Marzo 2015


BANDO DI CONCORSO

PREMIO CASTELLO DI PRATA SANNITA

L’IGUANA omaggio ad Anna Maria Ortese

IDEAZIONE E PROGETTAZIONE:

Lucia M. Daga- Esther Basile- Maria Stella Rossi

II  EDIZIONE  2015

Narrativa- saggistica; poesia edita e poesia inedita; cortometraggio; fotografia; musica

Sotto l’Egida del Parlamento Europeo

Patrocinio della Presidente della Camera Laura Boldrini

 

La rete delle Istituzioni  creata dalla Associazione Eleonora Pimentel  di Napoli e la celebrazione dell’anniversario della nascita dell’importante scrittrice ANNA MARIA ORTESE, ci hanno convinto a realizzare un Premio letterario in un Castello della famiglia Daga Scuncio, che custodisce e irradia  storia, atto a coniugare l’importanza della Cultura e della Memoria.

Abbiamo per questo realizzato quella sinergia necessaria fra ospiti italiani e stranieri

nella convinzione che il dialogo sia l’unica possibilità per una vera democrazia.

Abbiamo scelto per questo Progetto  il TITOLO : L’IGUANA

 

L’iguana, in natura, è un essere dall’aspetto assai poco attraente.

Nelle pagine di Anna Maria Ortese, invece, essa diventa ibridazione mitica e assume l’aspetto, umano e zoomorfo assieme, della protagonista dell’omonimo romanzo.

L’iguana è figura densa di pietà e di emozioni, che cela, tra le sue grinze e le sue squame assunte a valore di rughe di donna partecipe e dolente, tutto il pudore di teneri sentimenti e  tutta la consapevolezza penosa della sofferenza della vita.

Questa nuova figura mitica diventa emblema di tutte “le creature belle che pure ci sono,( ma che) noi conosciamo poco, troppo poco”.

Queste “creature”, dunque, al di là del loro aspetto esteriore, sono l’unica difesa dell’umano contro un mondo disattento e superficiale, che si rivela essere sempre più, come ci indica ancora l’Ortese, “ una forza ignota, tremenda, brutale.”

Per tale motivo ci piace assumere proprio l’ “iguana” come simbolo cui intestare il nostro Premio di Arte e di Poesia.

Essa saprà accompagnarci nell’intento di contrastare l’agguato della nuova barbarie che mercifica la Parola, che la rende asservita all’amplificazione dei mass-media nell’assenza di un nuovo serio e libero statuto critico. Ci aiuterà, così, a vincere la disattenzione  crescente per la riflessione del profondo, che tanto allontana dalla più autentica cifra dell’humanitas e dell’impegno civile.

 

 

 

 

 

ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI

ASSOCIAZIONE CULTURALE ELEONORA PIMENTEL – NAPOLI

COMUNE DI PRATA SANNITA (CE)

in rete con :

On. li Anna Maria Carloni,Luisa Bossa,Vittoria Franco

On. le Gianni Pittella

Patrocinio della Presidenza della Regione Molise

Patrocinio della Provincia di Napoli- Consigliera di Parità- L. Festa

Biblioteca Nazionale di Napoli

Archivio di Stato di Napoli  – Direttrice Imma Ascione

Soprintendenza Archivistica per la Campania-

Soprintendente Maria  Luisa Storchi

Teatro San Carlo

Associazione Dimore Storiche Italiane,

Sez. Campania – Marina Colonna

Sezione UNESCO- Caserta- Jolanda Capriglione

FAI Campania –Presidente  Maria Rosaria De Divitiis

Ass. Artistico Culturale delle TERRE di GIOTTO e dell’ANGELICO- Vicchio- Firenze

Donne d’Europa – Ester Pacor – Trieste

La Tela del Mediterraneo

Regione Molise Servizio Innovazione, Ricerca e Università

Biblioteca dell’Abbazia benedettina di San Vincenzo al Volturno – Is

Associazione culturale Promozione Donna- Is

ADIFORM- presidente Emilia Petrollini- Isernia

Caffè Letterario Intramoenia – Napoli

Casa Internazionale della Donna – Roma

Casa Orlando- Bologna

Centro Studi Alto Molise – Agnone

Pontificia Fonderia Marinelli – Agnone

Art.1)

SEZIONI

Il concorso,  si articola in sei  sezioni:

Scadenza 8 maggio 2015

Premiazione 28 Giugno 2015 nel Castello di  Prata Sannita  ore 11,00

Sez. A e B

Poesia edita e inedita;

 

Silloge poetica edita a partire dal 1 Gennaio  2013 in 6 copie;

Poesie inedite in numero di 6 in 8 copie;

Presiedono  la Giuria della Sezione poetica:

ELIO PECORA-ROBERTO DEIDIER-BOGHOS ZEKIYAN

Componenti la Giuria : Lucia Stefanelli Cervelli – Bruno Galluccio – Rita Felerico- Esther Basile – Cinzia Dolci – Adriana La Volpe.

Sez. C

Sezione narrativa e saggistica

Si partecipa inviando 6 copie del libro editato a partire dal  1 gennaio 2013

Presiedono la Giuria : Gerardo Marotta- Barbara Alberti – Marosia Castaldi-

Partecipazione straordinaria:Gabriella Fiori- Margherita Pieracci Harwell

Componenti la Giuria:  Tiziana Bartolini – Rosy Rubulotta – Gioconda Marinelli – Maria Stella Rossi –  Esther  Basile – Maria Gaita – Titti Follieri- Maria Ester Mastrogiovanni.

 

 

 

 

 

D) Fotografia, a tema libero

Presiedono  la Giuria :  Luisa Festa- Lello Esposito- Rosy Rubulotta

Componenti la giuria: Roberta Isidori – Roberta Basile – Anna Heiz  –Luciano Basagni- Eduardo de Vincenzi.

Il supporto su pannello  rigido sarà richiesto in un secondo momento dopo la valutazione, ai 3  vincitori segnalati per l’esposizione;

Ogni concorrente potrà partecipare con un massimo di due fotografie (a  colori        bianco e nero)in formato 20×30 spedite tramite mail al seguente indirizzo:

invio jpg a ni8855@yahoo.it

e per posta come da bando.

 

E) Composizione musicale  sul tema del Mediterraneo

Presiedono la giuria: Nicola Rando- Walter Santoro- Anna Grazia Nicolai

Componenti la giuria:  Susanna Canessa  (violoncellista) – Carla Conti

(Conservatorio di Santa Cecilia- Roma) – Floriano Bocchino (pianista) – Marcello Appignani (Chitarrista)- Giulia Capolino- Patrizia Lopez –

Ogni concorrente potrà partecipare con 3 composizioni  da inviare su supporto CD o DVD. I Cd o dvd  dovranno essere in 8 copie.

 

F) Realizzazione di un  corto -video, a tema libero. Durata massima 15 minuti.

Presiedono la giuria: Matilde Tortora- Anna Forgione- Carlo Damasco- Antonio Picariello

Componenti  la Giuria: Rosy Rubulotta – Arturo Martorelli – Francesco Vaccaro – Vittorio Scuncio – Elio Scarciglia – Teresa Mangiacapra

–    Da inviare in formato dvd. copie 8;

 

N.B.  Per tutti i partecipanti alle varie Sezioni in oggetto è necessario allegare il curriculum supportato da scheda identificativa con generalità,residenza,tel. e mail.

 

Art. 2) MODALITA’ DI PARTECIPAZIONE

 

Ogni concorrente potrà partecipare ad una sola sezione seguendo le sotto elencate modalità:

 

per la sezione B)

 

Gli inediti  dovranno  essere inviati in busta chiusa in n° di 8 copie come indicato nell’art.1, di cui 7 anonime e UNA  firmata, in calce i dati personali completi.

Dovranno inoltre pervenire le poesie anche tramite e-mail a ester.basile@libero.it

 

Per la sezione C)

Sezione Saggistica – invio di 3 Libri;

La Proiezione dei Corti avverrà nell’antico Mulino(XVIIIsec.)ai piedi del Castello, sulle sponde del fiume Lete.

 

ART. 3)  SCADENZA

 

Le opere concorrenti dovranno pervenire improrogabilmente entro la data del

Giorno 8 MAGGIO 2015  ( farà fede il timbro postale di partenza ).

