Settembre 2016


La pace non è solo una parola. Shimon Peres nel dipinto di Guadagnuolo

 

“Sono dispiaciuto della morte dell’ex Presidente Shimon Peres” – ha detto l’artista Francesco Guadagnuolo-“ perché se n’è andato uno dei politici israeliani più rilevanti della scena mondiale, ricordo quando l’ho ritratto assieme ad Arafat mentre scrivevano la parola Peace, è stato tra gli artefici dei concordati di Pace ad Oslo del 1993, che gli procurarono il Nobel per la Pace unitamente al leader palestinese Yasser Arafat”.

 

Shimon Peres e Yasser Arafat scrivono la parola “Peace”. È l’interpretazione pittorica, tra l’utopico e il profetico, dello storico incontro di Oslo, del 1993, tra palestinesi e israeliani. L’opera si deve, alla sensibilità del Maestro Francesco Guadagnuolo che ha fatto parte al Senato come artista dell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo. Shimon Peres, Presidente di Israele dal 2007 al 2014, è stato uno dei promotori dei patti della Pace di Oslo nel 1993, tanto che gli procurò il Nobel per la Pace assieme al leader palestinese Yasser Arafat e al premier, di quel tempo, Yitzhak Rabin.

L’occasione è stata data dal viaggio di una Delegazione dell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo, guidata dal Presidente Sen. Ombretta Fumagalli Carulli. Nel corso della visita al Presidente Arafat è stata consegnata dall’artista l’opera “Peace” nella città di Ramallah nel Palazzo Presidenziale Muqata, dove si trova tuttora. Il dipinto con i due ritratti di Shimon Peres e Yasser Arafat è stato accolto dal Leader dell’OLP con entusiasmo, come auspicio – ha tenuto a sottolineare – di una vera pace e di un rapporto duraturo di convivenza tra palestinesi e israeliani. Ed è proprio Shimon Peres che ha conservato il suo pensiero di Pace, attraverso la sua Fondazione, il Centro Peres per la Pace nella città di Jaffa che sostiene il dialogo fra ebrei e arabi, anche adesso che non c’è più.

La Pace è fondamentale per creare le basi della nuova era culturale” dice il Maestro Guadagnuolo, per capire il suo impegno bisogna risalire al suo incarico al Senato, dove era stato chiamato a cooperare con i suoi contributi artistici fin dal 1997, nell’ambito dell’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo.

Il tema della Pace ha portato il Guadagnuolo a dipingere numerose opere su queste tematiche, un suo quadro sulla solidarietà internazionale, legata al debito estero dei Paesi in via di sviluppo, si trova all’ONU esposto nella sede dell’ECOSC. Nel 2001 Guadagnuolo ha completato il pannello “Pace in Terra Santa”, la grande tela (175×400 cm), traendo ispirazione dal suo incontro con l’allora Presidente Arafat. L’intento dell’artista era di evidenziare ed auspicare ciò che tra i due popoli, attualmente antagonisti, israeliani e palestinesi, può aiutare a vincere la spirale della violenza e a ritrovare il rispetto scambievole e una pace permanente. Fino alla fine Shimon Peres ha lavorato sinceramente nei confronti dei palestinesi per sostenere la compatibilità arabo-israeliano e della riapertura delle trattative di pace, anche dopo il suo rientro dalla politica. Per Shimon Peres il suo obiettivo ”avere uno stato ebraico chiamato Israele e uno stato arabo chiamato Palestina, che non combattono, ma vivono insieme in amicizia e cooperazione”.

Guadagnuolo è un artista di grosso spessore internazionale, opera tra Roma Parigi e New York, da sempre sensibile alla Pace nel mondo, per questo è stato insignito, nel 2010, dal Presidente IIFWP-UPF Italia Prof. Giuseppe Calì, del titolo di Ambasciatore di Pace dell’Universal Peace Federation – ONG accreditata con “Special Consultative Status” presso il Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) delle Nazioni Unite.

