Marzo 2010


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http://ilcentro.gelocal.it/dettaglio/un-falso-di-beuys-al-museo-colonna/1902226?edizione=Pescara

«Lucrè, mi puoi prestare un’operuccia? Mi avessero detto così, mi avessero consultato, io avrei contribuito a questa mostra e questo falso sarebbe stato evitato. E invece no: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».

http://www.primadanoi.it/notizie/25816-Il-caso-del-falso-alla-mostra-Durinidove-sono-i-responsabili-organizzatori

Episodio 20, Il giorno del diploma

  • “Vi è una marea nelle cose degli uomini, la quale, se colta al flusso, mena al successo; se è negletta l’intero viaggio della loro vita resta arenato nei bassi fondi e nelle disgrazie. Ora noi navighiamo in mare aperto, dobbiamo dunque prendere la corrente finché è a favore, oppure fallire l’impresa avanti a noi.” io credo che questa frase significhi che la vita è breve e le opportunità sono rare e noi dobbiamo essere pronti ad afferrarle, non solo le opportunità di affermarsi, ma anche quelle di ridere, di vedere le meraviglie del mondo e di vivere. Perché la vita non ci deve nulla… in realtà credo che noi dobbiamo qualcosoa alla vita. (Haley)

Episodio 21, Serata di addio

  • Ho una figlia, si chiama Lily. E un giorno, quando sarà abbastanza grande, mi chiederà dov’è suo padre… Chi era… E come è morto. E quel giorno la guarderò nei suoi bellissimi occhi… occhi che non conoscono la cattiveria… né la gelosia… né il male… e le dirò: “Tuo padre amava molto suo fratello minore, e quel fratello ti ha privata di lui per tutta la tua vita. Ha fatto in modo che tu non lo possa mai conoscere.” [sputo] (Karen)
  • Lucas: Non voglio che te vai.
    Peyton: Cosa?
    Lucas: Scusami… io ho provato ad accettare questa cosa, ma… ti amo così tanto.
    Peyton: Allora vorresti che restassi?
    Lucas: Hmm.
    Peyton: E io resto.
    Lucas: No invece. Vedi… anche se vorrei che tu restassi, non te lo farò fare. E sai perché? Perché come ti ho già detto tu andrai molto lontano e domani inizia il tuo viaggio.
    Peyton: Non cambierà niente fra noi due, che io resti qui o che vada a Los Angeles… perché io ti amerò per sempre Lucas Scott.
    Lucas: Sì anch’io.
  • Brooke: Non lo faremo, non diventeremo tristi, non cambia niente fra noi. Saremo amici per sempre, ne sono sicura.
    Lucas: Ci ritroveremo qui fra 4 anni, finito il college o ovunque andremo. D’accordo?
    Tutti: Giusto. Sì.
    Nathan: Ehi un’altra partita o hai paura che ti batta.
    Lucas: Vuoi finire la serata perdendo.

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Gentile Signora, Lucrezia De Domizio Durini, ho letto la sua legittima e democratica decisione di voler dare lezione ai curatori e ai vari promotori della mostra presente al Museo Colonna di Pescara dal titolo : “Pescarart 2010”. Ho anche assistito agli  innumerevoli modelli della comunicazione (devo dire un po’ anacronistici) organizzati  da Lei e dai suoi assistenti per istruire il suo diritto di replica verso una delle tante opere presenti in mostra relativa all’artista, da noi tutti molto amato in passato, J. Beuys. Personalmente conosco la Sua specializzazione riguardo il contributo linguistico creato dall’artista Beuys e credo, a suggerimento del mio personale angelo custode, Le abbia dato come persona e costruttore di linguaggi, un valido e sicuro modello di riferimento per la comprensione della scienza estetica di cui la nostra  immediata contemporaneità sente il più disperato bisogno di ricerca e riorganizzazione. Ritengo pertanto Lei sia persona molto fortunata per aver potuto compartecipare, in vicinanza anche spirituale di grandi e coraggiosi artisti, alla definizione di quei tracciati mentali necessari alla potenzialità universale e all’umanità per  potersi disancorare dalla staticità del progresso e dall’in-consapevolezza di massa, e ritrovare la  sostanza vera, (la vera sostanza) per poter  costruire i salubri modelli della coscienza collettiva. Altrimenti, La ritengo persona capace di costruire “cultura” cui i tanti ricercatori del mondo e la formazione degli studiosi, allievi e docenti, fanno riferimento per incrementare il proprio spirito investigativo votato alla scoperta di nuovi mondi linguistici e riflessivi. Credo sia questo il senso della passione che Lei desidera mettere in campo con tutta la potenza di cui sa avvalersi e di cui si avvale. Mi creda per fede. Sulla scia di questo principio, anche perché il testo critico in catalogo lo conferma nella sua potenziale qualità prodromica e di discorso, ha tutta la mia accondiscendenza e complicità di guerriero in amore per il benessere mentale collettivo versato al servizio e alla ricerca della felicità. Se dunque è a questo conforto che vota  la sua necessità di riordinare le verità dell’arte, ben venga qualunque occasione  che dia modello per tutti noi di riprendere l’ umile coscienza che ci è venuta  a mancare, come Lei stessa dice nei confronti di- “[…]personaggi che hanno provocato questa incresciosa vicenda – probabilmente per assoluta inesperienza -”. Quello che però, poi,al mio angelo custode provoca lo stallo e la disarmonia del volo  messaggero è lo strano invito che Lei lancia non agli studenti, non alle coscienze giovani affamati di comprensione e di modelli carismatici da poter imitare o distruggere, ma l’invito agli Istituti Scolastici, ovvero alle istituzioni affinché possano fare occasione e visione di  “un insegnamento più attendibile sul Sistema dell’Arte”; possano, cioè, venire a lezione da Lei…. E qui non riesco più a seguirLa gentile Signora. Se è la didattica che le interessa Le posso dire che oltre alla magnificenza settoriale curata da De Santi per l’anniversario di Umberto Mastroianni, le due sale superiori sono stracolme di maestri storici e contemporanei dal valore in opere d’arte di gran lunga superiore ( per qualità  didattica per storia dell’arte oltre che per mercato)  alla limitata opera di Beuys che tanto l’offende. In questo caso credo siamo tutti  poco umili nei confronti degli studenti che dovrebbero in assoluto privilegiare il suo modello didattico ai  tanti spiriti linguistici presenti in mostra che verrebbero privati di qualunque comparazione visto che la Sua lecita performance avverrà all’esterno del Museo.  Le dico comunque che tanta grazia e anche dovuta alla Sua necessità di esprimersi nella nostalgia messaggera addetto ad un sociale che l’attuale post-umano poco considera, se non nella spiritualità delle nuove macchine e delle primordiali e generative forme di linguaggio a cui tutti noi viventi partecipiamo.  E a Lei dunque che va indicato il successo per la compartecipazione sentita dei molti visitatori della mostra che  è stata da un punto di vista statistico per flussi e attenzioni molto  eccellente. E siccome il compito e il dovere di un Museo è appunto dare opportunità di conoscere per valorizzare il proprio sapere, personalmente credo di doverLa ringraziare sapendo che il mio compito di curatore sia stato effettivamente assolto con grande efficacia  e con quella divinità che spesso manca ai progetti detta efficienza e intesa come  potenzialità dell’obiettivo raggiunto di generare altri progetti di valore. Se con poco si sia riusciti ad ottenere tanto ben vengano tante altre occasioni di salubre coscienza collettiva.