 

 

ART. 4) REQUISITI DI AMMISSIBILITA’

Le opere partecipanti al concorso devono essere edite, inoltrate secondo le modalità indicate e pervenute entro la data di scadenza indicata.

Nessun testo sarà restituito né ceduto a terzi.

 

ART. 5) TUTELA DEI DATI PERSONALI

Ai sensi della Legge 675/96, i dati personali dei partecipanti saranno utilizzati esclusivamente ai soli fini del concorso. Tali dati non saranno comunicati o diffusi a terzi a qualsiasi titolo.

Ogni autore con la sua partecipazione e la firma sul proprio testo concede tacitamente il trattamento dei dati personali secondo le disposizioni della attuale normativa LEGGE sulla PRIVACY. Si ribadisce che i dati degli autori non verranno ceduti a terzi a nessun titolo ma usati unicamente nell’ambito del Concorso . L’organizzazione si riserva la facoltà, se obbligata per cause di forza maggiore, di apportare modifiche alle procedure e ai tempi qui indicati. La partecipazione al concorso implica la piena accettazione di tutti gli articoli del presente bando e con essa gli autori dichiarano tacitamente che le opere presentate sono frutto della loro creatività e che quindi non sono plagi o rielaborazioni di altri autori sollevando gli organizzatori da qualsiasi responsabilità. L’operato della giuria è insindacabile.  Per ulteriori informazioni: dott.ssa Esther Basile –  ester.basile@libero.it  e    HYPERLINK “mailto:ni8855@yahoo.it”   ni8855@yahoo.it

 

 

ART.6) MODALITA’ di SPEDIZIONE

Gli elaborati dovranno essere spediti in busta o pacchetto postale chiusi entro la data indicata – farà fede il timbro postale di partenza –

dr.ssa Esther Basile – Associazione Eleonora Pimentel

Via Camaldolilli  24 – Napoli – 80128

(filosofa  presso Istituto Italiano per gli Studi Filosofici)

Quota di partecipazione  al premio di euro 20 da inserire nella busta di spedizione.

 

Settore Comunicazione e diffusione del Premio:

Carmela Maietta – Giornalista de Il Mattino – Napoli

Tiziana Bartolini – Rivista Noi Donne – Roma

Francesca Pacini – Roma – La stanza di Virginia

Maria Stella Rossi-  Il Quotidiano del Molise(in tandem con il Messaggero)

Rivista D’Abruzzo – Edizioni Menabò

Criticart web magazine- Dir.- Antonio Picariello

Il Colibrì magazine

Gambatesaweb

AltoSannio

Teleaesse

L’Eco del Molise-

Enneti dir. Angela Matassa

Il Ponte Italo- americano-USA- Responsabile in Italia Mara Corfini

Julio Beprè- Buenos Aires- Argentina

Lidia Raiola- Pescocostanzo (AQ)

 

 

ART: 7) PREMI

Saranno assegnati per ogni sezione riconoscimenti personalizzati:

pergamene, libri e oggetti di rinomata produzione artistica –Campane Pontificia Fonderia Marinelli e produzioni d’Arte dello Studio Zaccarella e di Santillo Martinelli.

SI PRECISA CHE I PREMIATI DOVRANNO RITIRARE PPERSONALMENTE IL PREMIO.

 

E’ prevista – con modalità da concordare –  per i primi  vincitori di ogni sezione una serie di scambi  culturali, organizzata fra Prata Sannita, Narni, Isernia e Nola  con visita alle Basiliche di Cimitile. In calendario la presentazione del libro vincitore, della silloge poetica e la proiezione del corto vincitore presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici con sede in Napoli.

 

I premi saranno ritirati personalmente da ciascun vincitore; è ammesso – per impedimento- il ritiro tramite delega scritta che dovrà pervenire presso lo stesso indirizzo a cui vengono spedite le opere in concorso almeno 10 giorni prima della cerimonia di premiazione. In nessun caso è prevista la spedizione dei premi.

 

ART. 8) LUOGO E DATA DELLA PREMIAZIONE

La Giuria si riunisce a Prata il 27 giugno 2015 nel  pomeriggio a partire dalle 16,00

LA PREMIAZIONE avverrà nel Castello di Prata Sannita a partire dalle  ore 11,00 del  28  giugno 2015;

Segue Buffet negli storici Cortili del Castello.

 

Degustazione Vini – a cura di

Alessandra Di Tommaso e Carlo Zucchetti – (Montefiascone)

Campi  Valerio – (Monteroduni- Isernia)

 

Confetti Papa – Monteroduni- Is

Caseificio Di Nucci – Agnone- Is

 

 

La Cerimonia vedrà la partecipazione di attrici, attori e musicisti di chiara fama

Anna Maria Ackermann

Milena Vukotic

Lucia Stefanelli

Arnolfo Petri

Riccardo De Luca

Annalisa Renzulli

Edoardo Siravo

Maurizio Santilli

Al sax il maestro Nicola Rando

Patrizia Lopez, Lino Blandizi, Anna Grazia Nicolai- chitarra e voce

Giulia Capolino voce

 

Editori e Librerie presenti

Edizioni Alieno Perugia- Francesca Silvestri

Edizioni  Terra d’Ulivi- Elio Scarciglia  –Lecce

Homo Scrivens- Aldo Putignano

Libreria IL Pavone-Fondi

Libreria EvaLuna- Napoli

Rivista Noi Donne-Tiziana Bartolini- Roma

La stanza di Virginia Woolf – Francesca Pacini

Edizioni Menabò- Gaetano Basti- Ortona

Libreria Rita Della Corte- Isernia

Raffaelli Editore- Rimini

 

 

 

 

 

Videoriprese a cura di Rosy Rubulotta

 

ART.9) PARTECIPAZIONE ALLA CERIMONIA DI PREMIAZIONE

 

Ciascun partecipante vincitore  è invitato a presenziare alla cerimonia conclusiva di premiazione. Nel caso in cui i vincitori e selezionati al premio abbiano ricevuto comunicazione relativa al luogo ed alla data della premiazione, gli stessi sono pregati di confermare agli organizzatori, con e-mail o telefonata, la loro presenza alla cerimonia finale.

 

ART.10)  GIURIA

 

LA GIURIA  che esaminerà i lavori è composta da esperti del mondo della cultura;

Il giudizio della giuria è insindacabile e inappellabile; ad essa spetta pronunciarsi sui casi controversi e su quanto non espressamente previsto dal presente regolamento.

 

ART.11) ACCETTAZIONE DEL REGOLAMENTO

La partecipazione al Premio implica la conoscenza e l’accettazione di tutte le clausole del presente regolamento.

 

ART.12) INFO e COMUNICAZIONI

 

Ai vincitori sarà data comunicazione a mezzo posta, telefono o indirizzo di posta elettronica. Per eventuali comunicazioni o richiesta di informazioni contattare:

 

Esther Basile                                           ester.basile@libero.it

Maria Rosaria Rubulotta                                  ni8855@yahoo.it

Maria Stella Rossi                                       marystel8@gmail.com

 

Farà fede la data del timbro postale. Gli autori – se è loro possibile – sono pregati di inviare le composizioni con un congruo anticipo, onde facilitare le operazioni di segreteria. Si ringrazia vivamente per la collaborazione!   I Presidenti della Giuria saranno ospitati  in Prata Sannita .

Saranno indicate le residenze in prossimità del Castello, per il pernottamento del 27 giugno, con prezzi agevolati.

