me, si apre la stagione dei deliziosi equivoci ed è un fiorire di scambi e di illusioni. Benedette siano le rese alle illusioni! Ma fin da ragazzino volevo, immaginavo sempre, di sapere, sapere, volere sapere tutto…
http://mnemomatic.wordpress.com/


Lo Sguardo Poetante
Seminario a cura di Paolo Dell’Elce
“Vorrei trovare qualcosa che abbia altrettanto senso del semplice guardare.”
(Theodore Roethke)

20-21-22 gennaio 2012, dalle ore 16 alle 20
presso Mystic Driver ART LAB
Francavilla al mare, Ch
info e iscrizioni Mandra 328.2885128 Paolo 340.4720027
L’iscrizione al workshop va confermata entro il 14 gennaio 2012

La Fotografia come linguaggio visivo sarà il sussidio che ci permetterà di affrontare le tematiche dello Sguardo, i cui percorsi determinano quel particolare processo conoscitivo che costituisce nell’uomo, per quanto riguarda la percezione visiva, la sua dimensione estetica.
Lo Sguardo dell’artista apre sul mondo e tocca poeticamente le cose, le riscalda come un raggio di sole e fa esalare la materia più intima, profonda; accoglie e trattiene dentro di sé lo spirito impermanente che le abita e che aleggia, trasmigra di cosa in cosa. E questo trattenere dello Sguardo è il desiderio: il protendersi dell’anima che la riconduce alle stelle e alla loro luce.
Il seminario si rivolge a quelle persone che vogliono intraprendere un viaggio estetico, conoscitivo ed espressivo, ed ha lo scopo di rilevare i significati dello Sguardo: quei motivi, appunto, che stabiliscono un rapporto, una correlazione tra l’uomo e il mondo, realtà esistenziale cui tutti apparteniamo. È un modo di restituire la giusta collocazione a ciò che nei processi relazionali e conoscitivi possiamo ancora chiamare con il termine greco áisthesis e cioè l’esperienza profonda, poetica, del sensibile.
Paolo Dell’Elce

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