 Le auguro,Gentile Signora, la più bella manifestazione della sua vita.

 

Cordialmente, Antonio PICARIELLO

 

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Comunicato stampa: “La Deriva alle 99 Cannelle”

L’Aquila dalle ore 21,00 del 5 alle ore 21,00 del 6  aprile 2010

 

Per la rassegna delle arti “Guardarsi dentro, incontrarsi con le arti”  (L’Aquila, 12 febbraio-22 maggio 2010), promossa dal Servizio Politiche Culturali della Regione Abruzzo per il trentennale delle Agenzie di Promozione Culturale con la direzione artistica di Giancarlo Gentilucci, il 5 aprile alle ore 21,00 apre la mostra–evento NON STOP La Deriva alle 99 Cannelle, visitabile tutta la notte e fino alle ore 21,00 del 6.

La mostra, a cura di Antonio Gasbarrini con il Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea “Angelus Novus” dell’Aquila, vede la partecipazione di 9 artisti che esporranno le loro installazioni ispirate al sisma. Vicino la Chiesa di S. Vito Cristiana Califano propone l’opera “Reconstruction” e Fabio Di Lizio erige un monumentale tripode in legno “Frammenti”, tra  le singole maglie della cancellata Lea Contestabile incastona 308 cuori bianchi, all’interno della Fontana ci saranno le installazioni di Raul Rodriguez (una grande tela di ragno della memoria lacerata), Sergio Nannicola (quattro sacchi di plastica sospesi, riempiti con le macerie e gli oggetti raccolti personalmente nei 4 quarti della città),  Franco Fiorillo (9 bottiglie, destinate idealmente a galleggiare nell’oceano, contenenti la polvere sismica insieme all’immagine fotografica di ciò che era stata), Domenico Boffa (tre teche bianche in rovere contenenti 299 “sorrisi mancati” incisi su carta da pacco), Licia Galizia (che scrive una parola-chiave evocatrice in ognuno dei suoi 99 nodi colorati da sciogliere), Vito Bucciarelli (che installa una tenda dove i visitatori potranno incontrare il verde e luminescente universo agravitazionale, sedersi all’araba sui cuscini, raccontare le loro storie, leggere brani, recitare poesie).

Parte integrante della mostra-evento è costituita dal rito laico propiziatorio della DERIVA: 99 borracce con le firme autografe degli artisti saranno riempite “simbolicamente” con l’acqua rigeneratrice delle 99 Cannelle e donate quindi ai visitatori che risaliranno al Centro Storico.         

Il programma generale di “Guardarsi dentro” è su: www.guardarsidentro.it

info: info@guardarsidentro.it – 3207657511

 

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Il patafisico, kafkiano, surreale sequestro delle carriole

 

di Antonio Gasbarrini *

 

 

 

Il ridicolo del potere….

P. S. Il re è nudo: quant’è brutto! Anzi, fa proprio schifo. Mancava, per gli sfigati aquilani terremotati, la perla del sequestro delle carriole e la probabile incriminazione penale del conducente per guida non autorizzata di “carriola, in pessimo stato di conservazione, con contenitore in ferro di colore blu e cerchio ruota di colore viola, e di due pale con manico in legno” (dal verbale di sequestro redatto non già da una guardia municipale, ma dalla Digos, vale a dire dalla Divisione Investigazioni Generali Operazioni Speciali).

Siamo in piena patafisica.  Stando al Père Ubu di Jarry, “La patafisica è la scienza delle soluzioni immaginarie, che accorda simbolicamente ai lineamenti le proprietà degli oggetti descritti per la loro virtualità”. A chi somigliano le caratteristiche salienti del personaggio principale della sua patafisica? Provate a indovinare. Padre Ubu, per dirla sempre con le parole scritte sul finire dell’ottocento da Jarry, è una grottesca marionetta umana, avida di potere e di denaro, ingorda, cinica, brutale e paurosa che rappresenta il piccolo borghese del tempo, affascinato dall’idea della gloria.