 

Politica e aspetti Etici: in memoria di Aldo Moro. Il pittore Guadagnuolo lo commemora attraverso un ritratto nel centenario della nascita

Nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa  e nel Mediterraneo,

poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo

Aldo Moro

Francesco Guadagnuolo, propone di onorare la memoria di Aldo Moro con un ritratto a cento anni della nascita dello statista democristiano rapito e poi assassinato dalle Brigate Rosse il 9 maggio del 1978. Si tratta tra le personalità più rilevanti, della politica italiana. Nel volume monografico Metamorfosi dell’iconografia nell’arte di Francesco Guadagnuolo a cura di Antonio Gasbarrini e Renato Mammucari – Angelus Novus Edizioni e Edizioni Tra 8 & 9, nel capitolo “Politica e aspetti Etici” è stato riprodotto il ritratto di Aldo Moro assieme ad alcuni Padri dell’Unione Europea: Konrad Herman Josef Adenauer, Robert Schuman, Alcide De Gasperi. Nel pensiero di Moro esistevano già  l’Italia e l’Europa insieme, tanto da poterlo considerare uno dei sostenitori dell’Europa Unita, con quell’orientamento cristiano che lo contraddistinse, infatti, l’Eurocamera ha stabilito di intitolare nella sede di Bruxelles un’Aula alla memoria di Aldo Moro.

L’interesse di Francesco Guadagnuolo è sempre stato la ritrattistica affrontata dal punto di vista dell’immediatezza dell’espressione e della spontaneità nell’esecuzione. In questi ritratti la via del pittore è quella della comunicazione della vita interiore e degli stati d’animo del soggetto rappresentato. L’artista nel 2008 ha dato seguito alla collezione di ritratti, in occasione dei 60 anni della Costituzione Italiana, è una cartella dedicata a Giuseppe Toniolo, Don Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira e Zaccaria Negroni per la loro esemplarità di vita, arricchita dai pensieri autografi scritti per il progetto dal Senatore a Vita Giulio Andreotti. Così è stato anche per Aldo Moro, amico di Paolo VI, per la sua spiritualità di autentico cristiano.

 

Il Vescovo Mons. Carlo Chenis aveva scritto: “ Guadagnuolo fa il «politico» perché confida nella possibilità di adoperarsi per un nuovo umanesimo di ispirazione cristiana, onde dare maggiore dignità alla «città dell’uomo». Questo programma non lo attua con i sofismi del «politichese», ma lo presenta con i grafismi della pittura, così da essere indubbiamente più convincente”.

Per Aldo Moro, il Presidente democristiano martire delle Brigate Rosse, il percorso verso la beatificazione sembra vicina, pur necessitando tempi più o meno lunghi, potrebbe condurre Aldo Moro ad essere ammesso nell’elenco dei Santi. 

 

SILONE OGGI IN ITALIA E ALL’ESTERO

Due libri freschi di stampa ed una Tavola rotonda dedicata alla vita, all’opera e all’attualissimo pensiero siloniano, organizzata dalla Fondazione Edoardo Tiboni per la cultura e dal Centro Nazionale di Studi Dannunziani