 

Staff Accoglienza e Guida-  Programmazione – video e Punto Informazione :

Martina Tarallo – Amedeo De Chiara  – Raffaella Aloisi – Riccardo Califano-Carmen Di Nota

 

 

P.S.  Qualsiasi variazione o aggiunta sarà comunicata tempestivamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Convegno 12 aprile 2015 – ore 16,30       OML

PROGRAMMA

16,00 Registrazione partecipanti

16,30 Saluti

Nicola FRENZA Presidente “Osservatorio Molisano sulla Legalità” (OML)

16,40 Etica, Cibo e Salute

Marco TAGLIAFERRI – Direttore Educational Health Program

17,00 Cibo= Energia Pulita

Antonio D’ALESIO – Biologo Nutrizionista

17,20 Cibo, la Qualità è nel Territorio. Il Primato Italiano

Pasquale DI LENA – Agronomo e Scrittore

17,40 Il Cibo nel Medioevo

Francesco BOZZA – Ricercatore

18,00 Arte, Cibo e Gusto. Da Leonardo al Virtuale Televisivo

Antonio PICARIELLO – Critico d’arte

Moderatore

Giacomo DE RITIS – Avvocato

 

18,20 Dibattito e interventi

19,00 Conclusioni

Tra gli obiettivi della IV edizione del “Global Energy Communication” troviamo: l’informazione e la formazione sulle questioni ambientali, il voler stimolare nei cittadini una mentalità ecologica, “etica” ed “eco-compatibile”; incoraggiare le imprese allo sviluppo di produzioni più rispettose dell’ambiente; promuovere un nuovo modello di sviluppo che bilanci le esigenze economiche e sociali degli individui con la disponibilità delle risorse e la capacità degli ecosistemi di soddisfare i bisogni presenti e futuri dei suoi abitanti. Come noto l’OML ha già realizzato, con successo, iniziative tese a informare e formare i cittadini sulle questioni ambientali e nel contempo aumentare la consapevolezza degli stessi nei confronti degli errori alimentari, attuando quanto sancito dall’art. 32 della Costituzione (Diritto alla salute). Ogni nostra attività é finalizzata a procurarci cibo, cioé… energia! Siamo energia, cioé quello che mangiamo! Dobbiamo alimentarci tre volte al giorno, per tutta la vita, e passiamo molta parte del nostro tempo a procurarci cibo, trasformarlo, commercializzarlo, acquistarlo, cucinarlo… digerirlo! Il fine é sempre lo stesso: ricavarne energia perché… siamo energia!

Con il convegno “Il cibo: ‘la nostra’ vera energia” l’OML, partendo dal presupposto che “il primo guadagno é il risparmio” (energetico nello specifico), focalizza l’attenzione sull’energia per eccellenza, quella in grado di determinare e muovere la vita: il cibo!

Incentra il suo intervento su quattro direttrici: aria, acqua, suolo e fuoco e lo contestualizza “sulla persona” e “sul territorio”, caratterizzato da 640 aziende alimentari che gli assicurano il secondo posto tra le regioni che ne hanno la più alta percentuale e che registrano una crescita continua a differenza di tutti gli altri comparti.

 

Lo scrittore Piero Meldini chiude oggi pomeriggio il ciclo dei  seminari della Fondazione Righetti-Libera Università popolare dedicati alla Cultura letteraria a Rimini nel Novecento. La sua relazione sarà sugli scrittori riminesi del secondo dopoguerra.

Tra le figure prese in esame, saranno approfondite, in particolare, quelle di Tonino Guerra, Sergio Zavoli e Liliano Faenza. ”

“Una realtà – si legge nella presentazione dell’incontro – tutt’altro che omogenea, composta com’è da autori strapaesani e cosmopoliti, ritardatari e à la page, malnoti e di successo, vissuti a Rimini o emigrati altrove“.

Pur diversissimi tra loro, essi hanno almeno un elemento in comune: non essersi mai misurati con la Rimini estiva, quella del turismo di massa e del divertimento“.

L’incontro è in programma nell’aula magna della Fondazione “Igino Righetti”, in via Cairoli 63, alle ore 17.

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“La cultura letteraria nel riminese agli albori del secolo” è il titolo di un ciclo di tre seminari organizzati dalla Fondazione Igino Righetti. Primo appuntamento lunedì alle 17 nella sede della Fondazione in via Cairoli a Rimini con lo scrittore e saggista Antonio Castronuovo.

Tema dell’incontro, organizzato in collaborazione con la Cineteca comunale,: Agli albori del secolo. Il futurismo in provincia e la “città dei bagni”. A Rimini, negli anni che precedono la prima guerra mondiale, si è sviluppata una prima stagione futurista, tra movide festose, soprattutto nella stagione dei bagni, meeting aerei, grandi balli al Kursaal o sulla terrazza del neonato Grand Hotel.
L’incontro con Castronuovo sarà introdotto dalla proiezione di frammenti rari di filmati d’epoca, resi disponibili dalla Cinteca comunale, e sarà intramezzato dalla lettura di brani d’autore da parte di Pierpaolo Paolizzi.

Il ciclo dei seminari intende ripercorrere la ricca storia, per certi versi sorprendente e in parte sconosciuta , di scrittori, poeti e letterati nati e vissuti nel territorio riminese, che hanno interpretato lo spirito del proprio tempo e quello del proprio territorio, confrontandosi con la modernità, già in avvio del secolo, per tutto il Novecento e oltre.

Seguiranno, dopo l’incontro con Castronuovo, i seminari introdotti dal critico Ennio Grassi, lunedì 16 marzo (Tra le due guerre. Il ritorno all’ordine: dialettali,panziniani e narrativa rosa) e dallo scrittore Piero Meldini (Il secondo Novecento riminese:la letteratura della modernità e oltre) ,lunedì 23 marzo.

Andrea Polazzi

 

 

“Solo Dio basta” di Santa Teresa d’Avila

nelle opere di Francesco Guadagnuolo

per il V centenario dalla nascita

 

«Nulla ti turbi, nulla ti spaventi. Tutto passa, solo Dio non cambia. La pazienza ottiene tutto. Chi ha Dio non manca di nulla: solo Dio basta!»

 

Con questi versi di Santa Teresa di Gesù, si inaugura la seconda mostra personale di Francesco Guadagnuolo nella storica Libreria Leoniana adiacente in Vaticano, per il V centenario dalla nascita della Santa (Ávila, 28 marzo 1515 – Alba de Tormes, 15 ottobre 1582), creata dall’artista nella nuova veste iconografica capace di dialogare con l’arte e l’umanità del nostro tempo.

“Questa grande Santa -dice Guadagnuolo- mi ha sempre ispirato e l’ho sempre trovata congeniale al mio lavoro. L’ho dipinta l’ho scolpita, pensando di inserirla nei territori in cui visse, coniugando così l’arte e la fede verso una sublime nuova poliedrica estetica, che ha sempre caratterizzato la mia ricerca artistica.  É una Santa di tutti, devoti di tutto il mondo, ma anche i cosiddetti non credenti, vediamo che si accostano a Teresa di Gesù, che è vicina alla gente, offrendo ancora oggi la sua ardente umanità nella sua forte singolare personalità”.

«Questi dipinti di Francesco Guadagnuolo – scrive il critico e poeta Franco Campegiani- dedicati a Santa Teresa d’Avila parlano il linguaggio inconfondibile dell’ascesi e della trascendenza, ma portano anche il segno della sofferente condizione umana. Una simbiosi (umano/divina, divino/umana) che direi costante nella drammaturgia cristiana di ogni tempo e paese, sorta negli echi del Golgota, sulla scia dell’urlo di Cristo sulla Croce… Il volto della santa è ritratto in varie espressioni tese verso l’alto, tutte contratte nello spasimo di un intenso travaglio spirituale, ma avvolte nello stesso tempo da un sentimento di carezzevole pietas e di amore universale».

«L’opera artistica di Francesco Guadagnuolo -scrive il critico Antonio Picariello- è un’aggiunta sacrale e visiva alla dimensione spirituale di una santa. Una realtà aumentata dal senso teologico che, incontrando l’interpretazione segnica contemporanea, assume i caratteri del rinvio verso altri campi percettivi dotati di forza linguistica e di armonia visiva. Francesco Guadagnuolo raggiunta  la connotazione del proprio linguaggio, anche attraverso la sostanza del movimento Transrealista (definito dall’esperienza critica di Antonio Gasbarrini), movimento è bene dirlo, escatologico a tutta la filiera delle avanguardie del secolo scorso, promuove coraggiosamente la corpuscolare visione iconologica attivando la dimensione sensibile del proprio spirito linguistico con l’immedesimazione della passione della vita della santa immettendo così nell’icona pittorica la stessa luce simbolica veicolata dalla trascendenza della santa.  Si tratta allora di considerare l’opera di Guadagnuolo come opera sacrale in quanto veicolo di una dimensione emanante capace di far avvertire nello spettatore lo stesso fremito spirituale appartenuto al contesto storico di Santa Teresa d’Avila.