Quali trame occulte legano il reclamizzato sequestro governativo dei beni patrimoniali ai mafiosi e quello degli attrezzi eversivi (carriole, secchi, pali, rastrelli) del fiero, liberissimo Popolo delle carriole? Vattelapesca.

Il Centro storico della città continua a rimanere sigillato. Immaginate un uomo-sandwich che il giorno delle elezioni fosse andato in giro per il Corso con due sole foto ingigantite scattate dall’autore: l’immondizia in Piazza S. Giusta  e il contadino con rastrello venuto da Sassa per smuovere, con la delicatezza del caso, le macerie di Piazzetta dei Nove Martiri: quell’uomo-sandwich sarebbe stato fucilato sul posto.

*

. * Critico d’arte – Art Director del Centro Documentazione Artepoesia Contemporanea Angelus Novus, fondato nel 1988 (L’Aquila, Via Sassa 15, ZONA ROSSA). Attualmente “naufrago” sulla costa teramana. antonio.gasbarrini@gmail.com

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[…]Beuys, le cui opere sono da tempo conosciute in Italia, fin dall’inizio dichiarò di non avere in mente alcuna « teoria » per la Biennale e che gli sarebbe piaciuto fare qualcosa di semplice, probabilmente una scultura. « Fermata del tram » è il risultato. II monumento in ghisa è composto di alcune sculture fatte precedente­mente, 3 o 4 elementi, che non saranno peltro o grasso ma metallo e acqua, indicheranno il ricordo dell’artista di una fermata di tram nella sua città natale di Kleve. L’inversione del titolo di una mostra recente « Media al posto dei Mo­numenti » gli venne in mente nel bel mezzo del Padiglione: « Monumenti al posto dei Media ». Con le sue « Stiicke/Unità » Gerz è sempre più volto ad indagare, i rapporti che intercorrono fra parole ed oggetti. II Centauro, un ibrido, mezzo cavallo e mezzo uomo, esemplifica que­sta dialettica. Egli è il simbolo del « mezzo » e Gerz descrive questa « cosa intermedia », che trova difficoltà ad abbandonare il suo ruolo conciliatorio. In un dipinto di Carlo Carrà del 1917 — esposto alla 24ma Biennale di Venezia nel 1948 — Gerz scopri delle analogie con il suo Centauro; il dipinto di Carrà si intitola « Il Cavaliere Occi­dentale » e Gerz lo descrive: « Là un cavaliere sta totalmente irrigidito su un cavallo, circon­dato da mura ». L’apertura attraverso cui sono tese le corde elastiche di Ruthenbeck era ancora chiusa quan­do visitammo Venezia. Invece di un passaggio c’era una parete compatta. Il titolo della sua opera « Doorway »— la porta come connessione, passaggio, costrizione — rimanda ad una serie di temi a cui Ruthenbeck si è interessato. Que­sto « passaggio » attraverso cui non si può ancora passare ma che si può solo vedere, sta a dimostrare che Ruthenbeck non intende aprire un nuovo raggio d’azione ma chiudere il pas­saggio — sottrarlo cioè all’uso. Egli sottopone la porta ad un’analisi, come se fosse una illu­strazione per un manuale di fisica. Non scul­ture, non mezzi, ma funzioni dell’e ambiente ».

Il 27 novembre 1975, all’aeroporto Marco Polo vi­cino a Venezia, successe un fatto imprevisto: gli indicatori del controllo elettronico comincia­rono a lampeggiare quando Beuys attraversò il dispositivo — un coltello che portava in tasca non era compatibile con il regolamento di si­curezza dei passeggeri. Il rituale della perqui­sizione operò il trapasso Biennale/vita di tutti i giorni in un aeroporto civile.

Ci separammo a Milano. Beuys e Ruthenbeck tornarono a Dùsseldorf, Gerz a Parigi.

Klaus Gallwitz

Antonio Gasbarrini

Trascrizione dalla registrazione di un intervento convegnestico di  Antonio Gasbarrini ( fine anni Novanta)

Comincio ad introdurre questa conversazione sul rapporto esistente tra scultura, territorio urbano, territorio naturale, in quanto il ritardo nella nostra regione, ma anche italiano e per certi versi europeo su queste problematiche, è notevole.

Voglio qui ricordare uno dei più grandi artisti contemporanei. Ha lavorato anche in Abruzzo, a Pescara: Joseph Beuys. Questo perché Beuys nella sua realtà territoriale, nel momento in cui in Germania c’era ancora la divisione del Muro di Berlino, usava la sua intelligenza per coinvolgere la città, i cittadini delle due Germanie e del mondo intero, in un progetto unitario che vedesse proprio nella riqualificazione del territorio urbano l’epicentro di una nuova coscienza. Quello che mi ha colpito della sua rivoluzione, è l’operazione-installazione di “7.000 querce” fatta a Kassel che consiste nell’affiancare, in una città degradata, una stele ad una quercia, Questo per dimostrare innanzitutto il rapporto dialogico esistente tra arte e natura, e, per far vedere in progress non già la scultura come la percepiremmo in un ambiente chiuso, ma come la natura man mano prevarica, cresce, si espande, riempie di verde la città con il memento di quelle sculturine che sono rimaste, nella loro fissa immobilità, testimoni dell’implacabile importanza dell’arte all’interno di un contesto di riqualificazione urbana. Accanto a Beuys voglio rammentare un’altra iniziativa tenuta da alcuni anni a Munster, una cittadina medioevale tedesca molto simile a L’Aquila, dove i protagonisti più importanti della scultura contemporanea (63 artisti) sono affluiti di volta in volta.