MERCOLEDI 21 SETTEMBRE ORE 18,00 – MEDIAMUSEUM

Non c’è dubbio che Ignazio Silone, tra gli scrittori italiani del Novecento, resti a tutt’oggi uno dei più conosciuti, studiati e tradotti nel mondo, a partire dalla pubblicazione del suo primo romanzo, Fontamara che, come tutti sappiamo, avvenne in Svizzera nel 1933, in prima edizione nella traduzione in lingua tedesca. Ne è una ulteriore riprova la recente pubblicazione di due importanti volumi, uno pubblicato in Abruzzo e l’altro all’estero, in Canada, che, sia pure in forma diversa l’una dall’altra, offrono contributi molto originali allo studio e alla conoscenza di aspetti assai poco indagati o distorti della complessa personalità umana e letteraria di questo grande abruzzese, che sentì sempre fortissimo il suo attaccamento alla terra d’origine. Non va naturalmente taciuto, in questo spunto introduttivo, che non sono affatto state tutte rose e fiori le sue vicende umane, politiche e letterarie, in parte sicuramente dovute alla  ostinata e caparbia fedeltà ai suoi principi etici e politici, in parte alla scontrosa riservatezza del personaggio, in buona parte alla disinvoltura con la quale alcuni studiosi e letterati, non sappiamo fino a che punto per la ricerca della verità e di quale verità, hanno offerto, soprattutto dopo la scomparsa di Silone, contributi che poco o nulla hanno che fare con la grandezza dello scrittore, che ancora giganteggia nel panorama internazionale. Dei due volumi a cui faremo particolare riferimento per esaminare l’attualità di Silone, I Fontamaresi. La Scuola “delle” libertà nella Fontamara d’Ignazio Silone, di Antonio Gasbarrini, intellettuale tra i più attivi in Abruzzo, e del compianto Annibale Gentile (che è stato sicuramente uno dei più appassionati studiosi di Silone, oltre che suo amico), prende in particolare considerazione il rapporto di Silone e del suo romanzo d’esordio con il mondo dell’infanzia e, come vedremo, con contributi anche di artisti in erba di una scolaresca di Pescina, ma non si limita affatto solo a questo, estendendo il discorso anche alle polemiche a cui accennavamo prima. Il secondo contributo, On Friendship and Freedom.The Correspondence of Ignazio Silone and Marcel Fleishmann, di natura per così dire più scientifica e accademica, pubblicata in inglese in Canada, è a cura di Maria Nicolai Paynter, una studiosa e professore emerito dello Hunter College, della CUNY (City University of New York), che ha percorso tutte le tappe della sua carriera accademica tra il Canada e gli Stati Uniti, ma che è di ben radicate origini abruzzesi, molto conosciuta anche in Italia non solo per i suoi fondamentali contributi su Silone (attestati anche da lusinghieri riconoscimenti), ma anche di quelli altrettanto importanti sulla figura e sull’opera di Davide Maria Turoldo. Il volume attraverso la meticolosa ricostruzione della storia di un’amicizia, soprattutto attraverso le lettere che Silone e Fleishmann si scambiarono, ci fa conoscere aspetti del tutto inediti della personalità e del pensiero di Silone.

Alla tavola rotonda mercoledì 21 settembre alle ore 18.00 al Mediamuseum, parteciperanno, oltre alla presidente della Fondazione Edoardo Tiboni per la cultura, Carla Tiboni, e a Dante Marianacci, presidente del Centro Nazionale di Studi Dannunziani, gli autori, Maria Nicolai PaynterAntonio Gasbarrini,Angelo De NicolaGabriella AlbertiniNicoletta Di Gregorio.

 

Roma, 16 settembre 2016

Un particolare ricordo del Presidente Carlo Azeglio Ciampi da parte del Maestro Guadagnuolo

“La morte di Carlo Azeglio Ciampi mi rattrista” –ha detto l’artista Francesco Guadagnuolo– “perché se n’è andato uno dei Personaggi più rilevanti della politica italiana, persona di cultura e di grande prestigio per la società internazionale”.

 

Così viene ricordato quell‘incontro al Quirinale:

«È proprio bello, sono onorato», aveva commentato il Presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 1999 rivolto all’artista Francesco Guadagnuolo, quando aveva accolto il dono che l’Intergruppo Parlamentari per il Giubileo, guidato dalla Presidente la Senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, inoltre sono state illustrate al Capo dello Stato le iniziative volte all’organizzazione del “Giubileo dei Governanti e dei Parlamentari” fissato da Papa Giovanni Paolo II per il 5 novembre 2000.