La celebrazione del grande evento sarà inaugurata con la seconda mostra di Guadagnuolo sabato 28 marzo 2015 (cinquecento anni fa il 28 marzo 1515 nasceva S. Teresa di Gesù) alle ore 17,00 presso la Libreria Leoniana, di Via dei Corridori, 28, accanto al Braccio destro del colonnato berniniano e rimarrà aperta fino al 30 giugno 2015 (tutti i giorni feriali dalle ore 8,00 alle ore 18,30, tranne il giovedì: dalle ore 8,00 alle ore 13,00 e dalle 15,00 alle ore 18,30).

 

LE OPERE DI GUADAGNUOLO ALLA” GALLERIA CIVICA D’ARTE –

MUSEO TRIPISCIANO” DI CALTANISSETTA

Il Museo Civico di Caltanissetta, ospitato a Palazzo Moncada, ha cambiato la propria denominazione in “Galleria Civica d’Arte – Museo Tripisciano”, per volere della Soprintendenza ai Beni Culturali che ha ritenuto più confacente una denominazione che facesse riferimento alle varie collezioni d’arte ospitate nel suo interno.   Le opere più famose sono quelle degli scultori nisseni Giuseppe Frattallone (1832-1874) e Michele Tripisciano (1860-1913) ed i ritratti degli “Uomini illustri di Caltanissetta” del pittore contemporaneo Francesco Guadagnuolo (1956), anche lui nisseno di nascita, romano d’adozione. Una trilogia artistica di tutto rispetto e di celebrità accomunate dal luogo d’origine e dall’amore per la loro città che non è facile mettere insieme se non ricorrendo a personaggi di epoche diverse, distanti tra loro, personalità rappresentative che ha avuto la città di Caltanissetta nel campo dell’arte.

Per ospitare i ritratti dei celebri personaggi nisseni e tramandarne la memoria, l’allora Sindaco Michele Campisi, inaugurò il 14 marzo 2014 la “Sala della Cultura Nissena” all’interno del Museo Tripisciano, d’intesa con l’allora Assessore alla cultura Laura Zurli, con il Responsabile della Pro Loco Giuseppe D’Antona e con la Direttrice del Museo Rosanna Zaffuto Rovello. Scopo era, anche quello di offrire una degna collocazione alle opere che Guadagnuolo aveva realizzato, circa 36 anni prima, per rendere omaggio alla sua città natale, mai dimenticata. Questi quadri, infatti, compongono – a parere di critici ed osservatori che hanno visitato l’esposizione museale – una collezione di particolare pregio perché oltre a far conoscere personaggi del passato che hanno raggiunto la notorietà, rivelano il talento dell’artista già al suo esordio giovanile. Infatti, in quei ritratti si profila la straordinaria forza di carattere di un giovane pittore combattuto fra la passione per l’arte ed il bisogno di identificare il senso della vita.

L’attuale Amministrazione comunale, Sindaco Giovanni Ruvolo, ha in programma di segnalare le varie collezioni permanenti con apposite schede di dettaglio, e di allestire mostre personali e collettive ed iniziative culturali volte ad una maggiore conoscenza storico-architettonica del Museo, considerato che d’ora in poi la struttura nissena, grazie alla nuova denominazione “Galleria Civica d’Arte”, rispetterà la normativa nazionale che favorisce la visita gratuita dei musei la prima domenica di ogni mese.

Il Maestro Guadagnuolo, intervistato in merito alla nuova denominazione del Museo di Palazzo Moncada, ha dichiarato di gradire l’iniziativa purché la Galleria Civica salvaguardi il valore e la bellezza delle opere esposte, dando il giusto rilievo alle collezioni oggi esistenti.  «I miei ritratti – ha commentato l’artista – raffigurano personaggi che hanno onorato Caltanissetta con attività scientifiche, letterarie, artistiche, umanitarie e con il prestigio delle loro opere.  Per questo la loro collocazione museale è stata voluta dal Comune per rendere omaggio al loro talento, affinché il ricordo non venga cancellato, col passare del tempo, dall’indifferenza dei posteri ed anzi possa suscitare nei nisseni ammirazione e spunti di emulazione».  Tra i personaggi illustri ritratti da Guadagnuolo negli anni dal 1978 al ’79 ci sono: gli scultori Tripisciano e Frattallone, il musicista Luigi Cornia (1885-1927), lo scrittore Pier Maria Rosso di San Secondo (1887-1956), il critico Luigi Russo (1892-1961), l’on. Filippo Cordova (1811 – 1868) due volte Ministro durante il governo Ricasoli, il poeta Mario Gori (1926 – 1970), l’attore Luigi Vannucchi (1930 – 1978), l’ingegnere Giuseppe Gabrielli (1903-1987) geniale progettista di brevetti aereonautici, il filosofo e critico Rosario Assunto (1915 – 1994) e tanti altri.

In quegli oli, infatti, c’è tutta l’arte di un grande ritrattista che, al di là della somiglianza fisica con le persone realmente vissute, ha saputo cogliere le peculiarità più profonde dell’animo e del talento di ogni personaggio. Le tecniche adoperate già allora nella creazione dei ritratti degli Uomini Illustri, esposti nella Galleria Civica d’Arte di Caltanissetta, testimoniano la ricerca dell’artista di sperimentare nuovi modi di interpretare i sentimenti dell’uomo contemporaneo, rivelando una plasticità moderna, capace di continue metamorfosi.

I tre artisti Frattallone, Tripisciano e Guadagnuolo, con le loro opere custodite nel Museo, hanno in comune il viaggio verso altre mete, lontane da Caltanissetta: il primo va a Firenze, gli altri due si trasferiscono a Roma.

FRANCO RUSSO

 

Tributo a Rosario Assunto a cento anni dalla nascita del filosofo di Caltanissetta

Ricorre un anniversario importante. 100 anni fa nasceva a Caltanissetta nel 1915 Rosario Assunto, morto a Roma nel 1994. Abbiamo incontrato a Roma il pittore Francesco Guadagnuolo, anche lui nisseno, il quale ebbe modo di conoscerlo ed esserne amico e con lui ricorderemo il grande filosofo. Due nisseni insigni: il Prof. Rosario Assunto, critico e docente di Estetica all’Università di Urbino e il Maestro Francesco Guadagnuolo, affermato artista, la cui attenzione del filosofo per l’arte di Guadagnuolo si è attuato in numerosi saggi critici, pubblicati su libri, cataloghi, quotidiani come ‘Il Giornale’ e ‘Il Tempo’, sul periodico ‘Antichità e Belle Arti’, e su riviste specializzate come ‘Galleria’, ’Itinerari’ e ‘Filosofia Oggi’.

Riportiamo parti della recente intervista al Maestro Francesco Guadagnuolo il quale ha accettato di ricordarlo e commemorarlo: «Quello che mi sento di esprimere sull’amico Rosario Assunto, che ha seguito e stimato il mio lavoro è naturale riguardi la mia esperienza di artista e mi abbia spinto a riflettervi.

È insolito come in Assunto, si è detto, l’impulso e l’innovazione convivesse con quello della conversazione. Oltre ad essere uno studioso di estetica, egli era aperto ai nuovi fenomeni letterari. Ha compreso l’importanza dei linguaggi contemporanei, compresa l’arte cinematografica. Nel 1952–’53 ha discusso sul neo-realismo nella letteratura e nel cinema italiano.

Il suo pensiero comincia particolarmente dallo studio di Kant soffermandosi sulla Critica del giudizio dalla quale può dirsi abbia avuto inizio l’estetica moderna. Prediligeva Schelling, Holderlin, Schlegel e, tra i poeti maggiormente legati alla riflessione, Rainer Maria Rilke.

Era persona straordinariamente sensibile, mite e gentile, riusciva a mettere tutti a proprio agio, specie chi sentiva ed esprimeva incertezza e inquietudine sulle condizioni del mondo.

La stima che nutriva Rosario Assunto per la mia arte nasceva dal riscontrarvi la ricerca dei valori nella considerazione dei problemi della vita. Il mio lungo sodalizio con lui iniziò nel 1978, un anno dopo, la sua presentazione delle acqueforti da me realizzate su “La Bottega dell’Orefice” di Andrzei Jawien (Karol Wojtyla), ed è proseguito fino alla sua morte nel 1994.