Tutta la città era invasa con sculture ed altre opere ambientali, alcune della quali sono rimaste poi in esposizione permanente. Ripercorrere, come ho personalmente fatto, questo spazio urbano a piedi, con l’impatto di interventi strani quanto straordinari (penso a Serra), significava imbattersi con un eclettismo infinito. Nel senso che accanto alla scultura tradizionale nelle sue volumetrie tridimensionali,  c’era l’installazione pop o la video-scultura: un autentico scossone visivo che dimostrava – con il cortocircuito instaurabile tra immaginazione ed arte contemporanea in tutte le sue forme espressive (purché intelligenti, motivate e concettualmente intelligenti) – la validità della seguente equazione: lingua e  contemporaneità hanno la stessa legittimità e la stessa onorabilità di quella del passato.

Quanto all’arte contemporanea, dal primo Manifesto futurista datato 1909, è passato circa un secolo. Ma del Futurismo, dell’architettura di Sant’ Elia, delle sculture dinamiche di Boccioni cosa è “trascorso”? Di tutte le avanguardie storiche (Dada e Surrealismo), di quelle neo degli anni Sessanta e successivi, cosa è rimasto? Poco e niente, Ed allora bisogna mettere in crisi il modello di organizzazione del territorio così come è concepito oggi con queste immonde periferie che tutti conosciamo, proprio attraverso la cattiva coscienza dell’arte contemporanea. La cattiva coscienza di un’arte che per citare e dirla come Adorno, non ci rassicura, non ci accompagna, ma ci interroga. In quanto una scultura monumentale o meno, che sia inserita in un ambiente sia esso urbano o naturale, è un interrogativo, è un problema, dato che la lingua cambia in continuazione. Ad esempio: quanti nuovi termini sono nati con Internet e l’internettese. ed in relazione a questo, cosa può una realtà in fieri come questo Museo in progress? Molto, in quanto le rivoluzioni sono state sempre fatte dai singoli. Quello che è importante è l’accensione della scintilla. E per quanto riguarda l’ Abruzzo, mi limito a ricordare alcune esperienze di questo genere (ma non museali), come le varie Rassegne e simposi di scultura da me curati sin dal 1988 a l’Aquila a Costa Masciarelli, le varie Biennali di Penne degli anni Novanta o il Simposio interdisciplinare di Notaresco. Iniziative di tal genere si possono contare sulle dita di una mano; possiamo aggiungere i Simposi di Atri, Pescasseroli e Civitella Roveto. Perché il bello dell’arte è questo: più ce n’è, meno ce n’è, in quanto l’arte è una finestra aperta sul mondo. In relazione a questo, il museo che si sta realizzando è uno spazio vitale che si proietta nel futuro: per slargarlo.

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http://www.pescarapress.it/domani-al-colonna-il-dibattito-sulla-serigrafia-di-joseph-beuys-2086/

Si terrà  a partire dalle 17 presso il Museo d’Arte Contemporanea ‘Vittoria Colonna’ di Pescara, l’incontro-dibattito intitolato “A proposito della serigrafia Tram Stop di Joseph Beuys“.

Questo il programma della conferenza:

  • Giovanni Giancarlo Costanzo
    Organizzatore della Mostra PescaraArt 2010.
  • Antonio Gasbarrini
    Originale, multiplo, prova di stampa, copia e falso de “l’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”.
  • Antonio Picariello
    Tram Stop di Joseph Beuys: una prova di stampa serigrafica originale, in mostra al Museo d’Arte Contemporanea di Pescara.

E’ prevista, inoltre, la testimonianza del collezionista che ha dato in prestito, a titolo gratuito, l’opera Tram Stop di J. Beuys.

di Matteo Aldamonte

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da un’opera di mario serra

PescarArt 2010: l’organizzazione risponde alla denuncia di Lucrezia Durini

E’ stata una conferenza-stampa accesa. Anzi, un incontro-dibattito, come hanno preferito definirlo gli organizzatori di PescarArt 2010, la mostra del Museo d’Arte ‘Vittoria Colonna’ che tanto ha fatto discutere in questi giorni, dopo la denuncia di Lucrezia Durini, per aver esposto un presunto falso dell’opera ‘Tram Stop’ di Joseph Beuys.

Ed hanno risposto prontamente gli organizzatori della mostra, a partire da Giancarlo Costanzo, responsabile dell’evento, assieme al curatore Antonio Picariello, il quale ha sottolineato come la critica della Durini “sarebbe ben accolta se riferita a tutta la mostra, ma inutile se fine a se stessa”.

Ai danni dell’editrice, esperta di Beuys, sarebbe partita anche una querela da parte di Antonio Gasbarrini, curatore dell’area moderna di PescarArt 2010, ed erroneamente tirato in ballo in qualità di ‘organizzatore’.

Non è falso, secondo gli organizzatori. Potrebbe trattarsi, bensì, di ‘prova d’autore’. A stabilirlo sarà la perizia di un esperto, che confronterà la firma di Beuys contenuta sull’opera del ‘Colonna’ con altre cinque o sei ritenute già autentiche, e la cui risposta è attesa per la prossima settimana.

A testimoniare, comunque, è stato anche Angelo Mucci, proprietario della serigrafia, il quale ha spiegato di come l’opera, un regalo dello stampatore conosciuto sia da Beuys che da Lucrezia Durini, risulti ingiallita sullo sfondo a causa dell’usura, e non di una colorazione artificiale, come sostenuto nella denuncia pubblica.

Certo, rimane l’impressione che la polemica sollevata attorno ad un’opera comunque secondaria, se paragonata ad altre presenti nella stessa mostra, sia stata eccessiva, ed a tratti incomprensibile.

di Matteo Aldamonte

http://www.pescarapress.it/pescarart-2010-lorganizzazione-risponde-alle-denuncia-di-lucrezia-durini-2110/

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Per la Seller. chiudo con una frase del Mestro tedesco -Lucrezia De Domizio Durini –

LA VERITA’ E’ NELLA REALTA’ e NON NEI SISTEMI. (J.B.)