Il dono consisteva in una serigrafia, primo esemplare dell’opera in olio “Il Debito Estero” – verso una nuova solidarietà, del Maestro Francesco Guadagnuolo che il 14 aprile, al Palazzo di vetro di New York è stata consegnata al Segretario delle Nazioni Unite Kofi Hannan. Il dipinto rappresenta lo sforzo che i Paesi ricchi dell’Occidente dovrebbero fare per annullare il debito contratto dai Paesi più poveri del cosiddetto “Terzo Mondo”, Guadagnuolo aveva avuto la possibilità di illustrare direttamente a Ciampi la sua opera interpretando un tema così delicato ed impegnativo: «Ho voluto rappresentare, sotto metafora, come il mondo opulento e ricco dovrebbe comportarsi nei confronti della parte del pianeta ancora sotto la morsa della fame e del sottosviluppo. Ne è uscita un’opera carica di suggestione, dove i due emisferi a confronto sono uniti da due mani che si protendono ad offrire il pane, per significare che il mondo dovrebbe unirsi in un impeto di giustizia e di solidarietà per assicurare a tutti gli uomini della terra una vita dignitosa, degna di essere vissuta». Un’ulteriore soddisfazione per l’artista Guadagnuolo, da tempo impegnato su temi sociali, le cui opere sono esposte in diversi Paesi del mondo. Il “Debito Estero” – verso una nuova solidarietà è esposta permanentemente nella prestigiosa Sede dell’ECOSOC del Palazzo di Vetro di New York, dedicata per la promozione dell’economia e l’avanzamento dei Paesi bisognosi. Così l’arte italiana è presente, in uno dei luoghi di maggior prestigio al mondo, la sede dell’ONU, con Francesco Guadagnuolo, come già era avvenuto in precedenza con la scultura “Inno alla Vita” di Giacomo Manzù e con la scultura “Sfera con sfera” di Arnaldo Pomodoro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La nuova stagione di PUNTO SULL’ARTE apre con una mostra intensa. Sabato 24 Settembre dalle 18 alle 21 sarà inaugurata la doppia personale DAIMON, con protagonisti gli artisti CLAUDIA GIRAUDOMATTHIAS VERGINER. Il tema è quello del destino, raffigurato nell’incontro tra la persona e il suo daimon, l’animale simbolo guida dell’anima. Ecco allora CLAUDIA GIRAUDO, con i sui oli su tela profondi e senza tempo, dove figure leggiadre che incarnano la giovinezza incontrano farfalle, lepri, camaleonti, rospi smeraldini e germani reali, intrattenendo con loro dialoghi silenziosi sul futuro. Ecco MATTHIAS VERGINER: nelle sue sculture in legno di tiglio l’incontro tra l’uomo e il suo daimon si colora in tinte pop e si declina in toni scanzonati, facendo apparire la bella ragazza nuda, tonda e atletica, come una domatrice di belve e di insetti giganti o come una condottiera in piedi sul dorso di una balena. Completa la mostra il lavoro di GIOVANNA LACEDRA, dal titolo “Paradeigma”. Pittrice, disegnatrice, ma soprattutto performer, l’artista si esibirà Sabato 22 ottobre incantando e coinvolgendo il pubblico con un’azione inedita dedicata al nostro destino più autentico, alle nostre vocazioni profonde, e alle gabbie che troppo spesso le soffocano.

CLAUDIA GIRAUDO: Nasce a Torino nel 1974. Nel 2001 si laurea presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino e in seguito intraprende il suo percorso di ricerca nell’ambito della pittura figurativa formandosi attraverso lo studio delle opere dei maestri Rinascimentali e Nordeuropei; background che emerge sia nella tecnica che nella scelta dei soggetti, pur mantenendo la sua personale cifra stilistica. Espone con frequenza in fiere d’arte, gallerie private e in luoghi istituzionali pubblici. Le sue opere si trovano in collezioni permanenti ed acquisizioni museali nazionali ed internazionali, tra cui l’Harmony Art Foundation di Mumbai (India), il Museo MACIST di Biella, il Museo Eusebio di Alba (CN), la Sala del Consiglio di Bossolasco (CN) e il Museo Civico di Bevagna (PG). Ha partecipato alla Biennale di Venezia, Padiglione Italia nel 2011. Vive e lavora a Torino.