É stato per me uno dei maggiori stimoli per conoscere e condividere i capisaldi estetici che avevano in lui uno dei più acuti e originali intellettuali contemporanei. Gli sono profondamente grato dei numerosi scritti che ha dedicato ai miei cicli grafici e pittorici».

 

Per l’occasione indichiamo l’interessante saggio del critico e storico dell’arte Antonio Gasbarrini che favorisce la conoscenza e il pensiero estetico del grande filosofo del ’900 attraverso l’arte di Guadagnuolo.

Rosario Assunto e l’Arte di Francesco Guadagnuolo

«La lunga frequentazione di Rosario Assunto con l’arte di Francesco Guadagnuolo iniziata nel ’78, (nel ‘79 con un suo saggio sulle acqueforti realizzate dall’artista siciliano a corredo del volume La Bottega dell’Orefice di Andrzei Jawien alias Karol Wojtila è proseguita senza soluzione di continuità sino al ’94), e un’irripetibile occasione per ripercorrere in nuce i capisaldi estetici del pensiero di uno dei più originali intellettuali italiani.

Un maitre à penser, Rosario Assunto, allergico ad ogni tipo di ideologia, ma non per questo meno engagé, che sapeva lucidamente distinguere nei suoi densissimi saggi il crinale separante la ‘filosofia dell’arte’ dalla ‘critica d’arte’ (“in questo libro si parla di poesie e di romanzi, di quadri e di statue. Ma il ragionamento intorno alle opere d’arte non presume di formularsi come giudizio qualitativo, del bello e del brutto. L’autore è uno studioso di filosofia, e come tale si è accostato alle opere d’arte cercando in esse, appunto, filosofia – anche, e principalmente, quando poesie e romanzi, quadri e statue non denunziano un’esplicita volontà di filosofare da parte dei loro autori”).

Quest’ultima precisazione, avrebbe dovuto escludere gran parte dell’arte contemporanea, dagli orizzonti speculativi di Rosario Assunto (si pensi a Duchamp e all’Arte Concettuale) ma, per nostra fortuna così non è.

E se ancora oggi persiste il magistero delle sue acute e taglienti analisi condensate quasi sempre in pochissime pagine capaci di spaziare sincronicamente da una terzina di Dante, una sequenza di Alano di Lilla, una strofa di Ronzare, una ballata del Poliziano, ad un sonetto di Mallarmé, ad un’Elegia di Rilke ed ancora, ad una riflessione poetica di Mondrian e di Kandinsky o all’opera di Picasso, non possiamo non rifarci, allorché affrontiamo come critici d’arte l’originale lavoro di Francesco Guadagnuolo, a più di una considerazione del Nostro.

Soprattutto considerando il rapporto parola-immagine, e come riflesso speculare la ‘monadediade’ Logos-Mythos, quali facce di una stessa medaglia in cui l’ “Ut pictura poesis” di attribuzione oraziana va a convertirsi (come avviene nei quadri appartenenti al ciclo dei Luoghi del Tempo e di Roma – New York/New York – Roma, sui quali spenderemo qualche riga più avanti) nel suo reciproco linguistico ed immaginifico dell’ “Ut poesis pictura”.

Certo in queste opere di Francesco Guadagnuolo siamo alquanto distanti dai lavori figurativi del quindicennio ’70-’85 costantemente dedicati alla reinterpretazione iconografica di moltissimi capolavori della letteratura italiana e straniera (il Processo di Kafka, gli Inni Sacri del Manzoni, le Grazie di Foscolo, etc., lavori su cui ha incentrato gran parte della sua attenzione Rosario Assunto), ma molto vicini, invece, alla concezione filosofica assuntiana sull’arte e sulla poesia, emblematicamente fuse nel vibrante libro di La parola anteriore come parola posteriore, o della parola assoluta, tout-court e cioè la Poesia (“Una possibile definizione speculativa della poesia è quella che in essa riconosce l’unità dialettica del pensante che – vive e del vivente – che – pensa, in quanto si attua e si celebra nella parola come pensiero poetante. E quando diciamo pensiero poetante intendiamo riferirci ad una modalità dell’incarnazione del Logos in cui il pensiero, costituendosi come vivente, identifica se stesso nella parola in cui, nominando la vita, autonomina se stesso pensandosi nelle forme della vita e nelle parole, con cui la vita, parla di sé a se stessa; e nel nominare se stesso, solleva a sé la vita, pensandola nelle proprie forme e nominandola con le parole stesse in cui nomina sé in quanto pensiero sovrastante alla vita. Sono i due aspetti del pensiero poetante in quanto si realizza in parole: quello che porta il pensiero nelle parole della vita, e l’altro che porta la vita nelle parole del pensiero. La poesia, diciamo, poetante la realtà – che è tutt’altra cosa dalla poesia realista, realismo essendo una delle tante e diverse possibili modalità del poetare, una poetica”).

Di questo pensiero poetante, per e con immagini, ci permettiamo di aggiungere a Rosario Assunto interessava – nell’iniziale approccio con l’arte di Guadagnuolo – indagare inoltre il rapporto esistente tra testo (non solo poetico) e di immagine (illustrazione), cosi ben delineato prendendo a prestito, nel caso specifico, un passo della prima frase della Spiegazione della dipintura proposta al frontespizio che serve per l’introduzione dell’opera (si tratta dell’incisione di Domenico Antonio Vaccaro) scritta da Gianbattista Vico per la Scienza Nuova (edizione del 1730 e del 1744): “la quale serva al leggitore per concepire l’idea di questa opera avanti di leggerla, e per ridurla più facilmente a memoria, con tal aiuto che gli somministri la fantasia, dopo di averla letta”.

Annota quindi Rosario Assunto: “Sono frasi lapidarie, che sull’anteriorità e ulteriorità dell’immagine, rispetto al pensiero discorsivo o analitico, dicono tutto quello che c’era da dire“.

Un’Ars memoriae, quella suggerita da Vico, parente stretta della tragedia ‘mentale’ vissuta da Simonide (Melico, dalla lingua di miele) il quale, per riconoscere le membra figurate dei commensali lasciati un attimo prima del devastante crollo del soffitto, abbina il posto occupato dagli stessi alla rispettiva immagine, dando di conseguenza, per primo, voce e respiro all’ “Ut pictura poesis”.

Ma di ben altro portato estetico e linguistico è la fusione tra parola e l’immagine perseguita con tanta tenacia da Francesco Guadagnuolo, talché – rileva subito Assunto – il pregio maggiore della sua ricerca consiste in una superiore sintesi in cui viene raggiunta “l’unità di visione e lettura, lettura al quadrato”.

Né è mai sfuggita, al filosofo, la problematicità formale delle sue opere, ricondotte alla lezione dell’astrattismo: “La forma come forma di sé e non forma di altro (la “pulcrhritudo vaga” di Kant), insegnando che è decisivo in arte è sempre il come, e non il che cosa: perché il come, e non il che cosa fa bello o non bello un dipinto, fa bella o non bella una poesia. Son tutte cose che Guadagnuolo sa perfettamente, ma da isolato: che all’enunciazione dei programmi ha sempre preferito l’esercizio concreto del disegnare, del lavorar su lastra, del dipingere; e non per scontrosità, ma perché la sua indole pensosa è poco incline a far gruppo, dai movimenti degli ultimi anni, si chiamino, che so, iperrealismo o neomanierismo, si è tenuto lontano: alla frequentazione degli artisti, diciamo cosi, militanti, ha preferito quella della gente di studio, Nicola Ciarletta, Mario Scotti, Ferruccio Ulivi; e piuttosto che far pittura sulla pittura, ha fatto pittura sulla letteratura, cercando i propri soggetti in Manzoni, in Hoffmannsthal, in Kafka”.