La  verità è nei sistemi (meglio nel come si organizzano le strutture logiche in principî-mezzi-fini), perché non esiste e non è mai esistita alcuna “realtà”, solo infinite commisurazioni (o “simmetrie”) approssimative ed equilibri precari;

 mi dispiace per Beuys, che reputo un epigono del concettuale, che ha prodotto alcune egregie e notevoli opere, ma con queste premesse non poteva per nulla fare il teorico o l’intellettuale o essere citato per aver pronunziato “frasi che restano nella storia”.

Giuseppe SIANO

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http://www.pagineabruzzo.it/notizie/news/Pescara/26908/Pescara_museo_vittoria_colonna_a_fine_marzo_si_chiude.html

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COMUNICATO STAMPA

(sul presunto falso Beuys nella mostra PESCRAART 2010 al  museo Colonna)

Dall’organizzatore e dai critici d’Arte della mostra PESCARART 2010 si intende chiarire all’opinione pubblica, così fortemente “allertata” dalla roboante iniziativa mediatica della sig.ra Lucrezia De Domizio Durini, che l’attacco non colpisce nel segno: intanto perché, senza alcuna prudenza,  professionalità, attenzione, confonde ruoli e responsabilità; inoltre perché si fonda su una conoscenza evidentemente parziale dell’operare del maestro Beuys, infine perchè si connota di errori oggettivi e particolare violenza, livore, acredine, che non si giustificherebbe comunque, considerando che l’opera (che non è colorata ed è stata acquisita da un collezionista che l’aveva avuta direttamente dallo stampatore abruzzese dell’epoca di Beuys ed è perciò comunque “originale”) non è di certo tra le più significative tra le trenta opere esposte nella sezione “maestri storici” della mostra.

Comunque, mentre partiranno senz’altro le opportune iniziative giudiziarie a tutela di chi è stato ingiustamente offeso e dileggiato con tanta approssimazione e leggerezza, se non per scopi non degni, per amor della verità, della chiarezza ma anche dell’Arte e della Cultura, si preannuncia anche una ulteriore iniziativa –un incontro culturale, sempre al museo Colonna- proprio per chiarire tutti i ricordati aspetti del falso “scoop”.

http://www.pescarapress.it/falso-beuys-la-replica-degli-organizzatori-di-pescaraart-2010-2015/

Erano anni che in Italia non avvenisse un sollecito riattivo dello “ scandalo “. Allora l’Italia esiste ancora?  Può ancora produrre storia dell’arte?. Bene diamoci da fare….

 Tutti gli artisti presenti nella mostra Pescarart 2010 producano un’opera in omaggio a Lucrezia De Domizio Durini per il magnifico libro “ Il cappello di feltro” ed a  Joseph Beuys che sembra voglia tornare a vivere adesso…. Basta vecchiume e ripetizione morbosa;  con  la divinità dell’ironia e con quel poco di  umano che ci rimane   rimettiamogli il sangue nobile dell’arte nelle vene, riattiviamo le sue sinapsi, ma soprattutto riaccendiamo la sua anima  che ci ha dato onore e fede per poter credere negli archetypi dell’’Occidente.

 Antonio Picariello

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OPERA 217-IL FALSO-OMAGGIO A BEUYS12.jpg15_3_Beuys_g.jpgconferenza con figurapilò.jpgpescr segno.jpeg31.jpgaalabirinto_armonico1.jpgJoseph_Beuys_and_Lucrezia_De_Domizio_Durini_Photo_Bubi_Durini.jpgdurini02con bpilo.jpgOPERA 217 IL FALSO OMAGGIO A B.jpg

 “La piantagione di 7000 querce rappresenta solo un inizio simbolico, e per questo inizio simbolico io necessito anche di una pietra miliare, questa colonna di basalto. In un’azione come questa ci si riferisce alla trasformazione della vita di tutta la società e dell’intero spazio ecologico. […] Era mio interesse ottenere tramite queste prime 7000 piante un carattere monumentale, che ogni singolo monumento consista di un elemento vivente, appunto l’essere costantemente mutabile nel tempo, l’albero, e di una parte che sia cristallina e mantenga la sua forma-massa-grandezza e peso. Se su questa pietra avviene un mutamento esso avverrà soltanto a causa di una sottrazione, frammentandone un pezzo, ma mai a causa di una crescita. Dato che questi due elementi sono posti uno accanto all’altro ne risulta una proporzionalità costantemente variabile tra le due parti costituenti del monumento. Se noi osserviamo delle querce 6 o 7 anni, vedremo in un primo tempo che sarà quasi sempre la pietra a dominare. Dopo un po’ di anni avremo l’equilibrarsi proporzionale tra pietra e albero e vedremo poi, forse tra 20-30 anni, come la pietra lentamente diverrà un accessorio ai piedi della quercia”
Joseph Beuys in Lucrezia De Domizio Durini, Il cappello di feltro. Joseph Beuys una vita raccontata, edizioni Carte Segrete
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http://www.flashartonline.it/interno.php?pagina=news_det&id=1198&det=ok&news=Falso-Beuys-in-mostra-a-Pescara

http://www.flashartonline.it/index.php

http://www.primadanoi.it/notizie/25542-Scandalo-in-mostra-a-Pescara-artista-denuncia-serigrafia-falsa

http://www.flashartonline.it/index.php

http://ilcentro.gelocal.it/multimedia/home/23616187

http://ilcentro.gelocal.it/dettaglio/un-falso-di-beuys-al-museo-colonna/1889747

Lucrezia De Domizio Durini, personaggio atipico del sistema dell’arte contemporanea, opera da circa quarant’anni nel campo della cultura internazionale: operatrice culturale, giornalista, scrittrice, curatrice, editrice, mecenate.