MATTHIAS VERGINER: Nasce a Bressanone nel 1982. Si specializza in scultura presso la Scuola d’Arte di Selva in Val Gardena e nel 2001 inizia l’apprendistato presso lo studio del padre, il famoso scultore Willy Verginer. Dal 2002 al 2003 collabora con Aron Demetz e nel 2010 collabora con gli Artisti Reza Aramesh e Pietro Roccasalva. Ha iniziato a esporre il suo lavoro nel 2001. Ha realizzato mostre personali e collettive e fiere di settore in Italia e all’estero (Belgio, Germania, Lussemburgo, Olanda, Svizzera, Turchia e Taiwan). Vive e lavora a Ortisei (BZ)..

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

Alchimie e linguaggi di donne, ottava edizione a Narni

Dal 22 al 25 settembre Narni ospita l’ottava edizione del Festival della Letteratura “Alchimie e linguaggi di donne” ideato da Esther Basile

A partire dalla scrittura e dal pensiero di alcune autrici del Novecento Anna Maria Ortese, Marina Cvetaeva, Cristina Campo. Oriana Fallaci, Elsa Morante, Amelia Rosselli trattata da Elio Pecora e autrici contemporanee dello spessore di Vittoria Franco, Margherita Pieracci Harwell, Giovanna Fozzer, Clara Sereni e Wanda Marasco, il Festival della Letteratura punto in questa edizione ad indagare il tema della diversità nell’accezione del dialogo e del confronto. “Che cosa ci permette di ragionare sulla scrittura femminile se non il passaggio epocale e quindi dalle Donne di Tunisi alle Donne della Croazia, per fare un esempio”. L’ideatrice dell’evento, Esther Basile, ha ottenuto il supporto dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, dell’Associazione Eleonora Pimentel e ha confermato la rete con i Comuni di Narni e Sangemini.