Forma, per Assunto, ontologicamente ancorata alla storicità dell’uomo (il titolo di un suo libro, Forma e destino del ’57, sarà in un certo qual modo parafrasato dallo stimatissimo Giulio Carlo Argan nel ’65 nel noto volume Progetto e destino), nutrita nel grembo placentare di “Filosofia e arte, che s’incontrano non oltre l’arte, ma nell’arte (e rispettivamente, sebbene in altra maniera, non oltre, ma nella filosofia). Nell’arte che idoleggia il particolare sensibile sollevandolo all’infinito, e nella sembianza terrena delle cose decantata dalla loro accidentalità, afferma la verità del reale; ma anche nell’arte quanto dona alle idee un aspetto di cose e le sottopone al nostro contemplare. Celebrare al di sopra dell’esperienza sensibile la fede in una soprasensibile connessione delle cose, quando le aspirazioni artistiche traggono origine da visioni e necessità matafisiche non orientate verso l’esigenza corporea e la vita dei sensi; ma anche comportarsi in maniera opposta: non solo nel traslocare in pura forma l’esistenza corporea e la vita dei sensi, ma addirittura portando la forma nel vivo dell’esistenza corporea, facendola partecipare ai travagli di questa”. Concetti centrali, questi, del pensiero estetico assuntiano, esperiti e verificati a più riprese con l’arte di Francesco Guadagnuolo, soprattutto là dove (e ci riferiamo ai Cicli più recenti, come Luoghi del tempo, Luoghi del corpo, Omaggio a Federico Fellini, Omaggio a Pier Paolo Pasolini, Roma-New York New York-Roma) parola ed immagine, arte e poesia, e perché no? filosofia, eroticamente si compenetrano in opere ove grafie di poeti e scittori, segni, colori e materiali variamente assemblati, trascendono, nella e con la Forma (anche in questo caso deliberatamente con lettera maiuscola) l’effimera precarietà esistenziale.

E come in natura la creatività degli elementi e dell’energia va a dispiegarsi nel tempo-spazio einsteiniano in forme sempre nuove, irreversibili e divenienti, come sono, cosi “i testi letterari che interpreta Guadagnuolo non vogliono essere illustrazioni come ho già detto. L’interpretazione è sempre personale ma non sovrappone il testo; anche noi quando leggiamo c’è sempre un incontro, e un evento, direi con termine kantiano “una sintesi a priori”. Anche nella fisica moderna, in base al principio di indeterminazione di Heisenberg, un incontro di soggetto ed oggetto, è un evento in cui il soggetto interprete mette nell’interpretazione il proprio sentire, il proprio pensare e lo rivive a modo suo […]. Quello che mi ha sempre colpito di Guadagnuolo, oltre la versatilità, è l’originalità in tutto quello che egli fa”.

Sapeva inoltre lucidamente cogliere Rosario Assunto, di quest’arte, le ‘invenzioni linguistiche’, discutendo ed approfondendo con l’autore alcune delle opere progettate: “da qualche tempo sta lavorando ad un nuovo ciclo sullo studio dell’opera di Marchel Duchamp riproponendo il progetto del Grande vetro. Mi diceva nei nostri incontri, che ha in sé l’idea della proiezione della quarta dimensione, concettualmente in un insieme di lettere, curve, linee e forme geometriche basate sulle trasparenze. Guadagnuolo, intraprende un ulteriore cammino, dove si pone come inventore di forme e di segni, che modificano le condizioni dello spazio e della percezione, attraverso il passaggio dalla luce all’oscurità. Il ciclo delle opere, dedicate a Federico Fellini, invece, sono, come potremmo dire, percorsi attraverso la sensualità al mondo magico della poesia e ai sogni trasfigurati del regista. Un percorso multimediale, tra arti visive e letteratura, che acquista un nuovo significato estetico”.

Non hanno fatto in tempo i due nostri interlocutori a parlare del ciclo Roma-NewYork/New York-Roma, da me presentato nel ’95 a Roma, nello spazio di Castelli Arte, di cui Rosario Assunto, tra l’altro, era Presidente onorario.

Il filosofo avrebbe altrimenti riconosciuto in questi lavori più di una ‘risonanza magnetica’ con le sue innovative tesi urbanistiche ed architettoniche esplicitate nei numerosi saggi raccolti nel volume La città di Anfitrione e la città di Prometeo: “il mito di Anfitrione può significare continuità della città come creazione artistica e del suolo (che è anche paesaggio estetico) da cui nasce e ricava il proprio sostentamento ed il mito di Prometeo come emancipazione dell’uomo, padrone ormai di energie che gli consentiranno di artificializzare il mondo […]. La contraddizione è tra la città di Anfitrione, nella quale cuore poetico e mente operativa coincidevano attorno a sé, raccogliendo le abitazioni dei cittadini, in socialmente promiscua contiguità di sontuosi palazzi e modeste e umili case, e la città di Prometeo: nella quale, il primato sempre più esclusivo delle attività pratico-produttive, facenti capo alla mente operativa, non può tollerare che sopravvivano le vestigia delle antiche età. Potremmo allora provvisoriamente definirle: poststoriche e posnaturali, nel senso che vengono dopo l’abrogazione della storia e dopo la sconfessione della natura, l’espansione e la trasformazione della prometeica metropoli odierna, giacché a differenza delle trasformazioni storiche e naturali della città di Anfitrione, la trasformazione e l’espansione della città di Prometeo si pongono in contraddizione flagrante, esplosiva, addirittura, con la conservazione della storicità cittadina nei monumenti del centro storico, e con la conservazione della natura-ambiente nel territorio infraurbano ed extraurbano”.

E se l’utopico pensiero di Rosario Assunto (l’avvento, o quanto meno la ‘resistenza intelligente’ della città di Anfitrione) va a scontrarsi con il trionfo pragmatico della città di Prometeo – vieppiù fisicamente oscena e kitsch, ed invisibile operativamente (la nuova era di Internet insegna) – la pacifica convivenza dei due miti è resa possibile da Francesco Guadagnuolo persino nella “più prometeica” delle città occidentali: New York.

L’immaginifica transrealtà di queste opere, ancora prepotentemente fisica e prometeica nei materiali usati (carta, colori, radiografie, CD-ROM, fotografie, etc.), sa ricomporre, infatti, nell’orfica musicalità formale di Anfitrione, la dimensione umana di una città ed un’arte nate dalla ragione ed all’esclusivo servizio del pensiero poetante assuntiano. A ben guardare queste impeccabili finestre virtuali aperte sullo status symbol della mitogenia americana (dal volto di Marylin a quello di J.F.Kennedy, dal marchio della Coca Cola al dollaro, icone indelebili della città di Prometeo) così ben devitalizzata dalla dissacrante banalizzazione della Pop Art, non si scorge la semplice somma aritmetica di scrittura + immagine, bensì si scopre l’algoritmo di un’iperbole esponenziale ed olistica in cui il risultato finale tende ad un qualche infinito orizzonte estetico – (della Bellezza come assoluto, proclamata nell’omonimo libro di Rosario Assunto) – praticabile dalla creatività umana.

Francesco Guadagnuolo, alla stregua di Hermes (il messaggero degli dei per antonomasia) costruisce cosi, un unico ponte visivo tra le due rive assai distanti della scrittura lineare e della pittura, riconducendo ad una primigenia matrice simbolica il suono (della parola) ed il segno (della scrittura) adesso liberamente fluenti uno nell’altro, con i loro improvvisi trasalimenti cromatici, con le continue inter-azioni grafiche, con le atipiche tessere musive di un originalissimo ipertesto visivo multimediale. In breve, un’artepoesia a-virtuale e a-programmabile da qualsivoglia software, tanto cariche di chiarificatori messaggi sono queste opere dalle caleiscopiche e cristalline empatie, ora vaganti tra le ‘cuspidi’ dei grattacieli di New York, ora scaraventate nella brulicante ‘atmosfera al neon’ della subway.

Non fosse altro che per questa sola ragione, ha fatto allora bene Rosario Assunto a richiamare nella platonica Repubblica, e con l’onore dovuto, gli esiliati poeti ed artisti, protagonisti in assoluto delle opere di Guadagnuolo, “Intendiamo, ripeto, apologizzare la poesia. Apologizzarla, lo dico subito, contro l’accusa del Decimo libro della Repubblica: che oggi ritorna capovolta, nel senso che l’accusa antica di mendacio (la poesia come un’offesa della verità) si tramuta in chiamata in giudizio nel nome di una realtà – sociale e biologica o sociobiologia – ai cui mancamenti la poesia si farebbe complice. […] La poesia come realtà e non illusione: realtà della parola perché realtà come parola. Parola che nominando il mondo, questo nostro effimero mondo di cose, questa caducità di presenze passeggere, lo riscatta liberandolo, appunto, dal suo esser caduco, e nelle figure che popolano la nostra giornata, ci fa scoprire più e altro che non le ombre fluttuanti nel fondo della caverna: anzi, la stessa verità”.