Lancia alla fine degli anni sessanta la prima sfida aprendo a Pescara lo Studio L.D. una casa galleria strutturata da Getulio Alvani, Ettore Spalletti e Mario Ceroli. Organizza mostre di Burri, Fontana, Capogrossi, Rotella, Pistoletto e propone la Pop Art americana e il Costruttivismo Internazionale.

Sposata al Barone Giuseppe Durini di Bolognano, negli anni ’70 la villa di San Silvestro Colli (PE) diviene un centro di incontro per i protagonisti dell’arte di quel momento storico: tutte le firme del Concettuale e dell’Arte Povera si ritrovano nella sua casa nel segno dell’eccellenza e dell’amicizia. Mario e Marisa Merz, Kounellis, Calzolari, Bagnoli, Bizhan Bassiri,Vettor Pisani, Paolini, Prini, Mattiacci, Boetti, Ontani, De Dominicis, Fabro, Agnetti, Job, Russo, Giuli, Salvadori, Clemente, Chia, Tieri e molti altri. A questo cenacolo permanente partecipano critici quali Bonito Oliva, Celant, Tommasoni, Trini, Menna, Corà, Salerno, Gatt, Izzo e nel contempo trasforma una stalla del vecchio forte borbonico di Pescara in uno spazio di eventi e operazioni artistiche antitradizionali.

Nel’71 incontra l’artista tedesco Joseph Beuys, da questo incontro nasce nel 1974 la prima discussione Incontro con Beuys.

Mentre tra lo spazio di Pescara e la Villa di San Silvestro Colli si svolgono gli avvenimenti maggiori della ricerca estetica degli ultimi trent’anni, l’opera di Joseph Beuys diviene il filo conduttore che trasforma l’intera esistenza di Lucrezia De Domizio che condivide profondamente l’intera filosofia beuysiana e ne diviene militante e studiosa. Venezia, Kassel, Bolognano, Tokyo, Napoli, Veert, Parigi, Londra, Düsseldorf, Seychelles, New York, Roma sono le tappe dell’operazione Difesa della Natura, un’operazione a salvaguardia dell’ambiente e in difesa antropologica dell’uomo e della creatività umana che trova nel rifugio storico delle campagne abruzzesi i momenti più creativi degli ultimi quindici anni di vita dell’artista.

Dalla morte di Joseph Beuys (23 gennaio 1986) Lucrezia De Domizio Durini dedica le sue energie alla diffusione del pensiero beuysiano nel mondo attraverso discussioni, dibattiti, conferenze, pubblicazioni, convegni, tesi di laurea, scritti e mostre nei musei internazionali.

Va ricordata l’antologia dell’Operacio Difesa della Natura al Museo Santa Monica in Barcellona promossa dalla Generalitat de Catalunya 1993, la mostra Diary of Seychelles.

Difesa della Natura promossa dalla Provincia di Perugia alla Rocca Paolina 1996, la Piazza Beuys 1999, il primo Convegno mondiale a Budapest nel 2000, La Mostra Joseph Beuys. L’immagine dell’Umanità al Museo MART di Trento 2001, il Francobollo Repubblica di San Marino in omaggio del Maestro tedesco, Il Bosco Sacro di Beuys a Gibellina oltre a numerose manifestazioni internazionali.

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Autrice di ventisei libri sul pensiero beuysiano, è da ricordare il Il Cappello di Feltro tradotto in sette lingue e adottato come libro di testo in molte Accademie e Università italiane ed estere, Olivestone, L’Immagine dell’Umanità e la Spiritualità di Joseph Beuys.

Collezionista ed editrice di opere d’arte, presidente della Free International University italiana, insignita nel 1993 da J. Lang a Parigi dell’Onorificenza di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e della Letteratura, membro del Tribunale dell’Ambiente, lega il suo nome a donazioni di opere d’arte di Joseph Beuys, ricordiamo tra le più significative in Italia alla Galleria degli Uffizi di Firenze, all’università di architettura a Venezia e al Museo Mart di Rovereto, all’estero “Olivestone” al Kunsthaus di Zurigo, alla Fondazione Mitterand di Parigi, al Guggheneim Museum di New York, ai Musei di Sarajevo, di San Marino, Zagabria e Santa Monica in Barcellona.

Dal 1987 vive e opera a Milano in un loft ricavato dai vecchi capannoni della Caproni, un luogo di incontri internazionali e redazione del periodico “ RISK Arte Oggi”, rivista di Intercomunicazione Culturale fondato da Lucrezia De Domizio Durini nel 1990.

È curatrice per la Sezione Italiana del Museo di Sarajevo.

http://cultura.inabruzzo.it/0011487_pescara-il-ricordo-di-umberto-mastroianni-al-museo-vittoria-colonna/

http://istituti.blogspot.com/2007_12_30_archive.html#7630235930623157801

http://mysticdriver.blogspot.com/

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Tempo%20libero%20e%20Cultura/2006/11/trackerArt241106prisco.shtml?uuid=129311b2-7b98-11db-9a68-00000e25108c&DocRulesView=Libero

LEO STROZZIERI

Pescara è forse una delle prime città che rende omaggio ad Umberto Mastroianni, il grande scultore che a suo tempo fu definito “erede di Boccioni” per il dinamismo esplosivo delle sue opere sia plastiche che grafiche, per il centenario della sua nascita . Il grande maestro amava molto l’Abruzzo ed in particolare la Città di Pescara, dove negli anni novanta tenne una memorabile mostra presso la Succursale FIAT.