“Vivere il non pensato e viverlo direttamente, col corpo e con le passioni, aiuta ciascuna di queste autrici a tirare il non umano dentro al linguaggio e dentro alla vita, mentre l’ordine puro del vivere, che qui più che mai si esprime e viene sentito, segna per loro un limite rispetto al quale ogni altra alterità può risultare al confronto meno drammatica e più praticabile”. Basile è, come sempre, un turbine di idee e progetti. “Si parlerà della attualità della Oriana Fallaci, delle condizioni delle carceri, delle letterature migranti, del femminicidio, della filosofia, dei diritti delle donne, ricordando figure femminili che, come la Senatrice Giglia Tedesco Tatò, hanno fatto la storia. Insieme a scrittrici notissime e meno note”.
Tra le autrici presenti: Laura Ephrykyan, Fania Cavaliere, Carla Arconte,. Matilde Tortora, Loredana De Vita, alla Filosofa Patrizia Caporossi, Sandra Burchi, Nunzia Berrino, Lucia Stefanelli, Marinelli Gioconda, Maria Rosaria Selo, Maria Stella Rossi, Natalia Correia, Elena Galli, Mariella Grande, Gioia Gentile, Brigidina Gentile, le poetesse quali Adriana La Volpe, Ciric Slobodanka, Beatrice Tassara, Rita Felerico, Cinzia Dolci, Lilliana Ferro, Michela Felici, Maria Marmo, Giuseppina Dell’Aria e tante altre e insieme alle artiste attrici dallo spessore esistenziale forte come Milena Vukotic e Anna Maria Ackermann, ci si immergerà in una Cittadella di studio e di confronto come da 8 anni accade, godendo del paesaggio umbro. Ci saranno pittrici quali Giovanna Piromallo, Roberta Basile , Silia Pellegrino e Scultrice
Teresa Mangiacapra del Gruppo storico Nemesiache con una sua Istallazione.
Presente l’Omaggio a Pier Paolo Pasolini con studiosi/e come Walter Santoro, Elio Pecora, Roberto Deidier, Alfredo Baldi, Esther Basile, Anna Forgione con proiezione del film della Regista Grazia Morace vincitrice del Premio L’Iguana del Castello di Prata, Video su Donne Iraniane del regista Carlo Damasco.
Presenti le Musiciste Susanna Canessa e Monica Doglione capaci di linguaggi diversificati in tutte le lingue, musicisti come M.Nicola Rando al Sax, alla chitarra M.Lino Blandizzi e M. Marcello Appignani . Canto Giulia Capolino.Videoriprese e filmati di Rosy Rubulotta con documentazione archivistica del Festival.
Presenza di pittrici quali Giovanna Piromallo, Silia Pellegrino, Roberta Basile, Anna Paola Catalani e Mostra di Foto con uno sguardo femminile al Mediterraneo. Foto provenienti anche dalla Croazia Tutto accade con la fermezza di aver già costruito una realtà culturale in Italia e all’Estero e di essere in Rete con molte Biblioteche italiane e Istituzioni. Trovare un linguaggio comune, esperire insieme e raccontarsi le ribellioni e le conquiste. Questo appuntamento merita un viaggio (contatti mail: ester.basile@libero.it) per vivere un’esperienza di condivisione. “Cercavamo accezioni di una diversità forte, non ‘solo’ di cultura, pelle, lingua, sesso, genere – osserva Esther Basile -. ma anche di specie o, ancor meglio, di natura. Ci siamo messe in relazione con un’alterità non equivocabile, non negoziabile e non riducibile. E vedere cosa ci accade quando una delle strategie più citate e forse (forse) più proficue del discorso e delle pratiche dell’intercultura, il ‘mettersi al posto dell’altro/a’, non è possibile e non si dà. Le scrittrici che hanno incoraggiato e sostengono questa riflessione sono state in passato Gertrude Stein, Anna Maria Ortese, Clarice Lispector, Marlen Haushofer e Silvina Ocampo, oggi Dacia Maraini: tutte contemporanee, sebbene vissute in parti diverse del mondo, tutte narratrici e tutte contraddistinte da una straordinaria capacità di documentare mettendo in scena, nei loro testi, la presenza del non-umano, e insieme la postura (di corpo, di pensiero e di linguaggio) che assumono nella sua prossimità le protagoniste (sempre donne) dei loro racconti. È mettere in campo, come insegna più perentoriamente e più limpidamente di chiunque altro María Zambrano, un pensare che ha fondamento nel sentire, un fidarsi dell’intelligenza che c’è nelle emozioni e viceversa un contare sulla dimensione affettiva del pensiero. È di conseguenza (là dove l’insegnamento di María Zambrano si fa così vicino a quello di altre pensatrici del Novecento) il lasciar vivere e correre il desiderio dell’altro, letteralmente il desiderio di altro; è il piacere di prendersene cura, e la capacità di stare in compresenza amorosa con esso” come ben dice la studiosa Monica Farnetti. Vi aspettiamo fra Narni al Museo Eroli e Sangemini e la Biblioteca di Terni”.

In un sistema di mondo votato alla tecnocrazia lo spirito globale si restringe in difesa di una sacralità universale che porta il titolo di “Alchimie e linguaggi di donne”. Qualunque tempo  che ha profezie e difese umanitarie ricuce le ferite del proprio divenire meccanico con la bellezza sacrificale del linguaggio delle donne. La bellezza dello scrivere femminile attraversa le percezioni oculari dei lettori e fissa il centro del cuore con un soffio epico di battaglia contro la perversione e il vizio del potere.  Alchimie del linguaggio femminile, certo, una ricerca segreta del suono delle grammatiche, la combinatoria del fascino della parola che incanta e pompa nelle vene della contemporaneità il diritto all’amore per l’esistenza, fosse anche triste e melanconica, reale e metafisica, qualunque esistenza umanitaria  deve passare attraverso il filtro alchemico della scrittura femminile per diventare metamorfosi del linguaggio divino. Sensuale suono della parola che si autocalibra nel sistema respiratorio del lettore e lo rende lievito, suono e forma ascensione di  battaglia contro gli orchi di tutti i tempi che sono stati privati dall’amore per la bellezza. Alchimia delle parole al femminile equivale all’incantamento della scrittura che solo la femminilità può dare al mondo con regola o senza, oltrepassando con leggerezza il segno e la significazione lascia avvertire ancora l’istinto recettivo che indica minime sensazioni di forza segreto sussurrato a chi lo intende che  anche la scrittura può farsi danza di guerra. Antonio Picariello