La grande mostra “Luoghi del tempo” realizzata da Francesco Guadagnuolo con l’apporto concertante delle poesie autografe dei più noti poeti italiani (in proposito rileva ancora Rosario Assunto: “Francesco Guadagnuolo sviluppa i rapporti tra arti visive e letteratura attraverso l’armonia tra segno e parola. Il legame tra pittura e poesia è costruito proprio sulla grafia degli autori dei componimenti presentati nei dipinti. Tra i tanti poeti che hanno partecipato cito: Giovanni Raboni, Franco Fortini, Mario Luzi, Attilio Bertolucci, Elio Pagliarani, Franco Loi, Andrea Zanzotto, Guido Ballo, Piero Bigongiari, Alessandro Parronchi. Le poesie autografe acquistano valore grafico diventando costituenti delle tavole pittoriche in connessione al supporto scrittorio”). Ricordo l’opera con la poesia di Mario Luzi, il mio pensiero va a chi, per tutta una vita, ci ha insegnato con ostinazione, molta ostinazione, che: “a fondamento di ogni apologizzazione della poesia sta invece, senza riserve: “In principio era il Logos”. E Logos vuol dire insieme pensiero e parola. Vuol dire: poesia pensante nella parola, pensiero poetante come parola».

Antonio Gasbarrini

Roma Enciclopedia Italiana Treccani 1988- Mostra di Guadagnuolo

Roma- nella casa di Rosario Assunto con Francesco Guadagnuolo

Roma – 1980 Libreria Remo Croce presentazione  F. Guadagnuolo

Roma – Enciclopedia Italiana TRaccani 1988 mostra di F. Guadagnuolo

Vaticano 1985 – Sala dei Cento Giorni – Mostra di F. Guadagnuolo

 

Marco Fioramanti  ha scritto:

Dal 23 al 28 aprile sarò a Berlino con una storica dell’arte e un’operatrice/regista per continuare il docu-film sul mio percorso già iniziato a Roma. Porterò con me la grande tela in pvc con l’immagine dell’installazione della Volkswagen contro il Muro (m 6×3 ca = scala 1:1) per riproporla là dov’era com’era. Non sarà un caso che si ripropone esattamente il 3O° anniversario dell’installazione (aprile 1985) – Sono certo che questa notizia ti farà piacere e magari ci penserai su per qualche notizia – Un caro abbraccio

Marco

Giuseppe Siano :