Grazie all’Assessore alla Cultura del comune Elena Seller si è potuto utilizzare il prestigioso Museo Colonna per l’attuale mostra omaggio inserita nell’ambito di PESCARART. Come già per la mostra della FIAT, anche questa volta ci si è avvalsi della consulenza critica di Floriano De Santi, il massimo esperto dell’opera dell’artista ciociaro. Affianca questa interessante mostra in cui sono esposte non solo sculture, ma anche opere su carta, altre due sezioni dedicate rispettivamente a maestri storici e ad artisti contemporanei curate da Antonio Picariello e Antonio Gasbarrini, studioso quest’ultimo tra i più apprezzati della nostra regione, direttore di quello straordinario centro di documentazione aquilano chiamato “Angelus Novus”.

La rassegna Pescarart, giunta alla sua terza edizione, è promossa dal P.A.E. (Pescara Art Evolution) diretta dal maestro Giancarlo Costanzo, ed è stata documentata da un elegante catalogo a colori per le edizioni Sala di Pescara. È molto gratificante notare come in questa manifestazione siano state coinvolte quasi esclusivamente forze culturali ed editoriali operanti sul territorio, e questo non è cosa di poco conto alla luce della sempre ricorrente tentazione di esterofilia. Da rilevare poi come siano state inseriti in rassegna due artisti abruzzesi scomparsi un po’ dimenticati come Elio Di Blasio che fu uno dei più autorevoli esponenti di quella che viene chiamata Scuola Artistica Pescarese che si riuniva attorno alla figura carismatica di Giuseppe Misticoni, fondatore del Liceo Artistico, e Giuseppe Di Prinzio, insigne ceramista. Nutrita poi la pattuglia degli abruzzesi tuttora operanti: Mandra Cerrone, Isabella Ciaffi, Mario Costantini, Giancarlo Costanzo, Duccio Gammelli, Cesare Giuliani, Stefano Ianni, Gabi Minedi, Massimina Pesce, Anna Seccia, Simone Zaccagnini.

Ma torniamo ad Umberto Mastroianni.

Nato a Fontana Liri nel 1910, è morto a Marino nel 1998. Tra i più noti scultori italiani del ‘900, ha eseguito numerosi monumenti tra i quali quello alla Resistenza di Cuneo e quello alla Pace di Cassino. Il riconoscimento più alto lo ottiene nel 1958 con il Gran Premio per la Scultura alla Biennale di Venezia. Nel ’73 gli viene conferito il Premio Feltrinelli e nell’89 il Praemium Imperiale a Tokyo, una specie di Premio Nobel per l’arte. Ha lasciato un museo permanente delle sue opere ad Arpino. Indubbiamente un personaggio in grado di significare appieno nella sua opera la contemporaneità, che sappiamo essere fondata sul dinamismo, la velocità, sul mito della macchina, del progresso, elementi che a suo tempo il movimento marinettiano proprio negli anni in cui nacque Mastroianni propagandava spesso con serate anarchicamente provocatorie. Lo scultore ciociaro è stato anche il grande cantore della resistenza con monumenti sparsi in diverse città a cominciare da quello già citato di Cuneo, davvero imponente. Frenetica, parossistica sia nella composizione che nel cromatismo effervescente la sua vastissima produzione grafica al limite della febbre sempre incombente. Chi abbia avuto la fortuna di conoscerlo, come lo scrivente, non può non ricordare la sua irrequietezza che poteva placarsi solo con un pennarello in mano ed un foglio di carta sul quale vergare i suoi appunti grafici sempre elegantissimi e di grande letizia coloristica. Un vero vento furente sembrava lo coinvolgesse a ogni istante: questo il ricordo che nutro di lui e che ritrovo nelle opere esposte in mostra. Che dire? Un bel regalo che Giancarlo Costanzo e l’Assessore alla cultura Elena Seller hanno fatto alla nostra regione e non solo.

Quanto alla sezione degli artisti contemporanei tutti di livello con opportuni inserimenti di giovani, una citazione meritano, per aver presentato opere di grande raffinatezza estetica e formale, i pittori Gard, Amadio, Bellandi, Braido, Carboni, Ciaponi e Paolo Marazzi, che di Mastroianni fu amico, estimatore e collaboratore (vedi foto). Indubbiamente una mostra che avrà notevole successo di pubblico e di critica e che richiamerà nel capoluogo adriatico numerosi visitatori.

http://www.cityrumors.it/2010031713931/pescara/cultura-spettacolo/caso-beuys-il-comune-di-pescara-si-rivolge-a-vittorio-sgarbi.html

http://www.pressonweb.org/index.php?option=com_content&view=article&id=7604&catid=51&Itemid=87

http://www.c6.tv/archivio?task=view&id=3796

http://www.pescarapress.it/falso-beuys-la-replica-degli-organizzatori-di-pescaraart-2010-2015/

Dall’organizzatore e dai critici d’Arte della mostra PESCARART 2010 si intende chiarire all’opinione pubblica, così fortemente “allertata” dalla roboante iniziativa mediatica della sig.ra Lucrezia De Domizio Durini, che l’attacco non colpisce nel segno: intanto perché, senza alcuna prudenza, professionalità, attenzione, confonde ruoli e responsabilità.

Inoltre perché si fonda su una conoscenza evidentemente parziale dell’operare del maestro Beuys, infine perchè si connota di errori oggettivi e particolare violenza, livore, acredine, che non si giustificherebbe comunque, considerando che l’opera (che non è colorata ed è stata acquisita da un collezionista che l’aveva avuta direttamente dallo stampatore abruzzese dell’epoca di Beuys ed è perciò comunque “originale”) non è di certo tra le più significative tra le trenta opere esposte nella sezione “maestri storici” della mostra.