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Madre Teresa di Calcutta, Premio Nobel per la Pace nel 1979, è Santa: la cerimonia di canonizzazione il 4 settembre 2016, il giorno precedente la ricorrenza del 19° anniversario del trapasso della Madre (5 settembre 1997), voluta da Papa Francesco. Proprio il 5 settembre è stata scelta come data dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per sostenere la Giornata Internazionale della Carità.

Piazza San Pietro era gremita con oltre 100 mila intervenuti e inoltre 13 capi di Stato e di governo. La liturgia di canonizzazione è considerata l’evento più importante del Giubileo straordinario della Misericordia, stabilito da Papa Francesco, avviato a dicembre dell’anno scorso, avrà termine a novembre 2016.

Grande è stata l’attesa in tutto il mondo per la sua canonizzazione. Madre Teresa di Calcutta è stata la suora missionaria più celebre al mondo, una Madre di pace divenuta l’emblema di tutti i martiri della miseria; è stata e rimane uno dei personaggi più considerevoli del secolo appena concluso. Nata in Albania, ma viene ricordata per le sue azioni di carità in India a Calcutta, dove ha offerto tutta la sua vita agli esclusi, per questa ragione al solo ricordarla viene spontaneo collegarsi alla povertà più totale. Affermò Madre Teresa “C’è qualcosa di meraviglioso nel vedere i poveri accettare la propria sorte, sopportandola come se si trattasse della Passione di Cristo. Il mondo ha parecchio da guadagnare dalla loro sofferenza”. L’esempio di Madre Teresa è modello per tutto il genere umano.

Attraverso la mostra dell’artista Francesco Guadagnuolo curata direttamente dalle Missionarie della Carità fondate da Madre Teresa, in occasione della Canonizzazione della loro Santa Madre, si potrà osservare il suo Volto della Misericordia con accenti di luce divina che irradia le sue umili espressioni. Attraverso l’arte di Guadagnuolo è possibile immettersi in rapporto alla grande umanità e spiritualità di Madre Teresa di Calcutta. La personale di Guadagnuolo si potrà visitare nella Chiesa di San Gregorio Magno, Piazza San Gregorio, 1 – Roma (tra il Circo Massimo e il Colosseo) dal 7 all’8 settembre 2016, con orario continuato dalle ore 9,00 alle ore 18,00; in quei giorni si potrà avere la possibilità di visitare anche la Reliquia con il sangue della fondatrice delle Missionarie della Carità e la stanza, situata nel convento di San Gregorio, dove la Suora dimorava durante la sua permanenza a Roma.

Francesco Guadagnuolo che ha dedicato numerosi ritratti a Madre Teresa, sensibile alle sofferenze verso i Paesi del Terzo Mondo realizza l’opera “Il Pane della solidarietà” per l’ONU a New York, seguendo la dichiarazione di amore di Madre Teresa verso tutti i poveri del mondo. Infatti, il 15 aprile 1999 è partita da Roma per New York la Delegazione dei Parlamentari per il Giubileo presieduta dalla Senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, di cui faceva parte l’artista Guadagnuolo, con lo scopo di incontrare le delegazioni accreditate presso l’ONU e di presentare il progetto sul debito estero, la libertà religiosa e la dignità della persona e consegnare l’opera di Guadagnuolo “Il Debito Estero” – il pane della solidarietà, al Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. L’opera è esposta permanentemente nella prestigiosa Sede dell’ECOSOC del Palazzo di Vetro di New York, dedicata per la promozione dell’economia e l’avanzamento dei Paesi bisognosi. L’opera è stata consegnata, per il Segretario Generale dell’ONU Kofi Annan, al Presidente dell’ECOSOC l’Ambasciatore Francesco Paolo Fulci, il quale ha spiegato: «Il quadro di Guadagnuolo è un simbolo della vocazione dell’Italia alla cooperazione verso il Terzo Mondo. Ma è anche l’occasione per lasciare una traccia del nostro contributo alla lotta per lo sviluppo e per i diritti umani anche quando l’Italia non avrà più la Presidenza dell’ECOSOC».