Caro Marco, Un’operazione tra “vintage” e post “vintage”, ad esempio, potrebbe esserci. Se si riuscisse a trasformare  la foto della tua Volkswagen trattista in una immagine in 3D, o anche registrando su una lastra olografica l’opera trattista,  ottenendo così un effetto tridimensionale per poi affiancare le due immagini. Non saprei i costi di una immagine di grande dimensione. Il trattismo, secondo me, non può essere raccontato solo come una rappresentazione, perché l’artista trattista intende rappresentare una immagine, un messaggio prima che si formi il linguaggio del segno e del simbolo.  Una immagine specifica del trattismo non c’è, né si può promuovere una indagine sulla pittura del linguaggio simbolico del movimento analizzato attraverso la parola. Nel trattismo si notano tanti craquelè incolmabili tra rappresentazione, linguaggio critico, linguaggio filosofico dell’arte e procedimento artistico. Il trattismo si muove sia contro il significato sedimentato del simbolico nella rappresentazione e sia contro la divisione dei ruoli artista-critico-pubblico. Tutti sono artisti critici e pubblico. D’altra parte il trattista dipinge un segno energetico che non è ancora codice di un lessico, né è rappresentazione di una immagine. Questo assunto teorico trova corrispondenza nelle conoscenze scientifiche attuali. Non serve oggi credere in un universale originario simbolico, quando sappiamo che il nostro linguaggio della parola e del simbolo è emerso massimo 24.000 anni fa. Che dire se le scienze fisiche ed evoluzioniste ci dicono che la Terra esiste da 17.000.000.000 (o 24 miliardi) di anni? Il linguaggio simbolico, così come lo abbiamo conosciuto attraverso la valutazione dei termini, è destinato a finire. Oggi grazie anche a internet è emerso il linguaggio degli stimoli sensoriali, che si codifica con l’informazione energetica (teoria dell’informazione). L’analisi attraverso la teoria dell’informazione permette di configurare relazioni in evoluzione in un ambiente relazionale; e nonostante siano ancora presenti i segni e i simboli c’è un linguaggio codificato con l’energia delle nuove logiche matematiche che permette di configurare e calcolare l’azione attraverso delle imaging [nel senso di immagini di relazioni che avvengono all’interno del nostro corpo e che non sono percepibili dai nostri sensi senza una tecnologia] dinamiche. Se analizziamo le tue performance notiamo che in esse si sovrappongono diversi significati simbolici, provenienti da ordini, miti o religioni di differenti luoghi del nostro pianeta, e che comunque producono scompiglio nell’analisi del messaggio; specie quando si decide di analizzare il tuo messaggio con un ordine simbolico di un unico linguaggio. Diciamo, perciò, che il messaggio riposto nelle tue performance può essere interpretato attraverso molteplici sensi. Il tuo messaggio è un messaggio flessibile. Il simbolo, alla fine, viene riscritto da te secondo un significato e una relazione personale — (o meglio, potrebbe richiamare la funzione logica attribuita a una “singolarità”). Nulla è più rappresentazione universale in questo nostro mondo fisico e percettivo che oggi si pensa sia in continua espansione dinamica, prima dell’avvento di una “catastrofe”. Anche la tua azione è riconducibile ad una singolarità, o a un osservatore che fa l’esperienza della tua esibizione artistica. L’interpretazione deve essere probabile. Ogni spettatore osserva la tua esibizione dal luogo dove è collocato, e segue dal proprio punto di vista quanto è emerso con lo stimolo sollecitato dalla tua azione, e traccia delle probabili e flessibili relazioni cognitive.Le tue performance, così, possono essere interpretate solo come configurazioni di transiti simbolici che possono diventare utili ad altri osservatori per raggiungere un loro scopo.Modelli flessibili per altri modelli flessibili. Il tuo fine, come nel trattismo, è rompere con un ordine simbolico o rappresentativo che si veicola con una immagine determinata da una sola lingua. Nelle tue performance di solito si rinvengono e si sovrappongono vari ordini simbolici, le cui strutture relazionali lasciano liberi i fruitori di produrre un proprio percorso. Questo va benissimo, per me, perché è riconducibile di nuovo al movimento trattista delle origini. Secondo la mia interpretazione il trattismo è pittura di emergenza, e linguisticamente o simbolicamente è un lessema (cioè senza che si possa ancora rilevare l’emergenza di un codice). Il lessema non indica una struttura organizzata, né si presenta come una struttura totalmente massiforme di un cosmo nella sua interezza energetico, come ad esempio avviene per l’informale. Rilevanti sono solo i tratti, che non ancora sono assurti a codice linguistico. Io vedo nel tratto-lessema il desiderio di cogliere l’infinitesimalità dell’energia prima che si trasformi in un linguaggio comunicativo, come ad esempio è avvenuto con le linee e i punti dell’alfabeto Morse, o con le 64 immagini tratte dalla linea intera e da quella spezzata dell’ IChig o I KING, o come dal bit energetico si è iniziato a costruire il linguaggio dell’informazione. Diamo per certo che il tratto, per i trattisti, vuole comunicare solo la tensione verso un codice non ancora organizzato; e seppure non sia presente una precisa rappresentazione della convenzione linguistica con un codice, si sospetta che questo codice sia in via di formazione. Questo è il dato di fatto principale: il tratto del trattismo ha in sé sia il caos che la flessibilità da cui emerge un probabile codice. Sulla flessibilità del tratto non ancora formato, questo movimento ha costruito la propria arte. Per questo motivo i trattisti hanno deciso anche che possono anche fare a meno dei critici. I tratti indicano, perciò, ai componenti di questo movimento — per lo meno nei primi anni della fondazione — energie (o tratti-lessema) prima che non diventino segno di un codice significante-significato. Ho mediato il termine “lessema” dalla linguistica per indicare anche un altro ordine di apprendimento in fieri, che è presente nell’osservatore attuale e s’impone come segno solo con la filosofia dell’emergenza; — ovvero quando lo stimolo diventa una cognitività relazionale. Per questo motivo i trattisti non escludono la configurazione di probabili relazioni, e stabiliscono l’origine prima del segno (significante-significato) o prima  dell’emerge di un qualsiasi specifico linguaggio — in un tratto non ancora divenuto codice. C’è stato qualche amico che ha pensato che questi segni siano paragonabili all’informale. Spero di aver chiarito perché il trattismo sia diverso dall’informale. Io vedo nel trattismo un ulteriore scopo: Quello di mostrare che vi è un altro linguaggio non descrivibile con la rappresentazione o con un codice linguistico della tradizione. Lo potremmo spiegare così: Sappiamo oggi che si possono inviare dei messaggi coi quantum di energie e essere colpiti da stimoli sensoriali prima che si traducano in strutture comunicative. Lo facciamo, ad esempio, comunemente quando utilizziamo il dispositivo del computer, o quando spediamo messaggi con internet attraverso il modem. Il trattismo va considerato come un movimento che pone una riflessione sull’arte della rappresentazione e della parola critica. Esso ha messo in discussione i codici linguistici. Senza l’emergere dei codici linguistici, da cui poi ha preso origine la pittura della rappresentazione e del segno ordinato in messaggio simbolico, l’arte è solo energia in formazione. Questa pittura non può essere neanche assimilata ai TRANSITI delle varie avanguardie. Il trattismo, poi, si pone dentro e al di fuori dell’ordine concettuale. I trattisti, infine, non hanno alcun intento belligerante volto alla distruzione dell’arte. Lasciano lo spazio alla “vicarianza”, alla flessibilità in fieri del simbolico e alla libera ricreazione di uno stato rappresentativo. Ognuno vive e organizza l’arte secondo proprie regole e codici. Così fanno i trattisti. Credo che il superamento del trattismo può avvenire solo con l’arte digitale, o meglio, con l’arte dell’informazione.Il simbolico, ormai tradotto in struttura di “vicarianza” (Alain Berthoz), è oggi un elemento flessibile — per cui non universalmente valido per tutti —; è un codice in movimento, che cambia secondo l’uso che ne fanno le singolarità. Potremmo chiamarlo un linguaggio locale, ad uso e consumo di una o più singolarità che esprime variabili nel codice relazionale a secondo del tipo di emergenza degli stimoli e del punto di vista che l’osservatore sceglie. Al trattista non interessa il giudizio di valore del critico. È nel contesto che si analizzano le forze, i codici e le strutture  emergenti. Nelle sue opere non vi è alcun elemento su cui fondare un codice per una rappresentazione unitaria dell’universale. La flessibilità implica la disponibilità ad essere pronti a utilizzare qualsiasi elemento per far emergere una qualsiasi configurazione relazionale. Quello che il trattismo ha proposto è un’arte dinamica di segni variabili anche nella ripetizione. Il codice può in qualsiasi momento affiorare e il lessema trasformarsi in ordine linguistico. Non è questa la questione rilevante. Ecco che si possono determinare e rilevare azioni secondo la distribuzione delle energie e delle resistenze nell’ambiente. Si può anche arrivare stabilire un significato dell’opera trattista ma rimane che essa vive di indeterminazione, di variabili e di flessibilità. Dopo il  trattismo tu hai iniziato ad utilizzare la performance. Ma dopo la performance, — intesa come informazione diretta che passa energicamente dal corpo della singolarità al pubblico e viceversa, — vi è un’arte fatta con gli stimoli energetici raccolti dai dispositivi, ad esempio come imaging interne, o utili a costruire mappe cognitive attraverso configurazioni di relazioni energetiche. Gli stimoli sono messaggi organizzati valutabili secondo le forze e l’azione delle energie presenti in un ambiente relazionale. Essi [stimoli], come messaggi organizzati, hanno un codice e si muovono — a livello di forze — per colpire un bersaglio nell’ambiente relazionale. Il nostro sistema fino a ieri non era in grado di tradurre gli stimoli in linguaggio. È come se il trattismo guardasse a questa tipologia di messaggi: non ancora formulato per la rappresentazione segnica e simbolica dei codici, ma già presente come stimolo energetico nel racconto dell’opera. Il trattismo mantiene ma non utilizza l’immagine tradizionale di un codice, perché introduce l’immagine di un ordine flessibile fondato solo sulla trasmissione di messaggi energetici. Per tradurre in linguaggio le strutture energetiche si ha bisogno di dispositivi. Sono questi che costruiscono immagini di valutazione attraverso dei rilevatori di frequenze delle energie e non più attraverso dei giudizi di valori che implicano solo la qualità delle cose. Spesso i dispositivi che misurano le energie sono presenti in un ambiente, e sono collegati a sistemi logici di calcolo veloce —computer —. Se i dispositivi sono forniti di sensori e sono collegati a dispositivi energetici possono creare imaging di qualsiasi corpo vivente, e possono correggere anche gli errori dovuti ad alcune nostre carenze nella ricezione fisica, come nell’astronomia con la curvatura dello spazio. I dispositivi tecnologici stanno potenziando le nostre limitate e attuali capacità percettive sensoriali. Possiamo dire che, pertanto, stiamo affidando le nostre decisioni a dei modelli energetici recepiti dai molteplici dispositivi costruiti attraverso le strutture di calcolo informatico. Fatto da non sottovalutare per la trasformazione del nostro presente racconto artistico. Il nuovo universo logico fondato sui messaggi energetici — e che noi umani, ripeto, percepiamo come stimoli sensoriali, — si avvale di dispositivi correttivi della percezione, e sono utilizzati anche per far emergere un probabile sistema flessibile linguistico-relazionale. Nell’arte dopo la rappresentazione abbiamo bisogno del configurare relazioni attraverso l’energetica della luce. L’energetica della luce, come quella dell’elettricità, del calore, dei corpi, etc., sono considerati messaggi d’informazione, che possono essere elaborati — ad esempio — da dispositivi termici che ci permettono di decidere anche quale direzione prendere, senza alcuna elaborazione linguistico-logica passante per la esperienza e la riflessione della parola. E mi fermo qui, dopo tante ripetizioni. Il trattismo si può considerare, pertanto, l’ultimo movimento “pittorico” che esplora i limiti del linguaggio universale statico-rappresentativo. Questo movimento pur rimanendo nel luogo della non-rappresentazione, o in un ambito di un racconto che sia antecedente al linguaggio, indica nell’azione dinamica un’arte — a cui tutti gli umani partecipano e contribuiscono per statuto, dichiarato anche nel proprio manifesto fondativo, — che si è costituita in un nuovo luogo originario. La nuova origine non si trova in una rappresentazione simbolica dell’universo e della conoscenza, ma è determinata dalla flessibilità cognitiva e linguistica dei codici con cui si forma la rappresentazione nelle singolarità. Questo luogo, anche se è percepibile, è indeterminato, sempre in evoluzione, e la cui origine non è nella rappresentazione ma in una configurazione di relazioni che si modifica continuamente (flessibile) e si trasmette con degli stimoli energetici (o informazioni). Cordialmente

Giuseppe

Ps penso che queste cose vadano sottolineate nel tuo docufilm.

Per il resto, come dall’attacco della mail, vedrei bene se tu affiancassi l’opera trattista vintage ancora attuale, con una ricreazione presente che indichi la flessibilità del nostro cervello creatore di mondi, che in qualche modo ci proietti sempre verso il post “vintage”. Creare un chiasmo artistico tra due modelli di  rappresentazione. Questo è il trattismo: Un tratto che sta per diventare segno significante-significato di un codice linguistico. Tutto è affidato, però, all’osservatore che recepisce lo stimolo e fa emergere il racconto. Se il messaggio dello stimolo non giunge all’osservatore… Il trattismo, come la nuova arte non esiste.

http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Fioramanti

http://www.ex-art.it/artisti/fioramanti/fioramanti.htm

 

 

MESIODENS