Comunque, mentre partiranno senz’altro le opportune iniziative giudiziarie a tutela di chi è stato ingiustamente offeso e dileggiato con tanta approssimazione e leggerezza, se non per scopi non degni, per amor della verità, della chiarezza ma anche dell’Arte e della Cultura, si preannuncia anche una ulteriore iniziativa –un incontro culturale, sempre al museo Colonna- proprio per chiarire tutti i ricordati aspetti del falso “scoop”.

http://ilcentro.gelocal.it/dettaglio/beuys-il-giallo-della-stampa/1890398?edizione=Pescara

http://www.primadanoi.it/notizie/25542-Scandalo-in-mostra-a-Pescara-artista-denuncia-serigrafia-falsa

LLa nuova poesia modernista italiana

Giorgio Linguaglossa

 


Indice

 

Introduzione di Carmine Chiodo

 

LA «NUOVA POESIA» MODERNISTA ITALIANA

per una critica della costruzione poetica

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per una fenomenologia del poetico

LA« RAPPRESENTAZIONE» COME VIA INDIRETTA ALL’OGGETTO

 

la via indiretta all’oggetto:  sperimentalismo, ex Linea lombarda, informale

Andrea Zanzotto, Giovanni Raboni, Camillo Pennati

la generazione degli anni novanta

il «nullismo» come frontiera del post-moderno

Roberto Bertoldo

il punto di non-ritorno delle poetiche novecentesche

 

LE LINEE LATERALI DEL SECONDO NOVECENTO

la poesia lirica dopo il mitomodernismo

Giuseppe Conte

dal post-ermetismo alle poetiche del realismo

Alfredo de Palchi, Luciano Luisi, Alberto Bevilacqua

LA «NUOVA POESIA» MODERNISTA

la questione del realismo integrale nella «nuova poesia» modernista

Dante Maffìa

l’interrogazione dell’assenza nella poesia di Dante Maffìa

l’irrealismo onirico-surreale della poesia post-lirica

Giuseppe Pedota

la regalità funebre e apollinea della «nuova  poesia» post-simbolistica

Roberto Bertoldo

la poesia civile,  il tema amoroso, lo stile metaironico

Fabio Scotto, Mirko Servetti, Salvatore Martino, Francesco De Girolamo

il discorso degli «spazi interiori» e la linea incendiario-umoristica

Vincenzo Anaìa, Leopoldo Attolico

la poesia deterritorializzata, l’anti-carnevalizzazione e il «discorso sulla menzogna»

Luca Benassi, Faraòn Meteosès (pseudonimo di Stefano Amorose), Daniele Santoro

 

LA «NUOVA POESIA» MODERNISTA FEMMINILE

 

la retro-rivoluzione del linguaggio poetico

Helle Busacca

la koiné espressionistica della posizione monadologica

Maria Rosaria Madonna, Maria Marchesi

l’illuminismo stilistico e la poesia tra prosaicizzazione e  stile alto-numinoso

Giorgia Stecher, Chiara Moimas

la poesia tra disumanizzazione e sublimazione

Lidia Are Caverni, Laura Canciani, Maria Rita Bozzetti

il canto monodico della monadicità dell’io

Maria Consolo, Maria Benedetta Cerro, Anna Ventura

la poesia neo-pagana e l’espressionismo «significazionista»

Rosita Copioli, Isabella Vincentini, Gabriella Sica, Giovanna Sicari

la procedura stilistica simbolico-allegorica

Daniela Marcheschi, Maria Teresa Ciammaruconi

il «dialogo» come autorappresentazione dell’io e il reale neo-iposurreale

Lidia Gargiulo, Giuseppina Amodei, Serena Maffìa, Elena Ribet, Daniela Bellodi

 

IL VERSANTE LIRICO DELLA «NUOVA POESIA» MODERNISTA

la linea metafisico-escatologica

Fornaretto Vieri, Mauro Germani

la stanchezza del tempo e la sensiblerie del Tramonto

Francesco Giuntini, Tiziano Salari

il modello  del «nuovo realismo» e il neocrepuscolarismo post-moderno  

Valentino Campo, Fabrizio Dall’Aglio

 

LA «NUOVA POESIA» VERSO LA SOLUZIONE NARRATIVA: LA POST-POESIA

                                                                                                               

dallo sperimentalismo alla narratività dello sguardo «interno»

Cesare Viviani, Fabio Troncarelli

post-simbolismo, esistenzialismo, carnevalizzazione

Sandro Montalto, Alfredo Rienzi, Adam Vaccaro

dal post-discorsivo alla post-poesia

Davide Rondoni, Roberto Pazzi, Luciano Troisio, Giancarlo Baroni

lo sguardo prospettico e la lingua poetica del «falegname»

Davide Puccini, Nello Rosolino Rosolini

la «fine» della civiltà del modernismo verso la post-poesia

Mauro Ferrari, Massimo Giannotta, Plinio Perilli, Andrea Di Consoli

 

LA VERSIONE ANTIMODERNA DELLA «NUOVA POESIA» MODERNISTA

 

la parola «remota»  e la figuralità «arcaica» 

Luigi Manzi, Giancarlo Pontiggia, Luigi Celi

la poesia lirica dopo l’età della lirica

Pietro Civitareale, Marco Onofrio

 

LA  LINEA  MERIDIONALE  DELLA «NUOVA POESIA» MODERNISTA

 

Giovanni Occhipinti

Carlo Cipparrone

Pino Corbo

Rocco Taliano Grasso

Eugenio Nastasi

Angelo Lippo

Antonio Spagnuolo

Franco Riccio

Nicolino Longo

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