Ha proposito della sua opera “Il pane della solidarietà” l’artista ha detto: «Ho voluto rappresentare, secondo il grande insegnamento di Madre Teresa, come il mondo opulento e ricco dovrebbe comportarsi nei confronti della parte del pianeta ancora sotto la morsa della fame e del sottosviluppo. Ne è uscita un’opera carica di suggestione, dove i due emisferi a confronto sono uniti da due mani che protendono ad offrire il pane, per significare che il mondo dovrebbe unirsi in un impeto di giustizia e di solidarietà per assicurare a tutti gli uomini della terra una vita dignitosa, degna di essere vissuta». Madre Teresa è stata una dimostrazione suadente, non è un caso che ogni volta confermasse: “Dio ha identificato se stesso con l’affamato, l’infermo, l’ignudo, il senzatetto; fame non solo di pane, ma anche di amore, di cure, di considerazione da parte di qualcuno”. La Suora di Calcutta, capace di parlare bonariamente con gioia, con i politici più autorevoli del mondo, ci ha regalato un patrimonio spirituale da alimentare in periodi come questi che stiamo vivendo di brutalità e regresso.

Ha scritto Mons. Sante Montanaro: “…una coraggiosa religiosa della quale erano ben note l’eccezionale semplicità, la grande dolcezza, e l’esemplare adattamento alla sofferenza, certamente, frutto del suo profondo amore per Cristo. Preso dall’ammirazione per questa Suora, nel cui corpo minuto albergava un’eccezionale forza interiore, Guadagnuolo ha eseguito una serie di ritratti che testimoniano le opere straordinarie di carità compiute dalla Beata, le sue preghiere, le sue parole colme di speranza cristiana”.

\Guadagnuolo dichiara: «Realizzando questi ritratti ho compiuto un itinerario mistico attraverso le parole, le testimonianze e le preghiere di Madre Teresa. Nel silenzio della contemplazione Ella sentiva il grido di Gesù sulla croce: “Ho sete”. Questo grido la spingeva sulle strade di Calcutta alla ricerca di Gesù nel povero, nell’abbandonato, nel moribondo alleviando le loro sventure. Ho cercato in queste opere una forza evocativa, cercando di tirar fuori quel segreto, quel silenzio di cui era avvolta la Missionaria della carità, lei diceva: “Oh benedetto silenzio che dà tanta pace all’anima”. Questi ritratti sono una successione di suggestioni che non possono essere espressi ma solo vissuti con un personale rapporto spirituale. Le opere grafico-pittoriche scoprono l’aspetto di una nuova iconografia e di un cromatismo moderno, che scandiscono la vita ed i tempi della Suora di Calcutta cercando di esprimere quella forza espressiva di questa piccola grande donna per un’interpretazione di una figura così poliedrica qual è Madre Teresa, ecco perché la identifico come la Santa dei nostri giorni di cui tanto abbiamo bisogno. Tutta la vita di Madre Teresa è stata fondata sulla misericordia verso l’umanità sofferente. In queste opere ho cercato di fare risaltare tre realtà dell’Apostola dell’amore: la gioia, la sofferenza e la preghiera. Spero che questa mostra possa far ritrovare almeno una piccola parte benevola di noi stessi».